Si è svolta ieri, presso il Tribunale Militare, la prima udienza che vede come imputato Riccardo Casamassima, appuntato scelto e testimone nel procedimento per la morte di Stefano Cucchi.
Assistito dai legali Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, Casamassima è accusato di diffamazione e vilipendio.
Sono stati ascoltati un generale e un ufficiale dei carabinieri (assente un terzo appartenente all'Arma per impegni istituzionali). Oggetto della discussione, in questa prima udienza, alcuni post pubblicati da Casamassima sul proprio profilo Facebook. Post “pazientemente” scaricati e letti in aula dal generale e dal maresciallo ascoltati.
Le prossime udienze davanti al Tribunale Militare,nelle quali sarà ascoltato l'imputato Casamassima, saranno trasmesse da Radio Radicale.
Un calendario scandito da numerose udienze quello di Casamassima, accusato sempre da appartenenti all'Arma anche nel procedimento che si terrà il 13 ottobre e che lo vede indagato per spaccio e detenzione di cocaina: mezzo chilo di droga.
Altro appuntamento previsto è quello del 21 ottobre presso l'aula bunker di Rebibbia, per una udienza del processo Cucchi in cui Casamassima è parte offesa.
Denunciare all'interno dell'Arma non paga. Questo, almeno, si percepisce. La cronaca racconta ogni giorno di episodi in cui, appartenenti alle forze dell'ordine, subiscono conseguenze per aver denunciato comportamenti illeciti e fatti poco chiari da parte di colleghi e superiori. Il caso di Riccardo Casamassima e di sua moglie Maria Rosati (anche lei appuntato scelto) è emblematico: chi denuncia non viene premiato, ma punito con trasferimenti, demansionamenti, decurtazioni dello stipendio.
Casamassima è tornato a lavorare al fianco dei superiori che ha denunciato: una situazione assurda che non permetterebbe a nessuno di lavorare serenamente. Forse con il tempo l'esempio di Riccardo spingerà molti altri appartenenti all'arma a fare la stessa cosa, a denunciare, trovando quel coraggio che spesso manca per il timore di ritorsioni e punizioni.
Quel coraggio che non è mancato a Casamassima neanche quando un superiore gli confidò la volontà dell'attuale Comandante dei Carabinieri di "voler fare pressioni su di lui" per aver permesso di far luce sull'omicidio di Stefano Cucchi.
Naturalmente la politica tace.
Ancora una volta, difronte all'ennesimo caso di ritorsioni nei confronti di un servitore dello Stato, la politica continua ostinatamente a tacere.
Anche ai piani alti delle Istituzioni manca il coraggio.
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2020-10-09 18:22:54
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