Un grido di allarme e un monito civile. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha scelto parole forti e toccanti per affrontare uno dei drammi più silenziosi del nostro tempo: lo sfruttamento del lavoro minorile.
«La fame è più urgente dell’infanzia», ha detto il Capo dello Stato, restituendo il volto crudo di una realtà che troppe volte si finge lontana, dimenticata nei margini del mondo.
È sotto i nostri occhi. È nel Sud globale come nei quartieri dimenticati d’Italia.
Mattarella ha ricordato i «risultati importanti raggiunti negli ultimi decenni», grazie all’impegno congiunto di governi, organizzazioni internazionali e società civile, che hanno sottratto milioni di bambine e bambini a condizioni di lavoro degradanti, restituendo loro diritto all’istruzione, protezione e speranza.
Ma questo progresso è oggi «minacciato da crisi globali, conflitti armati, cambiamenti climatici e disuguaglianze crescenti». Secondo le stime internazionali, oltre 160 milioni di minori sono ancora coinvolti in lavori pericolosi, lesivi della salute, della libertà, della crescita.
Non solo in Paesi lontani. Il Capo dello Stato ha denunciato che «situazioni sommerse di sfruttamento e di esclusione sono presenti anche in Italia», in contesti colpiti da fragilità sociale ed economica.
Il problema dell’abbandono scolastico è stato indicato come chiave di lettura e punto di snodo: quando la scuola si spegne, si apre la strada alla povertà educativa, all’emarginazione sociale e, nei casi più gravi, all’illegalità. È qui che l’infanzia tradita diventa anello debole della catena criminale.
Il Presidente ha richiamato gli articoli 31 e 34 della Costituzione italiana, che impongono alla Repubblica il dovere di «proteggere l’infanzia e garantire l’istruzione». Ma non è solo un obbligo istituzionale: è una misura della nostra civiltà collettiva.
«Operare per la piena affermazione dei diritti dei bambini – ha concluso Mattarella – è il fondamento su cui costruire una società più giusta», in grado di affrontare con responsabilità le sfide del presente e quelle del futuro.
Una società che non difende i bambini è una società che ha già perso se stessa.