La vicenda umana e processionale di Riccardo Casamassima è una delle tante storie emblematiche di un paese malato e di una giustizia distratta.
Appuntato scelto dei carabinieri, Riccardo Casamassima con la propria testimonianza, ha permesso la riapertura del caso di Stefano Cucchi il giovane romano morto il 22 ottobre del 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare.
Dopo un lungo processo non privo di colpi di scena, c'è stata la condanna di alcuni carabinieri per omicidio preterintenzionale. Con la sentenza del 14 novembre 2019, la Corte di Assise di Roma ha infatti condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro a dodici anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici.
Grazie alla riapertura del caso si è fatta luce sulla morte di un giovane che altrimenti sarebbe stata archiviata come decesso per droga o epilessia. In un paese normale, un carabiniere che non ha taciuto, ma che con la propria testimonianza ha permesso di far luce su una morte drammatica, sarebbe stato premiato o quanto meno rispettato. Non è questo il caso. A seguito della testimonianza per l’appuntato scelto sono iniziati i problemi tra demansionamenti, note di demerito, trasferimenti e decurtazioni dello stipendio, dopo tutti questi anni Casamassima si vede costretto a passare da un’udienza all’altra per una serie di procedimenti che lo vedono indagato.
In particolare tuttora in corso ci sono due procedimenti per diffamazione presso la procura Militare, un procedimento per spaccio e detenzione di droga, uno per omissioni (in questo il carabiniere ha rinunciato alla prescrizione).
Da sempre Casamassima sottolinea che i problemi siano iniziati a seguito della testimonianza in merito alla morte di Cucchi, per aver tirato in ballo colleghi e superiori, per non aver taciuto. Ipotesi rafforzata dalle parole pronunciate in aula da Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che senza mai arrendersi ha preteso la verità sulla morte del fratello. In una delle tantissime deposizione rese, Ilaria Cucchi ha ricordato un suo incontro con l’ex Comandante Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, presente anche l’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta. In quell’occasione il Comandante espresse la volontà di punire Casamassima, la moglie Maria Rosati (anche lei appartenente all’Arma) e un loro collega. Inoltre sembrerebbe che, in differenti occasioni. il Comandante Nistri e il Ministro Trenta avrebbero descritto Casamassima come persona negativa e avvezzo a cattive frequentazioni.
Una versione mai smentita dai diretti interessati quella di Ilaria Cucchi e che conferma ciò che da tempo Riccardo Casamassima denuncia: essere vittima di atteggiamenti gravi e provvedimenti disciplinari da parte dei superiori (anche per semplici post sui social), cosa mai avvenuta nei confronti di altri appartenenti all’Arma che in questi anni si sono espressi con parole e dichiarazioni gravissime.
A nulla sono serviti gli appelli di Riccardo Casamassima rivolti anche al Capo dello Stato.
Da poche settimane è stato nominato il nuovo Comandante Generale dell’Arma Teo Luzi, che nel discorso di insediamento ha usato parole come unità, coesione, ascolto. La cosa non è sfuggita a Casamassima il quale, come scritto sulla sua pagina fb, ha presentato un'istanza per essere ascoltato dal Comandante “per essere certo che conosca la mia storia -scrive- e se la Procura ha indagato più ufficiali per abuso di ufficio nei miei confronti vuol dire che i problemi ci sono e sono anche gravi”.
Tra le cose inserite nell’istanza ci sarebbe anche la descrizione della grandi difficoltà che i coniugi Casamassima stanno affrontando. Esplicativa è la circostanza in cui si racconta di aver lasciato più volte i figli minori presso il luogo di lavoro, in accordo con i superiori, nella impossibilità a conciliare i turni.
Il carabiniere ha più volte chiesto un trasferimento di sede per conciliare le esigenze familiari, ma le alternative proposte dall’Arma non si sono dimostrate adeguate. Mentre Casamassima continua a parlare di punizioni e denunce, lavorare all’interno dell’Arma si fa sempre più difficile: conosciuto come un carabiniere valoroso e capace, la carriera di Riccardo è ora costellata da continue mortificazioni.
In un recente post Casamassima ha annunciato l’inaspettata archiviazione delle denunce fatte nei confronti di alcuni superiori per fatti successivi alla testimonianza nel processi Cucchi. Scrive Casamassima: “Non sono serviti a niente tutti gli atti prodotti e i testimoni ascoltati. A questo punto mi chiedo quale sia la cosa giusta da fare, mi chiedo se fare opposizione, lasciare stare e ingerire questo boccone amaro, aspettare la decisione del nuovo Comandante Generale nel quale ripongo massima fiducia o fare un passo importante visto che siamo rimasti sol; ormai non escludo più nulla".
Parole di disperazione e soprattutto di grande solitudine.
Dopo le condanne per la morte di Stefano, televisioni e giornali non si sono più interessati alla vicenda, nonostante ci sia ancora in corso un processo sui depistaggi. Il silenzio più assordante e pericoloso è quello che avvolge la vicenda umana e familiare di Casamassima che insieme alla compagna Maria Rosati stanno realmente vivendo un calvario solo per aver fatto il proprio dovere: denunciare.
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– Testimone chiave, tra solitudine e provvedimenti disciplinari
IL VIDEO. Caso Cucchi, Ilaria contro il comandante Nistri: "Niente scuse e sproloquio contro chi parla"
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2021-03-15 19:26:34
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