Capo d’Orlando. Più che la storia vale il contesto, se preferite anche il contrario. È un mondo a tutta frequenza quella del poliedrico Piero Di Maria. Una voce radiofonica inconfondibile, che non conosce crisi creativa. Un amore sviscerato per la musica, l’arte, la scrittura in grado di condividere e coinvolgere tutti, giovani e più adulti, in progetti musicali. Solo per i razionali irrealizzabili, non per il sognatore Piero. Dopo il successo di “Frediana Musical” che, a metà della prima decade del duemila, ha raccontato nei teatri il dramma della guerra e del tragico evento dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, Piero di Maria è alle prese con un altro progetto, in cui la sua Radio è protagonista. Una storia nel suo contesto e viceversa.
Piero, la radio è la tua più grande passione, che vuoi portare addirittura in teatro, detto così sembra già utopia, ma solo per chi non ti conosce.
«Il mio desiderio è celebrare la Radio che ha caratterizzato la storia di ogni civiltà e fotografare gli anni dell’evoluzione generazionale attraverso le discoteche come simbolo di un’epoca. Ho vissuto la radio e le discoteche quali mezzi decisivi per la crescita personale e per il progresso culturale di ognuno di noi. Spero che “Radio 76” diventi un patrimonio di tutti e soprattutto per i nostri figli che sconoscono la vita di strada o di quartiere che ha accompagnato l’adolescenza tra il 1970 ed il 1990. Quella vita sostituita oggi dalla realtà virtuale che, se impiegata impropriamente, porta all’isolamento».
La Radio è cambiata nel tempo. Dalle radio private degli anni 70, adesso lo speaker è “multitasking”. La regia è anche video, tutto in condivisone con i social. Pensi abbia perso un po’ di romanticismo, oppure la nuova tecnologia, la rete, aprano ad una nuova frontiera?
«Oggi, 13 febbraio 2020 è la giornata internazionale della Radio e premetto che la Radio è stata la mia casa, il mio lavoro e la mia vita. Dal 1976 ad oggi, anno dei miei primi esperimenti radiofonici, ho potuto osservare da dentro come la radio cambiava di pari passo con la tecnologia. Ogni anno dovevamo adeguare i modi e sistemi di trasmissione. Dai piatti ai dischi, alle cose da dire e come dirle. Cambiava tutto di anno in anno. Ricordo le musicassette, la registrazione degli spot, la loro messa in onda programmata. I palinsesti. Il passaggio all’audio digitale, i primi computers. Le prime regie computerizzate. Le trasmissioni h24. I primi lettori compact disk i primi CD. Cambiava la tecnologia e tutto migliorava. Oggi dobbiamo imparare a migliorarci grazie alle ricchezze della nuova era, che ci permettono di abbattere ogni barriera mentale, sociale e geografica».
Da anni sei l’ideatore, l’autore, il conduttore del DOC Night Live in onda su Radio Doc di Capo d’Orlando. Ogni giovedì artisti del Sud Italia sono ospiti per suonare dal vivo nello studio di registrazione. Il successo di solito è un’opinione, ma i numeri del programma sono inconfutabili. Come lo spieghi questo successo?
«Il Doc Night Live (o DNL) è ormai una realtà per moltissimi artisti del sud Italia. La mia idea di dare un palco importante ai giovani talenti si è avverata. Grazie a Radio DOC i gruppi musicali o cantanti, di qualsiasi provenienza geografica o estrazione sociale, culturale e musicale, possono dimostrare il loro valore davanti a tantissime persone. Con DNL, inoltre, lanciamo tanti messaggi importanti come la bellezza che nasce quando si crea arte insieme, con il rispetto, l’educazione, nello stesso posto, alla stessa ora scambiando idee, note, impressioni, ideali. Abbiamo dunque imparato che guardandosi negli occhi ogni cosa può essere condivisa, apprezzata e resa migliore. Il DOC Night Live grazie all’editore Mauro Giuffrè e al regista Marco Gentile va avanti da 10 che festeggeremo a settembre 2020».
Tra gli artisti che hai scoperto, c’è anche Marco Vito che da tempo collabora con le reti Rai e Mediaset. All’ultimo Sanremo è stato uno degli autori della canzone 8 Marzo presentato dalla giovanissima Tecla, che ha conquistato addirittura il secondo posto. Possiamo dire una bella soddisfazione anche per te?
«Marco Vito ha un grande talento ed una grande gioia nel condividerlo. La gente di spettacolo e le reti nazionali se ne sono accorti e noi possiamo godercelo. Sentire il suo nome pronunciato da Amadeus a Sanremo, mi riempie certamente di orgoglio. Per tutti noi, Marco è una grande risorsa. In “Radio 76” con lui abbiamo già formato un cast di 13 elementi e per le musiche stiamo preparando una bella sorpresa innovativa. Insieme a noi ci saranno Paride Acacia, Max Garrubba, Nino Milia, Alessandra Denaro, Marisa Pirrotti, Pippo Rando e tanti altri».
Grazie ad internet è più facile giungere al successo, difficile poi mantenerlo. Hai dei consigli per tutti i giovani talenti che vogliono intraprendere la carriera musicale?
«Per me il successo passa attraverso quello che si realizza durante la propria vita, ma anche attraverso ciò che siamo capaci di ispirare nella vita degli altri. Chi vuole intraprendere una carriera artistica deve pensare bene un messaggio concreto, vero, puro e a come consegnarlo con rispetto a chi verrà dopo di noi. Altrimenti si rischia di bittare tutto nella spazzatura virtuale».
Torniamo a Radio 76. Possiamo dare indicativamente un data della prima del musical?
«Ci vorrà certamene un anno prima della prima. “Radio 76” Musical è uno spettacolo indipendente che nasce senza punti di riferimento ispirati da libri già scritti. Quindi prima bisogna caratterizzare i personaggi, dare loro una personalità, uno stile, un linguaggio così che da creare una storia vera attraverso “il sogno”. Subito dopo dovremo studiare il modo affinché personaggi, luci e suoni si muovano tutti nella stessa direzione e portarci per mano fino a quel “sogno”».
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2020-02-13 08:31:25
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