La mia vita è senza prezzo. Nelle istituzioni tanti hanno un prezzo. Ho pagato un prezzo enorme per non avere prezzo. Ma non c’è prezzo a non avere prezzo.
Non siamo tutti uguali e non rubano tutti alla stessa maniera.
Che significa non avere prezzo? Significa, ad esempio, che mi hanno impedito di continuare a fare il pubblico ministero perché non mi sono fatto comprare e mi ero ostinato ad essere autonomo ed indipendente ed applicare l’articolo 3 della Costituzione: la legge è uguale per tutti.
Quando da pubblico ministero individuai un sistema criminale che arrivava sino al cuore dello Stato, con al centro da collante le massomafie, inutili uomini si fecero latori di varie proposte per esortarmi a mollare: trasferimento immediato a Napoli come PM, candidatura al CSM e nomina quale vice capo del dipartimento amministrazione penitenziaria presso il ministero della giustizia. Proposte istituzionalmente ed economicamente di alto livello.
Ovviamente le declinai tutte perché volevo continuare a svolgere le funzioni di PM in Calabria, pur sapendo che volevano farmi fuori a tutti i costi, portare a compimento il mio lavoro e non deludere le tantissime persone che credevano in noi e nel nostro difficile e coraggioso lavoro e dissi pubblicamente, in un dibattito a Reggio Calabria nell’agosto del 2007, che non avrei mai lasciato il mio lavoro in Calabria e mi sarei fermato solo se mi avessero ucciso oppure se lo Stato avesse avuto il coraggio di cacciarmi. Fatto poi vergognosamente accaduto perché lo Stato, ed in particolare quel rapporto perverso tra pezzi ampi di politica e pezzi di magistratura assai influente, ha decretato la mia fine trasferendomi per incompatibilità ambientale e funzionale. Davo troppo fastidio in Calabria alla corruzione dilagante e non avrei mai più potuto fare il PM da nessuna parte. Una punizione esemplare per aver ubbidito alla Costituzione.
Candidandomi poi al Parlamento europeo mi sono dimesso dalla magistratura (invece di mettermi in aspettativa come fanno tutti) anche pochi mesi prima di maturare il minimo della pensione. Mi sono dimesso dal lavoro che ho sognato e che mi sono conquistato da giovane studente con fatica e sudore, al quale ho dedicato tutto me stesso negli anni migliori della vita senza mai risparmiarmi, rimanendo a farlo nella regione più difficile d’Italia dalla quale i magistrati non calabresi andavano via subito dopo il periodo minimo di permanenza.
Da tre anni, finito il mandato di sindaco, e non ricoprendo incarichi di altro tipo, sarei potuto rientrare in magistratura con uno stipendio mensile di circa 10.000 euro.
Non ho indennità di parlamentare europeo e di sindaco e non avrò pensione nonostante contributi versati per anni e il riscatto degli anni universitari.
Da Sindaco di Napoli avevo, per mia volontà, la retribuzione più bassa tra i sindaci delle medie e grandi città d’Italia. Tanto è vero che Manfredi il primo atto che ha fatto divenuto sindaco è stato quello di triplicarsi lo stipendio. Durante il mio mandato di sindaco mi hanno offerto, purché mi omologassi al sistema, ruoli di governo e seggi parlamentari. Ovviamente ho rifiutato e voglio ricordare che senza la nostra libertà e la nostra passione Napoli non sarebbe mai passata dalla città dei rifiuti a quella del turismo, della cultura e dei beni comuni. Saremmo stati ancora travolti dai rifiuti e dalla spazzatura politica. Quelli che si erano mangiati la città, in buona parte sono quelli che oggi governano e hanno messo in vendita la città, compresa l’acqua pubblica, e stanno cedendo Napoli divisa a pezzi ai migliori offerenti ed è facile intuire chi in Italia e nel mondo ha tanti soldi.
Mi sono candidato quale presidente della Regione Calabria e non essendo stato eletto ho rinunciato allo scranno di consigliere regionale a circa 15.000 euro al mese con futura indennità (lasciando il posto ai miei compagni di viaggio) pur avendo ottenuto il 17% dei voti. Per il mio essere fuori dal sistema e contro il sistema mi devo continuamente difendere, da trent’anni, in procedimenti civili, penali ed amministrativi. Ho perso il conto. La tecnica è quella di costringerti tutta la vita a difenderti. Uno stillicidio senza fine di cui solo la mia famiglia e i miei eccellenti avvocati sono testimoni.
Ma la mia voglia di lottare non si è mai scalfita e provo sempre a rigenerarmi.
Oggi sono una partita iva, a 57 anni, metto a disposizione soprattutto la mia storia di fatti coerenti e credibili, lo faccio da giurista, da attivista politico, difendendo la Costituzione, lottando per i diritti, per la Palestina libera e contro le guerre, per la giustizia sociale, economica ed ambientale, scrivo libri, opero nella comunicazione, ho intrapreso il teatro civile e combatto per la verità e la giustizia e sempre contro corruzione e mafie (la questione morale, l’origine dei miei guai ed anche in fondo la mia missione: fuori la mafia dallo Stato).
E mi preparo sempre a nuove avventure anche politiche con l’entusiasmo di sempre e gli stessi valori con cui mi sono formato.
Non mi lamento mai, sono un uomo felice e mai appagato, con pregi e difetti come tutti gli umani, e penso sempre a chi sta tanto male e soffre molto, mantenendo però intatti i miei punti fermi: onestà, libertà, autonomia, indipendenza, sacrificio, volontà, coraggio, passione e amore. E quel pizzico di follia che ha sempre accompagnato la mia vita. Esiste una coerenza dei fatti che va raccontata, non per ottenere medaglie che nessuno mai mi darà, ma per evitare il vizio della memoria corta che è un morbo malefico della nostra fragile democrazia.
E poi da uomo pubblico, con una vita di sentimenti e passioni forti, lo devo a tutte le persone che a vario modo mi hanno seguito e voluto bene. Per me la gratitudine è un valore.
Per concludere, il lusso è per me ciò che il denaro e il potere non possono comprare e, quindi, sono un uomo ricchissimo che vive di lusso.
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2024-08-27 08:35:36
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