Un altro attacco vile alla memoria dei martiri della Resistenza
A Roma, nella notte, un ennesimo atto vandalico e profanatorio ha colpito uno dei luoghi simbolo della Resistenza italiana: la lapide ai fucilati di Forte Bravetta, teatro di numerose esecuzioni sommarie durante l’occupazione nazifascista. L’azione, condotta con la solita vigliaccheria notturna e codarda, ha indignato l’intera comunità democratica e antifascista.
L’ANPI provinciale di Roma ha subito condannato l’accaduto con “sdegno e fermezza”, chiedendo alle Istituzioni un immediato ripristino della lapide, l’installazione di misure di protezione contro nuovi atti vandalici e, soprattutto, l’individuazione dei responsabili, chiamati a rispondere anche in base alla legge Mancino contro la propaganda e l’incitamento all’odio razziale.
Forte Bravetta: un luogo sacro della memoria antifascista
Situato nella periferia sud-ovest di Roma, Forte Bravetta è stato uno dei luoghi più oscuri e tragici della repressione fascista e nazista durante la Seconda guerra mondiale. Costruito alla fine dell’Ottocento come fortificazione militare, divenne negli anni ’40 uno dei principali luoghi di detenzione e fucilazione per oppositori politici, partigiani, militari “traditori” e civili sospettati di cospirazione.
Tra il 1937 e il 1945, oltre 100 persone furono fucilate al Forte. Fra queste, eroi della Resistenza come Bruno Buozzi, Giovanni Ardizzone, Antonio Gramsci Jr., Domenico Ricci, e molti altri che pagarono con la vita il loro impegno per la libertà, la giustizia sociale e la democrazia. Nel dopoguerra, la lapide commemorativa divenne un simbolo della memoria civile e del sacrificio di questi martiri, un monito costante contro la barbarie totalitaria.
Un attacco non solo alla pietra, ma alla coscienza collettiva
“I campioni del coraggio ‘italico’ agiscono come al solito strisciando, col buio” – così si esprime duramente il comunicato dell’ANPI Roma, denunciando non solo l’azione vandalica in sé, ma ciò che essa rappresenta: il rifiuto della memoria storica e la riemersione di ideologie basate su razzismo, odio e violenza.
Secondo l’ANPI, chi ha profanato la lapide “ha infangato la memoria dei Patrioti fucilati dalla feccia fascista per aver voluto conquistare Pace, Democrazia e Diritti Sociali universali“. Un chiaro riferimento al disegno revisionista e negazionista di chi oggi vorrebbe escludere uomini, donne e bambini da quei diritti conquistati con il sangue dei partigiani, rivendicando una superiorità razziale che sa di ritorno ai tempi bui del fascismo e delle leggi razziali.
Memoria e vigilanza: la risposta democratica
L’atto vandalico non è solo un’offesa al ricordo dei caduti. È un attacco diretto ai valori fondanti della Repubblica, che trova nella Costituzione antifascista la sua ragion d’essere. Per questo l’ANPI sollecita una risposta forte e coesa, istituzionale e popolare, affinché questi episodi non vengano né ignorati né minimizzati.
Il comunicato richiama anche l’urgenza di un’educazione civica e storica più incisiva nelle scuole, capace di trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della memoria attiva, della lotta per la libertà e dell’impegno contro ogni forma di rigurgito neofascista.
La lapide di Forte Bravetta non è solo un pezzo di marmo: è una testimonianza incisa nella coscienza collettiva. Ogni volta che viene colpita, viene colpita anche la storia di chi ha lottato per liberarci. Ogni atto profanatorio è una chiamata alla mobilitazione civile, un invito a non abbassare la guardia, a resistere oggi come allora, a nome di chi non può più parlare, ma ci ha lasciato il dovere di ricordare.
foto archivio Paolo De Chiara