Non ci siamo fermati. C'è ancora tanto materiale da pubblicare e tante persone, ancora, da intervistare. Purtroppo l'estate – soprattutto il mese di agosto – ha rallentato la nostra inchiesta. Il Paese va in vacanza e non è stato facile sentire alcune persone. Siamo ancora in attesa, ad esempio, di essere richiamati dalla Questura di Crotone. Forse nel mese di settembre riusciremo a raccogliere anche il loro punto di vista. Ci siamo lasciati alle spalle un mese caldo e, con il fresco, ricominciamo a raccontare ciò che è accaduto nei mesi scorsi.
– Funerali del mafioso Curcio, per la Prefettura: «I manifesti sono stati inopportuni»
LA MORTE DEL MAFIOSO
"Non era un mafioso Curcio, Lea Garofalo è stata ammazzata non dalla 'ndrangheta. Ma è stato un semplice femminicidio". Questa cazzata è uscita dalla bocca di un soggetto che non ha mai letto le carte processuali, non ha mai seguito le vicende che hanno interessato la fimmina calabrese massacrata a Milano nel novembre del 2009. L'aggravante mafiosa, caro signore, venne eliminata a Milano durante il processo di primo grado, per motivi di economia processuale. Il processo stava saltando e il PM Tatangelo per salvare il salvabile decise di far cadere l'articolo 7 (aggravante mafiosa). Rosario Curcio era un mafioso. Da vivo e da morto. Il massacratore di Lea Garofalo si è suicidato in carcere. Questa è la versione ufficiale. Domani pubblicheremo le minacce online rivolte alla sua ex compagna da una sua familiare. La stessa gentil donna che ci ha minacciati per i nostri articoli.
- FUNERALI DEL MAFIOSO CURCIO: non potevano mancare le (inutili) MINACCE
I MANIFESTI ISTITUZIONALI
A Petilia Policastro, dieci giorni dopo, appaiono degli strani manifesti funebri. La salma del mafioso Curcio viene accolta dalla retorica istituzionale. Il cordoglio alla famiglia viene affisso sui muri. Le scuse del primo cittadino valgono a poco. La "disattenzione", in un Paese normale, porterebbe direttamente alle dimissioni. Non sono arrivate. A Petilia comincia la reazione e la chiusura a riccio, una tecnica difensiva per allontanare le aspre critiche, nel tentativo di chiudere nel più breve tempo possibile la questione. Nemmeno questo è accaduto. Nonostante il comportamento di alcuni componenti della Giunta comunale (l'assessora dimissionaria e la nuova non hanno mai risposto alle nostre telefonate, il vice-sindaco ci ha apostrofati con una parola meschina: "siete degli sciacalli"). Noi, che si occupiamo di informazione, abbiamo continuato a raccontare e a raccogliere i diversi punti di vista.
- CARTA CANTA. Il rap del vice-sindaco di Petilia Policastro: «Già sta sciacallando abbastanza…»
- Funerali del mafioso Curcio. Ma era presente anche il vice-sindaco di Petilia?
Proprio nelle scorse ore abbiamo contattato, per l'ennesima volta, la sottosegretaria Wanda Ferro. Ecco la sua striminzita risposta: "Io ciò che dovevo dire ho detto. Considerato anche il ruolo che ricopro". Cosa vorrà significare? Non lo abbiamo capito. Le opinioni dipendono dai ruoli che si occupano? Alla politica calabrese di FdI volevamo rivolgere poche e semplici domande sui fatti di Petilia. Ma, soprattutto, volevamo sapere se avesse letto i commenti, zeppi di odio e di gravi accuse, a lei dedicati sulla rete:
IL FUNERALE DELLA VERGOGNA CON LE PRESENZE ISTITUZIONALI
Dopo i manifesti funebri istituzionali abbiamo dovuto registrare i festosi funerali "in stile Casamonica". Il mafioso Curcio, ergastolano e responsabile della distruzione del cadavere di Lea Garofalo, è stato accompagnato festosamente (con fiori, magliette, striscioni, tric-trac e botti a muro, applausi, palloncini, rotazione del sarcofago) dai tanti presenti all'evento del paesello.
Abbiamo posto le nostre lecite domande: da chi è stato autorizzato il funerale? Perchè è stato reso pubblico? Che tipo di messaggio doveva passare? Ma, soprattutto, perchè allo spettacolo hanno partecipato esponenti dell'amministrazione comunale di Petilia Policastro? In tutta questa storia, tra le diverse presenze, ha pagato solo l'assessora alle frazioni Maria Berardi. Lei si è dimessa, a scoppio ritardato. E gli altri? Volevamo fare questa domanda alla Berardi ma non ha voluto rispondere.
LE ACCUSE ALLA STAMPA
Dopo i manifesti, le parole di circostanza, i funerali paesani del mafioso sono arrivati gli attacchi alla Stampa libera. Sino a qualche ora fa. "Qualcuno" sostiene che noi di WordNews abbiamo dipinto il sindaco Saporito come un mafioso. Ora, di grazia, ci dicano dove traspare questa accusa. Vogliamo proprio sapere dove hanno letto queste cazzate. Noi non abbiamo accusano nessuno. Lo avevamo già spiegato in alcuni articoli, siamo costretti a ribadire il concetto. La critica è morale e politica. Per noi, umili operatori dell'informazione senza padroni, abbiamo semplicemente chiesto le dimissioni del sindaco e di tutti coloro che hanno partecipato al vergognoso funerale di un mafioso 'ndranghetista. Ma non è tutto. Abbiamo dovuto registrare un'altra cazzata che ci ha fatto saltare dalla sedia. In sintesi per questo "qualcuno" Curcio l'ergastolano non è un mafioso, Lea Garofalo è stata ammazzata per un atto di femminicidio e noi ci dovevamo fare i cazzi nostri.
Non funziona così, caro "qualcuno". Noi conosciamo bene il tuo nome. Ma non siamo interessati a personalizzare la questione. Noi vogliamo tenere i riflettori accesi sui fatti di Petilia, in attesa della risposta del Governo (magari quando la Meloni rientra da Caivano, dove nulla cambierà) alla interrogazione dell'On. Ascari, componente della commissione parlamentare antimafia.
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
PARLARE A SUOCERA PERCHE' NUORA INTENDA
Ultimimissima cosa: non serve chiedere ad altri di intervenire per bloccare il nostro lavoro. Ma perchè poi non ci telefonate direttamente? Noi non siamo come i vari assessori o come il sindaco o come il presidente della Provincia di Crotone. Se, per qualsiasi motivo, non dovessimo rispondere non temete: non solo la professione ma anche la buona educazione ci porta a richiamare.
Per ora diamo spazio alla nota del Comitato Civico "Per Petilia":
Lo Stato reagisca in maniera forte alla solidarietà della Amministrazione comunale petilina del sindaco Simone Saporito, espressa con un manifesto pubblico affisso per più tempo nelle strade principali, per la morte di Rosario Curcio uomo di 'ndrangheta avvenuta che alla fine dello scorso giugno, quando lo stesso si è suicidato nel carcere "Opera" di Milano. È questa la speranza prevalente della popolazione di Petilia Policastro, cittadina dell'alto Marchesato crotonese che per lunghi lustri è stata palcoscenico di numerosi omicidi di mafia molti dei quali rimasti impuniti che hanno animato lungamente la cronaca cittadina anche recente.
Era lo scorso 11 luglio quando, a Camellino frazione montana alle pendici della Sila, dopo l'autopsia richiesta dalle autorità competenti per capire la dinamica della morte, si sono svolti fastosamente ed in pieno "stile Casamonica" i funerali dell'uomo di mafia, in carcere dal 2014 per aver partecipato all'efferato omicidio di mafia di Lea Garofalo.
In questo scenario, nonostante una sorta di muro di gomma si registri sui funerali di Curcio, a buona parte della popolazione non è proprio andato giù che, fra le altre cose, anche l'assessore comunale Maria Berardi abbia partecipato ai funerali di Curcio durante i quali il feretro è stato fatto ruotare più volte, salutato da alcuni fuochi artificiali e dal lancio di alcuni palloncini. Mentre non è chiaro se agli stessi funerali oltre a Maria Berardi, costretta a dimettersi dal Consiglio comunale nelle scorse settimane, abbiano partecipato altri esponenti della maggioranza e del Consiglio comunale, a detta del Capo gabinetto della Prefettura, intervistato dal giornalista molisano Paolo De Chiara, i funerali pubblici si sarebbero potuti evitare se l'Amministrazione comunale si fosse confrontata con la Prefettura e la Questura comunicandone la data se non l'intenzione della famiglia di svolgerli in maniera fastosa.
Ecco perché le dimissioni della assessore Maria Berardi a molti non bastano e non va proprio giù che nonostante un'interrogazione parlamentare il Ministero degli Interni non abbia preso posizione sugli stessi funerali. In molti, nell'immediato, avevano chiesto le dimissioni del Sindaco e della sua maggioranza ed il ritorno alle elezioni. Oltre alla minoranza consiliare e vari esponenti nazionali della società civile come Salvatore Borsellino erano scesi in campo le federazioni provinciali di Fratelli D'Italia, del Partito Democratico ed il coordinamento provinciale dell'Anpi stigmatizzando l'accaduto e chiedendo nuove elezioni, ma sino ad oggi l'Amministrazione comunale ha fatto orecchie da mercante rispetto alle richieste di dimissioni, ritenendo il clamore dei fatti una conseguenza di una "bomba mediatica" nei propri confronti artatamente messa in campo per delegittimare l'attuale maggioranza.
IL VIDEO IN CUI IL VICESINDACO DI PETILIA – CHE NON RISPONDE ALLE NOSTRE DOMANDE – CI DEFINISCE DEGLI "SCIACALLI".
- CARTA CANTA. Il rap del vice-sindaco di Petilia Policastro: «Già sta sciacallando abbastanza…»
- Funerali del mafioso Curcio. Ma era presente anche il vice-sindaco di Petilia?
La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.
La Stampa libera non ha padroni e padrini.
Ecco le nostre domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
– Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?
– Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?
– Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?
- Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?
Ovviamente dalla Prefettura nessuna risposta. "Il responsabile che si è occupato della questione è in ferie". Una risposta disarmante.
Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
Clicca sul link che segue per leggere il TESTO della INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
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