Si avvicina la data del referendum 2025, e cresce il silenzio istituzionale e mediatico su uno strumento fondamentale di democrazia diretta. Un silenzio calcolato: impedire che la cittadinanza conosca i quesiti e partecipi, evitando così che si raggiunga il quorum, l’unico vero nemico per chi comanda.
Ma non votare equivale ad accettare una realtà inaccettabile.
Significa accettare che lavorare senza diritti sia normale, che si possa vivere costantemente sotto ricatto occupazionale, che un contratto sia una concessione e non una garanzia. Significa girarsi dall’altra parte davanti a tre morti al giorno per lavoro, normalizzando l’orrore quotidiano.
Significa accettare che i lavoratori stranieri, pur regolari e contribuenti, siano trattati da cittadini di serie B. Che lo Stato sociale venga smantellato, mentre le spese militari crescono senza limiti, sottraendo risorse a sanità, scuola, welfare.
In questo contesto, il valore del lavoro viene umiliato, gli stipendi italiani restano i più bassi d’Europa rispetto al potere d’acquisto, e la precarietà diventa regola.
Votare al referendum non è solo un diritto. È un dovere civile. È l’occasione – forse l’ultima – per dire NO a un sistema di sfruttamento e diseguaglianza, per dire NO alla guerra, NO alla repressione del lavoro, NO all’autoritarismo sociale.
Raggiungere il quorum significherebbe lanciare un messaggio chiaro: il popolo italiano non si arrende. Vuole giustizia, dignità, e una nuova direzione per il Paese. Vuole essere esempio per l’Europa, non vittima silenziosa.
Il referendum è la voce del popolo. Facciamoci sentire.