Pedocrimini, in Abruzzo un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante
Pescara, 50enne arrestato mentre invia video pedopornografici dal suo computer
«Foto e video sono particolarmente crudi. Ne sono più di 15mila e in alcuni ci sono bambini piccoli, coinvolti in atti sessuali con coetanei e con adulti. E quando gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica sono entrati in casa di un 50enne della provincia di Pescara, lui un po’ di materiale lo stava scaricando dal web, file su file di scene raccapriccianti …». (Il Messaggero Abruzzo, 6 marzo 2025)
Pedofilia e pedopornografia, un numero sconvolgente e raccapricciante per una regione, l’Abruzzo, e una provincia, quella di Chieti, piccole come alcune zone della Capitale. È la denuncia che ripetiamo ormai da anni. Una contabilità che continua ad aggiornarsi costantemente, drammaticamente, apparentemente inesorabile nell’isola dormiente, sonnolenta, indifferente, complice, carnefice. All’incirca 1 milione e 300 mila abitanti, comprese tutte le fasce d’età, e che pesa sullo scenario nazionale meno di qualche zona periferica di Roma. Ma con numeri di pedocrimini sempre in aumento, un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante. E dietro ogni cifra una vita innocente devastata, distrutta, abusi i più terribili. Una drammatica contabilità che continua ad aumentare, sono passati pochi mesi e le cronache continuano a crescere.
Molte concentrate nella provincia di Chieti, compresa l’ultima di sabato scorso. Questa provincia, questa regione, hanno una presenza pedocriminale enorme, probabilmente tra le più alte d’Italia. Numeri sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.
Questo il comunicato stampa della Polizia di Stato di sabato scorso.
La Polizia di Stato, nell’ambito di una complessa operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di L’Aquila, ha arrestato in flagranza di reato un uomo di 34 anni della provincia di Chieti, per detenzione di materiale pedopornografico.
L’attività è stata avviata dagli investigatori del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) a seguito di una segnalazione ricevuta nell’ambito della cooperazione internazionale di Polizia, in cui venivano indicati alcuni account, localizzati in Italia, utilizzati per acquistare da una famiglia residente in Ucraina immagini di natura pedopornografica ritraenti la figlia minorenne.
Le attività di approfondimento investigativo eseguite dal personale del CNCPO e della Polizia Postale di Pescara hanno permesso di identificare l’uomo arrestato, indagato anche per aver acquistato online materiale pedopornografico.
Il decreto di perquisizione personale e informatica ha consentito di rinvenire oltre 2200 files riguardanti foto e video di minorenni, anche in tenerissima età, coinvolti in atti sessuali con adulti. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati 2 smartphone, 1 pendrive e 1 pc portatile contenenti 500 giga di materiale pedopornografico.
«La Pedofilia è un crimine contro l’umanità» il monito del presidente di Meter don Fortunato Di Noto un anno e mezzo durante la cerimonia in cui ha ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino, «la mia vita è cambiata nel momento in cui ho visto a cosa erano sottoposti alcuni bambini – la testimonianza di don Fortunato Di Noto – sentire i racconti e vedere effettivamente di cosa si parla sono cose diverse, e solo conoscendo effettivamente cosa accade si riesce davvero a capire».
«Oltre che un reato la pedopornografia e la pedofilia sono dei gli atti criminali, i più abietti nei confronti minori, bambini e, addirittura, neonati. – ha dichiarato Don Di Noto – Da un lato occorre sempre tenere altissimo il livello di attenzione e applicare le leggi che, qui in Italia sono all’avanguardia, dall’altro bisogna diffondere il più possibile attuare politiche di prevenzione, formazione soprattutto tra i più giovani. Parliamo di un fenomeno enorme, in grande crescita, trasversale e le nuove tecnologie, attraverso i social o il metaverso, aumenta il rischio di adescamento per i più piccoli e la produzione di materiale, come foto o video, pedopornografico».
Era il 9 agosto 2015 quando l’agenzia stampa Fides pubblicò, con il contributo di Meter, il dossier “Occhi di orchi in Internet”. «Uno sguardo globale sul fenomeno, dati e cifre aggiornate, testimonianza di persone e associazioni impegnate nel combattere uno dei fenomeni più aberranti del nostro tempo. Che trova incredibilmente anche alcuni estimatori, i difensori della cosiddetta “pedofilia culturale”, che oggi rappresenta l’ultima emergenza da fronteggiare». Perché la sottovalutazione e l’indifferenza troppo spesso sono l’anticamera di ideologie che vogliono “normalizzare” la pedofilia e la difendono. In quel dossier si denunciavano «gruppi pedo-criminali su internet spesso gestiti dalla mafia tradizionale» e «siti gestiti dalla mafia e quelli commerciali, i siti militanti e i siti dei privati: Mafia & commerciali, i siti militanti, siti pseudo culturali (…) alla mafia e siti commerciali. Si assiste a una autentica esplosione dei siti commerciali, spesso gestiti dalla mafia tradizionale (…)».
«La pedopornografia non è solo un turpe reato – ha denunciato Società Civile, l’associazione che organizza il Premio Nazionale Paolo Borsellino nel comunicato di presentazione dell’evento con don Fortunato – è anche un grande affare gestito dalle mafie che nei paesi più poveri del mondo sequestrano, torturano, uccidono bambine e bambini tra gli 8 e 14 anni per produrre immagini o video che li riprendono in comportamenti sessualmente espliciti. La pedopornografia in Italia coinvolge in un losco e lucroso traffico più di 100mila persone e solo nel corso del 2022 sono stati 6.956 i casi di pedopornografia trattati dalla Polizia Postale (5316 nel 2021 e 3243 nel 2020). Dieci miliardi di dollari: tanto fattura, secondo le stime dell’ONU, questa industria dello sfruttamento sessuale dei minori».
Il web, dalle piattaforme di messaggistica a portali di ogni tipo non solo sul dark e deep web, sono praterie sconfinate per ogni traffico criminale dal traffico di droga a quello di armi alla pedopornografia. Don Fortunato Di Noto sono anni che lancia allarmi, diffondendo costantemente i dati delle denunce inoltrate a polizie di tutto il mondo sui materiali pedopornografici trafficati su Telegram e Signal. E su come le mafie pedopornografiche anche l’intelligenza artificiale stanno sfruttando anche strumenti come l’intelligenza artificiale. L’ultima denuncia ieri, comunicato diffuso dall’associazione Meter due giorni prima della “Giornata per la memoria e l’impegno contro le mafie”.
L’Associazione Meter, da sempre in prima linea nella tutela dei minori contro ogni forma di abuso, lancia un allarme preoccupante: l’adescamento online di minori attraverso strumenti basati sull’intelligenza artificiale è in drammatico aumento.
Meter ha riscontrato un numero crescente di contenuti creati con l’intelligenza artificiale, utilizzati per manipolare e ingannare i più giovani.
In particolare, nei gruppi e nelle chat di piattaforme come Telegram e Snapchat, i minori spesso si trovano coinvolti in situazioni di rischio, non rendendosi conto che le immagini di loro coetanei con cui interagiscono sono in realtà state generate artificialmente da pedopornografi. Questo porta a uno scambio inconsapevole di foto compromettenti, alimentando ulteriormente il materiale utilizzato da reti di pedofili.
Il ruolo delle ChatBot nell’adescamento
Meter evidenzia anche il pericolo rappresentato dalle ChatBot, programmi di intelligenza artificiale in grado di simulare conversazioni realistiche e adattarsi al linguaggio e al comportamento dei minori. Queste chatbot utilizzano algoritmi avanzati di comprensione del linguaggio naturale e tecniche di apprendimento automatico per instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi.
Dal monitoraggio dell’Associazione, l’IA riesce a:
- Adattare il linguaggio in base all’età dell’interlocutore, utilizzando termini, espressioni e modi di dire tipici dei giovani, facendo credere ai minori di parlare con un loro coetaneo o con una persona che li capisce perfettamente.
- Dimostrare empatia, rispondendo in modo affettuoso e comprensivo ai problemi e ai dubbi dei minori, creando un clima di fiducia e intimità.
- Sfruttare le vulnerabilità emotive, facendo leva su insicurezze, solitudine o bisogno di affetto per manipolare i minori e spingerli a condividere informazioni o immagini personali.
- Creare un rapporto di dipendenza, rispondendo rapidamente e in modo coinvolgente, fino a far sentire il minore compreso e al sicuro solo all’interno della conversazione con la chatbot.
In pratica, l’intelligenza artificiale riesce a replicare il comportamento di un amico o di un confidente, portando il minore a sentirsi al sicuro e a fidarsi ciecamente. Una volta ottenuta questa fiducia, la chatbot può indurre il minore a condividere contenuti intimi o personali, che vengono poi sfruttati dall’umano per scopi illeciti.
In un solo mese di monitoraggio, l’Associazione ha rilevato che il 10% delle chatbot analizzate è stato in grado di raggirare e adescare minorenni, confermando la gravità e la sofisticazione di queste tecniche.
«Questi dati sono allarmanti – dichiara Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter – e dimostrano come l’intelligenza artificiale venga utilizzata in modo criminale per adescare e manipolare i minori. È fondamentale agire con urgenza, rafforzando le misure di prevenzione e la collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni e le famiglie per proteggere i più vulnerabili».