Articolo 21, Costituzione Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
Con una delibera firmata dal direttore generale dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, Marcello Giannico, è stata nominata una consulente che si occuperà, come si legge nel documento, dell’attività di “supporto e assistenza legale, in materia di diritto dell’informazione”. La persona scelta è l’avvocato Claudia Costantini dello studio Amati del foro di Roma; la dottoressa, che resterà in carica per un anno, riceverà una remunerazione di circa duemila euro, incrementabile in base al numero degli interventi.
In pratica dovrà valutare contenuti e correttezza di tutte le informazioni in tema di sanità, divulgate da tv, giornali e social. Delle quattro pagine che compongono l’ordinanza, due sono coperte da omissis, una cosa che desta curiosità essendo una nomina presso un ente pubblico e per di più pagata con denaro dei contribuenti: cosa ci sarà di tanto segreto da meritare tale riservatezza?
Sulla pagina fb de “La sinistra che vogliamo” il giornalista Paolo Lupattelli che ha segnalato la cosa, parla di “delibera censoria”, denunciando la gravità di una figura come questa in aperta violazione dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di manifestare il pensiero. Aggiunge Lupattelli: “non sappiamo quante sono (ma ci sono) le segnalazioni e le denunce che novelli inquisitori hanno inoltrato nei confronti di dipendenti sanitari presso i rispettivi ordini professionali”.
Viene da domandarsi se tale opera di monitoraggio delle informazioni e delle notizie in tema di sanità, non vada a creare timori tra il personale ospedaliero, costretto a lavorare in condizioni difficili a causa della pandemia; chissà se tale presenza, che potremmo definire inquietante dal punto di vista della libertà di espressione, non si trasformi in inibizione nel rendere note cose e fatti che potrebbero avvenire nei reparti dell’ospedale perugino e che magari i cittadini vorrebbero conoscere trattandosi di salute pubblica.
La regione dell’Umbria è stata pienamente travolta dalla seconda ondata a causa soprattutto della presenza delle varianti del virus; con il 57% delle terapie intensive occupate, registra il dato più alto e preoccupante a livello nazionale, dove il limite di allarme è fissato al 31%. Nelle aziende ospedaliere sono di norma previsti protocolli tali da garantire una corretta modalità di informazione con l’esterno sempre nel rispetto dei codici deontologici, ci chiediamo quindi il perché di una nomina ad hoc da parte del direttore generale.
Nessuno in Umbria ne ha parlato sinora: non la politica, non i sindacati, non la stampa locale. Probabilmente nessuno trova strana la nomina. O forse sono già stati tutti "censurati".
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2021-03-20 16:41:54
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