Viviamo in un tempo in cui la corruzione e l’opportunismo non sono più l’eccezione ma, sempre più spesso, la regola. Una constatazione amara che Enzo Guarnera, avvocato e promotore di cultura giuridica, esprime con lucidità e preoccupazione in una recente nota pubblica. La degenerazione morale delle classi dirigenti, sia a livello globale che nazionale, rappresenta secondo Guarnera lo specchio fedele di una società che ha smarrito il senso della collettività, in favore di logiche tribali, elitarie e predatorie.
Non si tratta più, dunque, soltanto di denunciare la corruzione in sé, ma di cogliere la trasformazione culturale più profonda che la sostiene: una mentalità che calpesta principi fondamentali dello Stato di diritto, della convivenza civile, persino del diritto internazionale, in nome di un tornaconto immediato e privato. Una mentalità che Guarnera definisce senza mezzi termini “mafiosa”, poiché impone le proprie regole forzando le leggi e ignorando i diritti.
In questo scenario, la vera resistenza passa per la rinascita delle coscienze: un ritorno ai valori fondanti dell’etica, della solidarietà, della giustizia sociale, dell’interesse collettivo sopra quello individuale. «Si diventa moralmente adulti solo all’interno di una comunità di vita», scrive Guarnera, richiamando un principio che oggi pare rivoluzionario nella sua semplicità: non c’è cittadino libero se non dentro una comunità consapevole e solidale.
Per questo motivo, Guarnera rilancia l’urgenza di portare questo dialogo dentro le scuole, dove si formano le coscienze di domani. Educare alla legalità, al rispetto dei diritti e dei doveri, alla responsabilità collettiva, è – secondo l’autore – uno degli impegni più concreti e rivoluzionari che possiamo assumerci.
Non è nostalgia dei bei tempi andati. È, semmai, la proposta di una rivoluzione culturale che mette al centro la dignità umana, il valore della giustizia e il rispetto per la comunità. Perché, come ammonisce Guarnera, senza coscienza civile la democrazia diventa un guscio vuoto.