Antonio Di Martino, figlio d’arte criminale. Il padre soprannominato ‘o Lione è all’anagrafe Leonardo Di Martino. La condanna: metodo mafioso, e nell’altro, della stessa accusa, ma in qualità di promotore dell’organizzazione criminale. Secondo la Dda partenopea dopo l’arresto di suo padre avrebbe preso lo scettro del comando.
Un curriculum criminale di primissimo livello che viene fuori dalle carte dell’Antimafia che hanno messo nel mirino l’erede di Leonardo ‘o Lione. Un uomo capace di tutto. Come quando, nel 2015, è riuscito a sfuggire all’arresto «driblando» una volante della polizia stradale sull’autostrada A16.
Nel 2013, quando per scappare da un normale controllo dei carabinieri, ha deciso di rifilare una gomitata ad un militare dell’Arma per poi darsi alla fuga. Poi la latitanza. E’ una esperienza che l’ex primula rossa della camorra ha vissuto in prima persona. Lo dimostrano i 10 mesi da irreperibile trascorsi tra il 2012 e il 2013 per una vicenda di droga e poi l’ultima, durata praticamente due anni dal 2018 al dicembre del 2020, quando fuggì dalla retata scaturita dagli arresti Olimpo.
Nel DNA di Di Martino c’è la camorra: un affare di famiglia. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio.
Leonardo Di Martino ‘o Lione, infatti, venne catturato da latitante nel 2004, in un paesino alle porte di Teramo.
Sotto falso nome si nascondeva in un piccolo appartamento assieme a sua moglie quando le forze dell’ordine lo bloccarono: la sua resa segnò la vittoria della giustizia.
Ma anche Antonio è stato latitante, fu a Gragnano, dove le manette si strinsero nel 2020. Catturato a pochi passi dalla sua abitazione. La sua scarcerazione, adesso, ha riacceso i riflettori dell’Antimafia sulla città famosa per la pasta ed il panuozzo.
Ma non finisce qui. Anche il fratello Vincenzo, da poco, ha ottenuto i domiciliari fuori regione, mentre l’altro fratello Fabio è libero da alcuni anni. Il padre Leonardo potrebbe tornare in libertà nei prossimi mesi ed è così che la famiglia di camorra sarebbe fuori al completo.
Nel frattempo sui social i seguaci portano la loro solidarietà criminale al neo scarcerato Di Martino. Sappiamo bene come la camorra sia presente sui social divulgando il credo mafioso e osannando boss e sodali.
Ma chi deve contrastare questa apologia mafiosa sui social?
C’è un vuoto normativo in materia. I social sono anche spunto di attività investigative poiché la camorra ostenta sempre di più: dalle auto di lusso ai rolex alle ville di lusso e gli abiti firmati. Tutto per inviare un messaggio alle nuove generazioni criminali di come la camorra è ricchezza e appartenenza e chi non si affilia viene punito con la vita.
La camorra è social. E mentre la politica è distratta i boss e i gregari continuano la loro opera di divulgazione sia in libertà che dalle patrie galere.
La foto di copertina è stata pubblicata da FanPage
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