Un genocidio in diretta. E l’Occidente applaude (o tace). In Palestina si sta consumando un genocidio sotto gli occhi del mondo. Non è una guerra, non è un conflitto tra due eserciti. È l’annientamento programmato di una popolazione civile. Gaza è diventata il laboratorio della disumanità moderna, dove i diritti umani vengono calpestati ogni ora, ogni minuto.
Eppure, chi dovrebbe fermare tutto questo, l’Occidente democratico, civile, garantista, non solo non interviene: giustifica, finanzia, arma.
Il massacro: numeri da tribunale dell’Aia. Dal 7 ottobre 2023, dopo l’attacco di Hamas che ha causato 1.139 vittime in Israele, l’esercito israeliano ha scatenato un’offensiva su Gaza che ha già prodotto tra le 54.000 e le 63.000 vittime palestinesi, secondo stime accreditate. Almeno 30.000 sono bambini e ragazzi. Interi quartieri rasi al suolo, ospedali bombardati, scuole ridotte in cenere, campi profughi trasformati in cimiteri.
Non è difesa. È sterminio pianificato.
Netanyahu ha i missili. Ma chi gli fornisce le armi? Dietro ogni bomba che cade su Gaza, dietro ogni bambino ucciso sotto le macerie, c’è un seriale codice NATO, un marchio USA, un timbro europeo. Netanyahu non bombarda da solo: lo fa con l’approvazione, il silenzio e il supporto logistico e militare dell’Occidente.
Gli Stati Uniti versano miliardi in aiuti militari ogni anno allo Stato di Israele. L’Unione Europea condanna a parole ma non ferma gli accordi economici, non impone sanzioni, non ritira ambasciatori. Tutti parlano di pace. Ma finanziano la guerra.
L’ipocrisia europea: la democrazia a targhe alterne. L’UE ha mostrato la sua doppia faccia: indignata per l’Ucraina, ma cieca per Gaza. Si invocano “valori europei”, “diritti umani”, “civiltà giuridica” solo quando fa comodo. I bambini palestinesi, per Bruxelles, non valgono quanto quelli europei. I morti sotto le bombe israeliane non ricevono minuti di silenzio nei Parlamenti. Non ci sono bandiere palestinesi nei palazzi istituzionali. C’è solo ipocrisia.
Italia: governo Meloni in silenzio. Ma parte della società civile si ribella. L’Italia ha seguito l’esempio degli alleati: fedeltà cieca a Tel Aviv e mutismo di Stato. Mentre milioni di cittadini italiani scendono in piazza, gridano “Palestina libera” e denunciano la strage, il governo Meloni mantiene una linea di sostegno diplomatico e militare a Israele. Le università vengono militarizzate per fermare il dissenso. Si cerca di criminalizzare la solidarietà.
Chi tace è complice. Oggi non esiste “neutralità”. Esistono solo due posizioni: con la vita o con il genocidio. Ogni silenzio, ogni ambiguità, ogni complicità politica o mediatica è parte attiva di questa strage. I tribunali della Storia – e, speriamo, della Giustizia internazionale – dovranno chiamare per nome i responsabili: chi ha bombardato, chi ha finanziato, chi ha voltato lo sguardo.
Le bombe cadono, i bambini muoiono, i governi tacciono. L’Occidente si mostra per ciò che è: alleato selettivo della democrazia, garante di diritti solo quando i morti non sono “scomodi”.
Ma la verità è scritta nel sangue. E chi oggi tace, domani non potrà dire di non sapere.




