Il 1° maggio non è una semplice data sul calendario. È un simbolo, una memoria condivisa, una battaglia ancora in corso. Una giornata in cui il lavoro – quello vero, quello che nobilita ma spesso sfrutta – dovrebbe essere celebrato, difeso, rinnovato. Eppure, oggi in Italia, la Festa del Lavoro somiglia sempre più a una commemorazione malinconica che a una festa.
La Festa del Lavoro nasce da lontano, e non in Europa, ma negli Stati Uniti, nel pieno fermento delle lotte operaie di fine Ottocento. È il 1° maggio 1886 quando a Chicago decine di migliaia di lavoratori scioperano per ottenere la giornata lavorativa di otto ore.
La protesta culmina tre giorni dopo con la strage di Haymarket: una bomba, scontri, morti e condanne a morte per otto anarchici, simboli di una rivendicazione che diventa universale.
Nel 1891, il congresso della Seconda Internazionale sceglie proprio il 1° maggio come giornata internazionale delle rivendicazioni dei lavoratori. In Italia sarà celebrata per la prima volta nel 1891, ma solo dopo la caduta del fascismo, che l’aveva abolita, tornerà a essere festa ufficiale: dal 1947 è riconosciuta come festa nazionale.
Ma oggi, cosa resta di quello spirito? Mentre i sindacati riempiono piazze e la politica si esercita nei consueti proclami, l’Italia sembra in piena emergenza lavoro. Alcuni numeri parlano chiaro:
-
Disoccupazione giovanile
-
Contratti precari
-
Salari stagnanti
-
Morti sul lavoro
-
Inoccupazione femminile e divari territoriali
Il lavoro in Italia è sempre più frammentato, instabile, svalutato.
I sindacati, che una volta guidavano le piazze, sembrano oggi spesso distanti dal nuovo proletariato digitale e precario. La politica, divisa e logorata da anni di promesse disattese, fatica a elaborare visioni di lungo periodo. Il dibattito pubblico resta ancorato alla cronaca, mentre mancano strategie reali per un nuovo patto sociale.
Eppure le soluzioni non mancherebbero: salario minimo, sicurezza sul lavoro, politiche attive per l’occupazione, una formazione continua che dialoghi con il mercato del lavoro. Ma serve coraggio, e serve visione.
Una festa che deve tornare a essere lotta
Il 1° maggio non dovrebbe essere solo concerti, retorica e passerelle. Deve tornare a essere il giorno della consapevolezza, della denuncia e della proposta. Perché il lavoro resta – nonostante tutto – la base della nostra Costituzione e della nostra dignità.
Oggi più che mai serve un nuovo 1° maggio. Un giorno che non parli solo di storia, ma del nostro futuro.
Mattarella: “Il lavoro è dignità, sicurezza e futuro”
Nel suo intervento alla BSP Pharmaceuticals di Latina in occasione delle celebrazioni per la Festa del Lavoro, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito con forza il valore fondante del lavoro nella nostra democrazia.
“Il lavoro è radice di libertà, motore di coesione sociale, leva di giustizia e progresso”.
“Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”, ha detto, ricordando la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ha poi lanciato un monito sul tema salariale, citando i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro secondo cui i salari reali italiani restano inferiori a quelli del 2008: “Una questione centrale per contrastare diseguaglianze e calo demografico”.
Ha sottolineato l’urgenza di governare i cambiamenti in atto – come l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione – senza perdere il senso umano del lavoro.
“Tutto cambia, ma non tramonta il valore del lavoro come espressione della creatività e della dignità umana”.

Referendum 8-9 Giugno 2025: Un Voto per la Pace, il Lavoro e i Diritti Sociali
Il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 rappresenta molto più di una semplice consultazione popolare. È un crocevia storico,...
Referendum 2025, urne aperte 8 e 9 giugno. Su cosa Si vota e perché
Nel 2025 le cittadine e cittadini saranno chiamati a votare per 5 Referendum. La Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibili i...