Ho incontrato il dottor Lucio Pastore, storico difensore della sanità pubblica molisana, per comprendere cosa sta realmente accadendo in una regione che sembra diventata il laboratorio perfetto per sperimentare lo smantellamento del diritto alla cura. Una strategia, studiata nei minimi particolari, che parte da lontano e che coinvolge i politicanti di ieri che sono gli stessi di oggi: da Iorio (oggi Assessore) a Frattura, sino all’attuale indagato Roberti.
Dottor Pastore, qual è la situazione attuale della sanità molisana?
«Stiamo assistendo a una progressiva distruzione del pubblico, con un assorbimento sistematico da parte del privato convenzionato. È un progetto che parte da lontano, dagli anni Ottanta. Già allora, invece di collocare tecnologie all’avanguardia nei nostri sei ospedali, si decise di affidare quei servizi ai privati, spingendo tutto il pubblico verso strutture private convenzionate. È un modello deliberato per generare profitto, non per rispondere ai bisogni reali delle persone».
Che impatto ha tutto questo sui cittadini molisani?
«Significa che se la sanità è in mano al privato, questo farà solo ciò che è più remunerativo, tralasciando le prestazioni meno redditizie ma spesso più necessarie per la comunità. Abbiamo, per esempio, 150 posti letto assegnati alla Neuromed, quando per la neurochirurgia del Molise ne basterebbero 15. Gli altri servono ad attrarre utenza extra-regionale, utile solo ai bilanci delle cliniche. Così facendo, sottraiamo posti e fondi al sistema pubblico, a discapito dei molisani».
La popolazione è consapevole di questa deriva?
«Avverte il disagio, ma non ne conosce le cause profonde. La cultura clientelare è talmente radicata che non si ribella: il potere politico locale si regge su scambi e compromessi, bloccando ogni cambiamento reale. E intanto, chi comanda da anni resta al potere».
E a Isernia, com’è la situazione dell’ospedale?
«Sta morendo per consunzione. I reparti funzionano sempre peggio, mancano medici, non si riescono a coprire i turni, soprattutto in pronto soccorso. I posti letto sono insufficienti e, nei casi gravi, si deve improvvisare al telefono per trovare soluzioni. È una agonia organizzata, che porterà al collasso finale».
Si va verso un modello sanitario per pochi?
«Assolutamente sì. Si punta a un modello in cui chi ha i soldi si cura, gli altri no. È il modello americano, dove la salute è una merce. Lo abbiamo introdotto alla fine degli anni ’90: ogni prestazione ha un prezzo, e si paga chi la eroga, pubblico o privato. Questo ha tradito lo spirito della legge del ’78 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale».
Tutto questo non è in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione?
«Certo che lo è. La Costituzione garantisce la tutela della salute come diritto universale. Ma oggi è carta disattesa, come già accaduto con la scuola o l’università. Siamo in un’epoca in cui i beni comuni – salute, istruzione, acqua – vengono progressivamente trasformati in occasioni di profitto per il capitale privato».
C’è ancora speranza di invertire la rotta?
«Teoricamente sì, ma mancano volontà e coscienza politica. La politica è schiava del potere finanziario, che detta le linee. Finché nessuno metterà in discussione il privato convenzionato, che è il cavallo di Troia della distruzione del pubblico, non ci sarà speranza».
Parliamo dell’ex Cattolica di Campobasso. Cosa sta accadendo?
«È un caso emblematico e paradossale. Costruita con 70 miliardi di denaro pubblico, su suolo comunale vincolato a finalità scientifiche e universitarie, è finita in mani private anonime, continuando a ricevere fondi pubblici. Ora la Regione vuole persino ricomprarla, una follia: è come acquistare la Fontana di Trevi da Totò! Il TAR ha ordinato di rendere pubblici gli atti, ma nessuno li consegna. Siamo dentro a una zona grigia in cui non si capisce chi decide e perché».
E il debito sanitario molisano?
«È un’altra farsa politica. Il debito è stato generato dallo Stato, che ha commissariato la Regione per oltre 15 anni, gestendo direttamente la sanità. Ora però si vuole farlo pagare ai cittadini molisani, con più tasse e meno servizi. La Regione avrebbe potuto aprire un contenzioso, ma non l’ha fatto: il gioco politico è tale che nessuno vuole davvero cambiare direzione».
Il Molise è un caso isolato?
«No, ma qui si vede meglio, perché è una regione piccola. È una cartina di tornasole di quanto accade altrove. Il disegno è nazionale, e il Molise è il campo di prova».
C’è una forza politica che si oppone realmente a tutto questo?
«Non mi pare. Nessuno mette davvero in discussione il privato convenzionato. Senza questo passaggio, non si può invertire la rotta».
E i cittadini? Possono ancora fare qualcosa?
«La gente dovrebbe reagire, ma spesso non ha le informazioni giuste. La comunicazione è controllata dal capitale e distorce la realtà. Per questo non si avverte il pericolo reale della privatizzazione. Se non si rompe questo meccanismo, non si potrà cambiare nulla».
Dottore, è ottimista o pessimista?
«Oggettivamente non si può essere ottimisti. Siamo in una fase storica di crisi del sistema globale, che potrebbe sfociare in una tragedia. Solo se emergono nuove idee, nuove visioni, se si infrange il pensiero unico dominante, potrà esserci una speranza di rinascita. Ma oggi, il quadro è davvero drammatico».
Sanità Molise, la barzelletta continua…
La sceneggiata della sanità molisana continua. "Colpo di scena" ha scritto qualcuno. Lo sGoverantore del Molise, Donato Toma, dopo una...
Un nuovo ospedale a Isernia? Ecco cosa ne pensa il primario Lucio Pastore
La proposta è stata lanciata poche ore fa. A diramare la notizia ci ha pensato direttamente l’attuale presidente della giunta...
Sanità Molise, parla Pastore: «Il clientelismo porterà alla morte della Regione»
«Ci troviamo di fronte all’improvvisa comparsa di questo Piano Operativo sanitario senza nessuna consultazione con le parti sociali, con gli...
SANITÀ IN MOLISE. Lucio Pastore sulle barricate
Parla Lucio Pastore, Direttore dell’UOS Pronto Soccorso di Isernia, rinviato a giudizio per abbandono di paziente: “È per me un’accusa...