Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato i Daspo urbani emessi nei confronti di alcuni militanti di CasaPound Italia, tra cui Gianluca Iannone e Luca Marsella, per aver effettuato il saluto romano durante la commemorazione per i caduti di Acca Larenzia, a Roma.
Secondo la sentenza, riportata dall’ANSA, i provvedimenti sono risultati “infondati”, in quanto il Daspo fuori contesto non può essere applicato per reati come quelli contestati – cioè manifestazioni del pensiero, anche se controverse, non riconducibili a comportamenti pericolosi per la sicurezza urbana, presupposto essenziale del provvedimento.
CasaPound ha subito rilanciato la notizia parlando di una “vittoria politica e giuridica”, ma il nodo di fondo resta: è davvero accettabile, nella Repubblica nata dalla Resistenza, che il saluto romano venga normalizzato come semplice espressione di pensiero?
L’ordinamento giuridico italiano è chiaro: il fascismo non è un’opinione. È un crimine, vietato esplicitamente dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Un principio rafforzato dalla Legge Scelba (n. 645/1952) e dalla Legge Mancino (n. 205/1993), che sanzionano l’apologia di fascismo, i simboli e i gesti che richiamano l’ideologia totalitaria.
Eppure, ancora oggi, si moltiplicano manifestazioni pubbliche – come quelle ad Acca Larenzia – dove centinaia di persone compiono il saluto romano, evocando esplicitamente un regime che ha condotto l’Italia nella guerra, firmato le leggi razziali, soppresso le libertà e sterminato gli oppositori.
La sentenza del TAR non legittima questi comportamenti dal punto di vista etico o storico, ma evidenzia una zona grigia normativa in cui alcuni gesti possono sfuggire alle sanzioni se non direttamente collegati a turbative dell’ordine pubblico. Un vuoto che – in un Paese in cui i gruppi neofascisti sono ancora attivi e radicati – non può essere ignorato.
Serve una reazione culturale e politica, oltre che giudiziaria. Serve memoria. Perché un Paese che non difende la sua Costituzione è un Paese che la tradisce. E il fascismo, con il suo carico di violenza, razzismo, odio e sopraffazione, non può e non deve tornare a essere “normalizzato”.
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