Una piazza piena, un grido potente. Ma basterà?
Una grande manifestazione popolare a Roma, in Piazza San Giovanni, ha voluto alzare la voce contro il genocidio in corso a Gaza. Un appuntamento necessario, imprescindibile, dinanzi al silenzio complice dell’Occidente, all’ipocrisia di governi che si riempiono la bocca di diritti umani mentre voltano le spalle alla tragedia palestinese.
La piazza ha chiesto unità. Ma di quale unità stiamo parlando?
Mentre Gaza brucia, si avvicina la guerra mondiale
Nel frattempo, sullo scacchiere globale si muovono ombre più oscure.
La guerra tra Russia e NATO si combatte in Ucraina, ma il rischio di un confronto diretto tra potenze nucleari è sempre più reale. L’attacco recente a bombardieri russi in Siberia, con una logistica impossibile da pensare senza l’appoggio occidentale, segna un salto di qualità nel conflitto.
È la logica della guerra per procura, che prepara il terreno a un’escalation potenzialmente devastante.
L’elefante nella cristalleria: Trump e il caos economico globale
Sul fronte economico, il ritorno sulla scena di Donald Trump, con la sua retorica da bulldozer, promette di rimettere in discussione l’intero impianto economico mondiale. Ma il vero punto di rottura affonda le radici nei cicli economici degli anni ’70, con la fine degli accordi di Bretton Woods e l’avvento del neoliberismo globale, fondato sulla libera circolazione dei capitali e sullo smantellamento di ogni freno agli appetiti finanziari.
Il limite della crescita e l’illusione dello sviluppo infinito
Nel 1972, il Club di Roma, insieme al MIT, pubblicava il celebre rapporto sui limiti dello sviluppo. Un’allerta inascoltata: un modello basato su crescita infinita non può reggersi in un mondo finito.
Quel grido avrebbe dovuto generare un cambio di paradigma, mettendo al centro la sostenibilità ambientale, l’equilibrio del sistema Terra e valori alternativi all’accumulo di potere e ricchezza.
Ma abbiamo fatto l’opposto.
Il neoliberismo ha preferito sacrificare il futuro in nome della massimizzazione del profitto, accelerando la corsa verso una crisi climatica, sociale e geopolitica senza precedenti.
Unità senza coscienza è solo marketing
Ecco perché l’unità invocata in piazza rischia di essere solo di facciata, se non si accompagna a una rottura radicale col modello dominante.
L’unità vera non nasce dall’emergenza, ma da una visione condivisa del futuro, da una critica profonda al darwinismo sociale che regola i nostri sistemi politici ed economici, dalla ricostruzione di un nuovo patto umano e planetario.
Campagne elettorali, sì. Ma senza coraggio, senza un nuovo orizzonte culturale, senza ridefinire i cicli valoriali, rischiano di essere solo fuochi fatui nel buio della crisi globale.
La domanda finale: chi avrà il coraggio del cambiamento?
Ci sarà qualcuno, in Italia e nel mondo, capace di invertire la rotta?
Capace di dire basta a un modello economico fondato sulla distruzione, e avviare un cammino nuovo, umano, sostenibile?
Ai posteri – sempre più inquieti – l’ardua sentenza.