di Filippo Torrigiani (Consulente Commissione Parlamentare Antimafia)
La direzione è tracciata da tempo e la china politica che nel Paese è sempre più maggioranza, prosegue la propria rotta forsennata. E a niente sembrano servire le grida d’allarme lanciate dalle realtà che operano azioni di misericordia. La povertà si fa sempre più opprimente: secondo l’ultimo Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale, negli ultimi dieci anni il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% del 2014, al 9,7% del 2023, pari a 5 milioni 694 mila persone, che rappresentano circa il 10% della popolazione italiana.
Ma si tratta di persone, non di numeri. E a far smuovere le coscienze, soprattutto di coloro che occupano ruoli di rappresentanza politica ed istituzionale, dovrebbero essere sufficienti questi dati, e invece no.
Nell’indifferenza di troppi vanno ripetendosi reiterazioni di condotte predatorie, appannaggio dei potentati economici e finanziari, che trovano la sponda in un apparato politico talvolta complice, silente o svagato: con riferimento ai giochi e alle scommesse la Manovra di Bilancio, in discussione in questi giorni nelle aule parlamentari, né è la prova più tangibile.
MILLESEICENTODICIASSETEMILIARDI di euro (1.617). A tanto ammonta il valore dei denari che dal 2004 al 2023 sono stati veicolati nei canali di giochi e scommesse in Italia; ma quanti soldi sono 1.617 miliardi di euro?
Proviamo a capire meglio: il debito pubblico italiano vale 2.895 miliardi, questo significa che, se paragoniamo il volume di soldi giocati nell’arco temporale 2004 – 2023 si ricava una incidenza % del 40,1 sul debito pubblico, oppure un valore di denari che si avvicina abbastanza al PIL italiano dell’anno 2021 che è stato di 1.782 mld di euro.
L’attuale fase ci consegna un Paese sempre più diseguale, e tra le cause che hanno concorso al tracollo di una parte del tessuto sociale e produttivo, va incluso anche il comportamento del sistema bancario e creditizio che, come noto, non si è rivelato prodigo nel concedere liquidità né ai giovani né tantomeno alle imprese, soprattutto a quelle di piccole e medie dimensioni e ciò si trasforma in ‘terreno fertile’ per i rischi di usura. A chi si rivolgono dunque i cittadini bisognosi di liquidità? Ai canali di finanziamento legale, naturalmente. Alle Finanziarie, ai Banchi dei Pegni presenti e disseminati su tutto il territorio nazionale che muovono un volume d’affari complessivo di circa 800 milioni di euro all’anno e risultano di proprietà di circa una quarantina di banche, tra le quali Unicredit, Gruppo Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, Carige, Banco BPM, tanto per citarne alcune. Ai Compro Oro: nel 2018 le licenze per il commercio di preziosi erano, in Italia, 24.877; nel 2019 le licenze in corso di validità hanno raggiunto quota 29.511 (+ 4.634 sull’anno precedente).
Un Sistema legalmente predatorio nel quale ricade anche il Comparto del gioco d’azzardo che deve, assolutamente, essere ricondotto ad una misura di sostenibilità. Più di ogni e qualsiasi sensazione sono i numeri a chiarirlo, ecco alcuni esempi:
- Conti gioco, siamo passati da un numero di 9.651.403 del 2019 a 15.207.386 del 2023, con una crescita percentuale del 15.8%. E tuttavia, in termini finanziari, il dato più inquietante è dato dal valore, il quale, ancorché variabile a seconda dei prelievi e delle ricariche, al 31.12.2023 era pari a 10.384.936.454 di euro: una somma di denaro abnorme sostanzialmente in dote alle Società di scommesse e nei fatti drenata al resto dell’economia reale.
- Lotterie istantanee (Gratta e vinci) nel primo semestre del 2024, dentro ad un contesto di fragilità economica e sociale sempre più pregnante, sono stati venduti 4.116 tagliandi al minuto, 69 al secondo 24h su 24 per un valore di 139.734.372,12 € alla settimana.
Nei fatti si tratta di una vera e propria emorragia finanziaria ma, nondimeno, culturale: anni di pubblicità prive di contraddittorio hanno fatto credere agli italiani che, il ricorso ai giochi e alle scommesse, fosse la soluzione a tutti i mali. In realtà il corso degli eventi ci consegna un quadro esattamente opposta. Il fenomeno dei giochi d’azzardo, unitamente ad altri fattori, sta minando la tenuta del tessuto sociale: produce decadimenti che penetrano il tessuto dei territori in varie forme: crea dipendenza patologica, penuria economica e talvolta rappresenta un veicolo d’infiltrazione mafiosa nell’economia; non di meno giova ricordare cosa, questo fenomeno, rappresenti in termini economici: prevenzione, cura della malattia da gioco (Gap) e contrasto all’illegalità hanno un costo altissimo che tutti i cittadini, attraverso la fiscalità generale, sono chiamati indirettamente a corrispondere.
Questa deriva va fermata, non ci sono alternative: è necessario ridurre in maniera importante l’offerta dei giochi e attuare una serie di misure di contrasto ai fenomeni degenerativi che l’azzardo realizza. La politica – intesa come servizio alla collettività e non come corsia preferenziale per fare carriera o compiacere i potenti di turno – deve imparare a guardare al mondo e alla società con gli occhi degli ultimi anziché, come spesso avviene, valutare con enfasi tali modelli. L’affermazione della giustizia sociale passa da qui.
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”
sosteneva Berlinguer.
Aveva ragione, eccome. Non era veggente, era un realista con lo sguardo proiettato in avanti.
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