Un atto di «violenza inaudita con un pugno in faccia e calci» alla richiesta di saldare un debito pregresso. Teatro un locale di Vasto, l’aggredita una commerciante di Casalbordino. Meno di due mesi dopo il brutale pestaggio della notte tra il 10 e l’11 giugno scorsi coloro che pensano (scusate il termine, per pura convenzione linguistica, ovviamente questo è verbo che certi soggetti non possono conoscere) «con la violenza di poter ottenere» quel che vogliono, che «non sono in grado di rispettare le regole della civile convivenza» e che anzi sono sfida quotidiana ad ogni civiltà e alla società sono tornati in azione.
Questa è notizia dei giorni scorsi. Nel mezzo il solito «mondo», le solite «sfide» (dalla prepotenza quotidiana ai fuochi d’artificio a tutto quel che da oltre due anni e mezzo denunciamo costantemente).
In questo «mondo», in questo asociale e antisociale contesto si colloca il concerto del 19 luglio scorso in un locale di Casalbordino Lido di Niko Pandetta. Quale reazione dovrebbe suscitare in ogni coscienza, ma finora restiamo gli unici ad averne scritto, raccontato e messo nero su bianco qualsivoglia parola, che il giorno dell’anniversario della strage di Via D’Amelio si sia teatro dello show di costui dovrebbe essere lapalissiano. Vergognoso bis di quanto accadde tre anni con l’ultima asta, al termine di mesi e mesi sconcertanti e a dir poco vergognosi, del terzogenito di Totò Riina.
Il 4 agosto scorso Niko Pandetta è stato protagonista di un articolo anche su Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana. Il neomelodico, riporta Open, «continua a vedersi annullare le date dei suoi concerti in giro per l’Italia, da Brescia a Frosinone, fino a Messina. Cinque quelle cancellate solo negli ultimi giorni».
«Contattata da Open – prosegue l’articolo – l’unica delle questure interessate ad aver commentato la questione è stata quella di Messina, che ha bloccato lo svolgimento della serata del 2 agosto a Brolo. I gestori della discoteca Billions, dove era atteso Niko Pandetta, avevano annullato l’evento apportando motivazioni di “ordine e sicurezza pubblica”.
La questura di Messina ha confermato a Open la richiesta, appellandosi in primis a una questione di tipo tecnico: la licenza del locale permetterebbe solo l’intrattenimento e le attività danzanti. Ma la motivazione sarebbe anche un’altra: “La tipologia dei testi, chiaramente evocativi di attività mafiose”».
«Forse dovrò annullare tutto il tour» ha dichiarato lo stesso Pandetta sui social riporta il giornale online. Che ricorda le proteste per la recente data in Molise, a Pietracatella. Da notizie in nostro possesso il concerto si sarebbe svolto ma con un imponente schieramento delle forze dell’ordine presente.
L’unica regione in cui, oltre noi, c’è silenzio assoluto, accettazione e anzi esaltazione resta l’Abruzzo.
Pandetta dovrebbe tornare il 12 agosto a Palmoli. Basta una veloce lettura di gruppi facebook legati alla comunità che l’ha accolto il 19 luglio, le bacheche di personaggi che a chiacchiere negli anni gridavano “legge ed ordine”, “ordine e disciplina”, “pulizia totale” da giustizieri della notte, dell’alba e pure del tramonto per vedere a fiumi la pubblicità di questo nuovo concerto tra altrettanti fiumi di like, condivisioni, commenti felici, personaggi già pronti a partire sovraeccitati.
Praticamente un fan club di fatto. Nello stesso paese che, come ricordato nel precedente articolo, nel 2009 si mobilitò con telefonate alle forze dell’ordine fantasticando di problemi di ordine pubblico, orde di violenti in arrivo e cazzate simili per un banale e semplice incontro sull’acqua pubblica di cui erano relatori un prete (collaboratore della Diocesi di Lanciano-Ortona) e un assessore di un comune vicino. Mentre tutt’altra reazione si ebbe con i mesi del rampollo della bestia Riina.
Il rampollo che nel maggio scorso ha festeggiato lo sbarco del libro in cui celebra il padre e i suoi «insegnamenti» e «valori» in Gran Bretagna ed America del Nord. Ed è tornato il nome di Casalbordino, si è tornato a scrivere del suo soggiorno casalese. Le domande da noi poste più volte su quei mesi di cui ogni coscienza civile dovrebbe provare massima indignazione continuano a rimanere insolute. Le riproponiamo ancora una volta
Viste le dichiarazioni sulla stampa e sui social quale «nuova vita» ha mai proposto Riina jr?
Il tenore di vita, compresa la vacanza in un luogo extralusso, appare più che alto. Da quali entrate e quali ricchezze è permesso?
La casa editrice è fallita, chi stampa ora il libro e come è possibile che circolino nuove copie?
La vicenda di Licata (di cui abbiamo parlato in vari articoli tra cui questo https://www.wordnews.it/il-figlio-del-boss-dei-boss-in-abruzzo-e-riina-diventa-un-brand ) di oltre due anni fa quali sviluppi ha avuto? E quali conseguenze e attenzioni sul periodo vastesecasalese del rampollo della riina family?
Quanto assidua la frequentazione con i personaggi ricordati in quest’articolo di Riina nel suo soggiorno abruzzese? Quali rapporti sono rimasti?
Visto il tenore di vita che appare dalle foto su facebook ed instagram (certamente ben pochi residenti in Romania possono pagarsi una vacanza in luoghi extra lusso a Valencia, in Spagna), il rampollo vorrà magari mai raccontare qualcosa di dove sono finiti e come si potrebbero rintracciare i capitali del padre?
In un nostro articolo del gennaio 2020 pubblicammo la foto, in pieno Gomorra style, postata sulla bacheca facebook di Salvo Riina nel periodo casalese in cui campeggiavano la copertina del libro, altri oggetti, un paio di manette e quella che appare una pistola. Era effettivamente una pistola? E, soprattutto, la foto era di repertorio o scattata in quei giorni?
«Salvo Riina ha ora aderito a un progetto per la realizzazione di casette in legno, dove i detenuti potranno incontrare le famiglie senza andare alla ricerca di bar o locali di fortuna – riportò un quotidiano abruzzese nel maggio di due anni fa quando il tribunale concluse la sorveglianza a Salvo Riina Ha anche scritto un secondo libro. Il volume è in fase di pubblicazione e presto verrà distribuito nelle librerie». In quelle settimane furono sbandierati e propagandati anche grandi progetti «solidali» che avrebbe portato avanti qui in terra d’Abruzzo. Di tutto questo non si ha più traccia, così come apparentemente sparito da Casalbordino la sua frenetica attività social è quasi cessata, come mai?
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