“Oggi è più difficile spiegare la legalità ai nostri studenti.” È con questa riflessione intensa che il professor Gianmaria Palmieri, già rettore dell’Università degli Studi del Molise, ha aperto il suo intervento durante una giornata di memoria e approfondimento dedicata a Falcone, Borsellino e al contrasto alle mafie. Un discorso ampio, vibrante, rivolto soprattutto ai giovani presenti in aula, protagonisti ideali di una battaglia civile ancora attuale.
«Le nostre testimonianze sono rivolte soprattutto a voi», ha detto Palmieri agli studenti. «Oggi siamo qui per ricordare, ma soprattutto per interrogare noi stessi su cosa resti davvero dell’insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Non retorica, ma coscienza critica. E un quesito centrale: cosa significa legalità nel mondo di oggi?
Palmieri ha sottolineato quanto il concetto stesso di legalità, che negli anni ’90 sembrava netto – con una distinzione chiara tra bene e male – oggi appaia più fragile, opaco, minacciato da nuove sfide. «Il principio di legalità non è più un valore universale. È disatteso, attaccato. Non solo dalle mafie, ma anche da Stati, multinazionali e sistemi finanziari opachi».
Il docente ha citato le difficoltà crescenti nel contrasto alla criminalità economica globale, dall’uso delle criptovalute alle transazioni internazionali non tracciabili, fino al ruolo delle grandi imprese che talvolta si comportano come “potenze mafiose”.
«Non esiste solo la mafia siciliana, la mafia è ovunque. È a Palermo, certo, ma anche a Milano, in Europa, nei paradisi fiscali. E riguarda anche il Molise, apparentemente tranquillo», ha ammonito Palmieri. Una criminalità diffusa, radicata nei circuiti economici e nella debolezza della politica internazionale, che sfida lo Stato di diritto.
A fronte di questa complessità, il professor Palmieri ha indicato una bussola: la Costituzione della Repubblica Italiana. «Non è il cerimoniale a dare senso alla memoria di Falcone e Borsellino, ma la Carta costituzionale. I principi fondamentali – libertà, dignità, uguaglianza, giustizia – sono il cuore della loro battaglia». Una battaglia che non è finita, che va rilanciata soprattutto nelle aule scolastiche e universitarie, educando a un’etica della responsabilità e della resistenza.
Palmieri ha concluso con un richiamo convinto all’identità europea: «Mi sento orgogliosamente europeo. Credo che in Europa, nonostante tutto, i principi dello Stato di diritto trovino ancora un riconoscimento. Altrove non è più così». E propone, simbolicamente, che accanto all’Inno di Mameli risuoni anche l’Inno alla Gioia, perché «la legalità ha bisogno di unità, cultura e visione comune».
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