Sono passati tre anni dalla violentissima aggressione a Casalbordino contro un esercente nella notte tra il 10 e l’11 giugno. Inizio di un lungo ciclo di violenze mai interrotto che sta attraversando la comunità da ormai trentasei mesi.
Gli atti più gravi e sconcertanti l’anno scorso: a Ferragosto fu aggredito un carabiniere in servizio, a fine ottobre solo pochi millimetri hanno impedito che la coltellata subita da un ragazzo potesse ucciderlo. Ieri mattina l’ultimo gravissimo episodio. «Due giovani in ospedale dopo la rissa alla festa» titola Il Centro, articolo di Paola Calvano. «Paura a Casalbordino. Rissa all’alba dopo la festa: calci e pugni tra i giovani, è caccia ai responsabili» titola Il Messaggero, articolo di Lea Di Scipio.
Erano le 6 del mattino di ieri quando è scoppiata la prima rissa tra giovani, schiaffi e calci che hanno dato il via alla violenta escalation. È sbucata anche una mazza da baseball, un ragazzo è stato colpito con violenza semplicemente perché stava rientrando a casa, un ragazzo è finito in ospedale con la frattura della mandibola.
Colpisce l’ora in cui è avvenuta la violenta rissa. Girava ancora alcol a quell’ora tra i ragazzi? Perché? È stata violata l’ordinanza sindacale che imponeva lo stop alla vendita tre ore e mezza e prima? Da chi?
Questa comunità, come tante volte abbiamo sottolineato in questi cinque anni, subisce un ventre violento, dinamiche non certo oscure ma alla luce del sole. Una sfida continua alla convivenza civile, alla legalità, un peso violento che parte da episodi come questo e arriva ad animare mercati illegali. Le cronache da un numero inaccettabile di anni sono animate da notizie di arresti per spaccio e non solo. Mentre impongono la loro violenta e arrogante presenza, nelle strade, nelle piazze, in occasione di feste ed eventi pubblici vari. L’anno scorso soggetti di quel mondo, venuti da molti chilometri (perché? Quale il loro scopo? Quale la loro motivazione e movente?) segnarono anche la festa per la promozione della squadra di calcio. Tutto si risolse in pochi minuti e la festa è continuata. Ma in quei minuti è emerso in tutta la sua prepotenza quel mondo con cui si convive da decenni. Chi alimenta i loro mercati? Chi fornisce loro l’alcolico carburante dei loro raid violenti? Le domande sono tante, le risposte sono – in realtà – ben conosciute nella comunità. Ma paura e omertà prevalgono fin troppo spesso …
Le violenze di tre anni portarono all’emanazione di alcuni Daspo Willy e un provvedimento di allontanamento dall’intera provincia (poi revocato dall’autorità giudiziaria). Perché fu revocato quel provvedimento così come altri negli stessi giorni? Nel novembre 2022 in una conferenza stampa in piazza Umberto I l’allora comandante dei carabinieri Luigi Grella denunciò una «pericolosità sociale da infrenare». Dopo la cancellazione di quel divieto di dimora, quando i cittadini vedono determinati soggetti che a quanto pare proseguono, quando ci si può trovare per strada a camminare a piedi ed essere aggrediti (come successo ad una delle vittime ieri mattina) o un’auto sbucare improvvisamente dietro pericolosamente ad alta velocità e totale disprezzo della regola della distanza di sicurezza, chi si assumerà mai la responsabilità di possibili conseguenze? Chi garantisce a coloro che rischiano quotidianamente (ferragosto 2024 docet) che c’è giustizia e quella sociale pericolosità viene frenata?
Tutto avviene in quel ventre oscuro e violento, in quella Suburra quotidiana, che stiamo raccontando sin dal nostro primo giorno. Protagonisti sempre gli stessi, che ritornano nella cronaca e che son ben conosciuti da tutti.
«Se fosse accaduto qualcosa, quando accadrà (perché prima o poi accadrà, purtroppo non c’è nessun segnale che possa far virare verso altre previsioni) chi di dovere si assumerà le sue responsabilità?» l’interrogativo posto in un nostro articolo del 21 settembre di due anni fa. «Nelle ultime settimane del 2022 ci fu un divieto di dimora a Casalbordino e altri a Vasto. Passati pochi mesi, calato il clamore che sembrava essersi acceso, ci è giunta notizia che ben poco è rimasto: divieti cancellati e sostituiti da alcune blande restrizioni. Tra cui il divieto, almeno così da notizie giunteci in via informale, di entrare nei locali pubblici e di sostarvi nelle vicinanze. Visto quello a cui si assiste molto frequentemente ci chiediamo come vicinanze e lontananze sono calcolate. Si torna in paese, si vede la propria presenza riaffermata, si festeggia ed esulta, tra serate in cui si cancella la quiete con musica a tutto volume e altro e dirette sui social. Felici e contenti, tronfi» sottolineammo oltre un anno fa. Prima o poi accadrà scrivevamo, come previsto continua ad accadere. L’aggressione con la coltellata dell’ottobre scorso poteva essere mortale e comunque ha segnato una giovanissima vita, ieri mattina è sbucata una mazza da baseball e ad un ragazzo è stata massacrata la mandibola. E l’ambiente, il ventre, i protagonisti li sappiamo e li sanno chi di dovere. Gli interrogativi che noi poniamo da oltre due anni, le domande che ogni cittadino pacifico e onesto si continua a porre, sono sempre più pesanti. Quando finirà tutto questo? Quando chi di dovere traccerà la linea? Quando si dirà basta? E qualcuno, visti gli ultimi tre e le (non) conseguenze si assumerà la responsabilità di quanto subito? Possibile che questi soggetti continuano sempre ad agire e a pesare sulla collettività con la loro prepotenza, arroganza, violenza, spregiudicatezza? Anche con costi economici sulla collettività stessa, togliendo diritti a chi veramente ne ha diritto la storia di Ernesto Sanità e non solo non è estranea a questo territorio …