Gennaro Ciliberto, Testimone di Giustizia e Presidente Onorario del Premio. La III Edizione del Premio è finita. Che bilancio possiamo tirare?
Il Premio Nazionale Lea Garofalo è una realtà che impegna tanto gli organizzatori e a loro va il mio ringraziamento.
È importante ricordare che il Premio Nazionale Lea Garofalo è un momento di riflessione e un’occasione per divulgare la parola legalità ma anche per ricordare la memoria di Lea perché in questa nazione troppo spesso non c’è memoria.I giovani debbono sapere e conoscere cosa siano le dinamiche di chi, dopo la denuncia, è costretto a sopravvivere e Lea non è riuscita a vivere perché ha pagato il prezzo più alto con la vita, nonostante avesse più volte chiesto aiuto anche al Presidente della Repubblica.
Lea è stata uccisa ma anche umiliata e offesa da soggetti che hanno il compito è il dovere di difendere chi denuncia la criminalità.
Il mio pensiero va a Lei che ha saputo dimostrare come si può spezzare la “catena” della ‘ndrangheta dei legami mafiosi e sapere denunciare.
Argomento Testimoni di Giustizia. Ancora una volta, dopo diverse sollecitazioni, stiamo notando il silenzio della Commissione Antimafia, nella persona della Presidente Chiara Colosimo, e di quasi tutto l’apparato politico italiano, a parte pochissime voci fuori dal coro. Perché secondo lei accade questo? Siete troppo scomodi?
Attualmente nell’agenda di governo non c’è la parola Testimone di Giustizia ed è un vero attacco alla legalità. Anni e anni di antimafia sono stati distrutti dall’operato di questo governo.
La commissione parlamentare antimafia non vuole affrontare la questione Testimoni di Giustizia, una grande indifferenza che la presidente Colosimo porta avanti da quando la stessa presiede la commissione antimafia e se allora ad una commissione antimafia non interessa affrontare la questione Testimoni di Giustizia allora inutile scrivere o citare frasi contro le mafie che restano solo retorica e l’umiliazione che stanno subendo chi ha denunciato le mafie è una vera azione che punisce i Testimoni di Giustizia
Stiamo assistendo, giorno dopo giorno, al collasso istituzionale degli appartenenti alla vita pubblica dei vari territorio, in particolare le amministrazioni. Per ultimo c’è il caso di Somma Vesuviana che denuncia da tempo e che, per fortuna, si è evitata una tragedia. Dove andremo a finire se si continua così? Che mondo lasceremo?
La politica sta inviando sempre di più dei segnali pessimi se pensiamo alle varie inchieste e gli arresti di politici abbiamo il quadro di quanto sia diffusa la mentalità della illegalità. Poi c’è quella presunzione di arroganza e potere che alcuni soggetti politici mettono in campo al fine di evitare un confronto civile.
Se poi ci fermiamo a Somma Vesuviana possiamo evidenziare come un amministratore che è nel palazzo da oltre 20 anni abbia messo al primo posto il suo tornaconto evitando di mettere in campo ogni azione affinché Somma Vesuviana possa essere una cittadina funzionale, sicura e che abbia un territorio che sia usufruibile dai cittadini.
Lo stesso primo cittadino ha in gestione un bene confiscato alla camorra appartenuto ad uno dei boss di camorra più spietati ma ad oggi quel bene dopo 20 anni resta inutilizzato. Ho chiesto più volte e sollecitato l’utilizzo dell’immobile per fini sociali ma nulla sembra quasi che ci sia una paura o altro affinché quell’immobile torni alla legalità
Abbiamo pubblicato diverse lettere di Testimoni di Giustizia e delle condizioni nel quale si trovano a vivere. Ci si ritrova in ciò che è stato scritto? Cosa serve realmente per tutelare i Testimoni?
I Testimoni di Giustizia ma tutto l’apparato protezione sta fa anni vivendo molteplici complicazioni, basti pensare che ci sono Testimoni di Giustizia ridotti alla fame e in termini di sicurezza ci sono falle che mettono in pericolo i Testimoni di Giustizia e i familiari.
Tutto questo è stato ampiamente denunciato e portato a conoscenza delle più alte cariche dello Stato tra cui anche il Presidente della Repubblica Mattarella ma anche lui ha scelto il silenzio.
Dobbiamo anche poter dire che proprio la politica ha un ruolo determinante nella gestione dei Testimoni di Giustizia poiché il presidente della commissione centrale ex art 10 è il sottosegretario Molteni in quota Lega Nord. Nella sua qualità di presidente ha la totale gestione dei Testimoni di Giustizia e collaboratori di giustizia e lo stesso Servizio Centrale di Protezione, che è un apparato interforze, opera dietro le direttive della commissione centrale ex art 10. Almeno così la legge prevede ma in questi anni il Servizio Centrale di Protezione proprio per una totale assenza delle decisioni della commissione ha attuato una serie di circolari interne che spesso sono in netta contrapposizione con la legge.A chi rivolgersi allora per far valere i propri diritti di testimoni di Giustizia?
Purtroppo resta la strada della giustizia amministrativa con un esborso di migliaia di euro da parte dei Testimoni di Giustizia che devono chiedere al TAR o Consiglio di Stato dei diritti che una legge ha ben definito.
Concludo affermando che il messaggio è chiaro “si puniscono i Testimoni di Giustizia al solo scopo di ridurre le denunce contro le mafie e la corruzione poiché il messaggio che giunge alla popolazione è questo CHI DENUNCIA AVRÀ DUE NEMICI le mafie e parte dello stato”
Già da adesso si inizia a lavorare per la IV Edizione. Da Presidente Onorario, cosa si aspetta?
Do appuntamento a tutti alla prossima edizione del premio nazionale Lea Garofalo ricordando che l’impegno a contrastare ogni forma di illegalità deve essere un impegno quotidiano costante e partecipativo.
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