L’estate è ormai lontana, ricordo di tempi che appaiono remoti. Il caldo ha lasciato il passo ai primi freddi, al gelo che inizia a percorrere le strade. E l’incedere del calendario, l’avanzare inesorabile delle settimane accompagna uno degli sport nazionali per eccellenza, il più diffuso lungo tutto lo Stivale: la dimenticanza, l’oblìo, il cancellare ogni cosa come fosse una passeggera nuvola.
L’estate 2024 ha visto la riapertura delle indagini da parte della Procura di Trento sull’esclusione di Marco Pantani al Giro d’Italia del 1999. Grande clamore iniziale, pagine di rotocalchi occupate per qualche giorno e poi come temporale estivo tutto è passato via, silenzio totale o quasi. Lo sport nazionale su queste pagine non è mai stato praticato e mai lo sarà, quest’estate abbiamo pubblicato un ciclo (con “puntate” a distanza di settimane) in cui abbiamo riportato atti e fatti, documenti e testimonianze. Protagonista, sullo sfondo ma non troppo, la camorra, i clan attivi nel giro delle scommesse e non solo. Il possibile ruolo della camorra, gli interessi del mercato mafioso delle scommesse, ripercorrendo atti e fatti, documenti e testimonianze, conducono all’Alleanza di Secondigliano e ai clan.
La Commissione Parlamentare Antimafia della scorsa legislatura si è interessata alla squalifica e alla morte del Pirata. «Risultanze relative alla morte dello sportivo Marco Pantani e eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che determinarono la squalifica nel 1999» è il titolo della relazione della Commissione, approvata nel dicembre del 2022, quarantotto pagine, un lavoro di indagine che parte dai fatti del 1999 e arriva alla tragica morte di Pantani. «Vallanzasca – si legge nel documento – dichiarò che nel giugno del 1999, sei o sette giorni prima della tappa di Madonna di Campiglio del Giro d’Italia, era stato avvicinato da un altro detenuto che asseriva di volergli fare un regalo consistente in una scommessa che non poteva perdere: il detenuto in questione si era detto certo del fatto che Marco Pantani non avrebbe vinto la gara e non sarebbe giunto a Milano e lo aveva invitato a scommettere una grossa cifra su tale evenienza, dichiarandosi disponibile ad anticipare e consegnare per suo conto la somma di cinque milioni di lire a persona di sua conoscenza».
«La mattina del 5 giugno, lo stesso detenuto, con la sua inflessione campana, gli aveva detto «Renà hai visto? A Marco l’hanno fatto fuori… ò doping! Hai visto che avevo ragione io?». Nel rendere le sommarie informazioni ai Carabinieri di Forlì Renato Vallanzasca, fornì una descrizione delle fattezze fisiche del soggetto in questione, dichiarando però di non ricordarne il nome – si legge ancora nella relazione – in data 23 ottobre 2014 venne assunto a sommarie informazioni Rosario Tolomelli il quale confermò di essere stato detenuto unitamente a Vallanzasca nel giugno 1999 presso il carcere di Novara senza però fornire alcuna informazione rilevante ai fini delle indagini».
Due conversazioni intercettate – intercorse dopo l’escussione di Rosario Tolomelli – sono state riprese nella Relazione. La prima tra Tolomelli e alcuni amici; la seconda con la figlia.
TOLOMELLI: «Ha detto c’è qualcos’altro, io faccio il nome di uno che si è venduto»
TOLOMELLI: «Adesso butto benzina sopra una persona che si è venduta, statt zitt, al carabiniere gli è venuto in mente che stava Augusto LA TORRE con noi quando successe il fatto di Pantani»
FERRANTE: «uhm»
TOLOMELLI: «questo Augusto […] .inc»
FERRANTE: «sii»
TOLOMELLI: «quello è pentito a mille per mille, dico volete fare uno scambio di favori? Fatemi togliere il mandato di cattura di Arezzo io vi do il nome della persona di questo fatto, faccio finta Bru!»
FERRANTE: «tanto facile che è stato lui»
TOLOMELLI: «quello lui è stato, ma tu hai capito… inc […] […] omississ[…]»
FERRANTE: «eh […] . Vedi tu quello ha imbrogliato il coso»
Conversazione telefonica con la figlia.
A.: «ma che ci azzecca Vallanzasca con questo Pantani po?»
ROSARIO: «Che Vallanzasca poche sere fa ha fatto»
A.: «Eh!»
ROSARIO: «dichiarazioni […].»
A.: «una dichiarazione eh.’.’.’ »
ROSARIO: «dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto, guarda che il giro d’Italia, non lo vince Pantani non arriva alla fine […]»
A.: «ah ah ok»
ROSARIO: «altrimenti qua sbancano tutto quanto perché si sono giocati tutti quanti su di lui […]!»
A.: «ah ok»
ROSARIO: «quindi praticamente la camorra ha fatto perdere il giro a Pantani»
A.: «ha fatto deviare stu[…] Giro a Pantani»
ROSARIO: «cambiando le provette e facendolo risultare dopato!»
A.: «Madonna mia!»
ROSARIO: «questa cosa ci tiene a saperla anche la Mamma! ! ! !»
A.: «ma è vera questa cosa?»
ROSARIO: «SI ! ! !»
A.: «ah ah ah ok ! ! ! !»
ROSARIO: «SI!»
«Confermo che quel giorno, dopo che venni da voi sentito, parlai sia con mia figlia che con altri miei amici, ai quali riferii dei fatti di Marco Pantani, confermandogli che ero a conoscenza che fu fatto fuori dalla camorra dal Giro d’Italia del 1999 – ha dichiarato alla Commissione Antimafia lo stesso Tolomei – Gagliardi Angelo fu quello che mi aveva detto i fatti di Pantani. So che Gagliardi era un affiliato del clan La Torre. Era particolarmente legato a La Torre Augusto. So che il Gagliardi, al contrario di Augusto, non si è mai pentito. Lui aveva confidenza con Vallanzasca. Non ho mai detto nulla a Vallanzasca dei fatti relativi a Pantani».
Chi è Augusto La Torre lo ha ricordato lo scorso febbraio il nostro direttore Paolo De Chiara in occasione dell’anniversario della morte di Pantani. Già capo dell’omonimo clan di Mondragone dall’inizio degli anni ’80, collaboratore di giustizia dal 2003. Tra i più temuti della sua area criminale. Sulla vicenda Pantani è stato sentito dai carabinieri di Forlì. Avrebbe ammesso di essere a conoscenza del fatto che clan camorristici del napoletano gestivano le scommesse clandestine ed avevano architettato l’esclusione dal Giro d’Italia di Marco Pantani. «Riferì di essere stato più volte condotto nel carcere di Secondigliano, presso il reparto T1 e T2 (ossia le sezioni ove si trovavano i detenuti sottoposti al regime previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario) e di aver avuto modo di parlare, in tempi diversi, con Francesco Bidognetti (capo del clan dei Casalesi), Angelo Moccia (capo del clan Moccia di Afragola) e Luigi Vollero (capo del clan di Portici, detto «il Califfo»). Costoro gli avevano detto che l’esclusione di Marco Pantani dal «Giro d’Italia» era stata voluta dai clan operanti a Napoli».
Ecco le parole dell’ex boss: «Conoscendo le amicizie dei predetti, do per scontato che l’alleanza di Secondigliano, ovvero i Mallardo di Giugliano in Campania possano aver organizzato il tutto. I suddetti tre mi dissero che il banco, se Pantani vinceva, saltava e la camorra avrebbe dovuto pagare diversi miliardi in scommesse clandestine e rischiava la bancarotta, come quando si verificò con Maradona e con il Napoli negli anni ’80. Gli stessi non mi sembra che furono più precisi nel riferirmi i fatti di Pantani. Non credo che erano direttamente coinvolti nel giro delle scommesse clandestine sul giro».
La Torre ricorda «le frasi che erano del tipo: “sono rimasto deluso da Pantani perché anche lui è dopato perché anche lui ha preso la bumbazza” e di rimando, uno dei tre, non ricordo chi con precisione: “ma quale bumbazza e bumbazza, l’hanno fatto fuori perché sennò buttava in mezzo la via quelli che gestivano le scommesse”».
E aggiunge: «Non sono a conoscenza di come hanno fatto per i dati di Pantani per farlo risultare positivo.
Il clan intervenuto ha avvicinato sicuramente chi era addetto ai controlli e li hanno corrotti. Posso immaginare che si sono serviti di persone napoletane, anche non facenti parte direttamente della camorra e che potevano avere dei contatti professionali con i dottori. Escludo nella maniera più assoluta che i medici siano stati minacciati; si tratta unicamente di corruzione».