Torna Cesare Annunziata , il personaggio così amato nel libro “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone e torna anche la spinta motivazionale a leggere un libro che induce alla riflessione profonda sul senso della vita, lontano dalle certezze, dai modelli stereotipati, ma immerso nella lucida capacità di interpretare questo lungo o breve viaggio, questo tratto di strada che inevitabilmente ci porta a vivere la nostra dimensione.
Con la sua penna arguta ed ironica Lorenzo Marone, ancora una volta, ci trascina nel mondo reale, con dovizia di particolari toccando temi che garantiscono l’analisi delle sfumature coincidenti con le stagioni della vita e con l’eterno girovagare dell’uomo, a tutte le età, per raggiungere un equilibrio emotivo o forse per perderlo e perdersi nei ricordi, nelle circostanze, nel modo di affrontare le vicende esistenziali.
Cesare Annunziata, ormai ottantenne, vedovo, affronta un caldo agosto a Napoli, al Vomero, da solo, se non in compagnia di ricordi, tanti ricordi che implorano di essere ascoltati, rivissuti.
Uno squarcio di vita vissuta gli si pone davanti e lui, sempre cinico e la nostalgia lo avvolge, come anche una profonda malinconia. Il suo vagare per le strade del quartiere in compagnia del cane del nipote, in vacanza, lo interrogano sul luogo dove egli è vissuto per gran parte dell’esistenza, un luogo che diventa teatro di avventure, ora che le sue giornate sono apparentemente piatte e monotone.
Se non diventare poi interessanti nello scorgere i movimenti della vita di una umanità ormai lontana dal suo stile di vita.
Così improvvisa rapporti occasionali con una giovane ragazza, persa nel suo tormento interiore ed alimenta in lei, proprio lui sempre disilluso, il tarlo della salvezza, della possibilità di ritornare a vivere.
Il senso di solitudine si accompagna alla capacità di vedere solo ora tutta la vita scorrerle davanti come un nastro che aspetta di essere letto con gli occhi di oggi, quelli di un uomo che sia avvia al tramonto.
Le rivelazioni che ne derivano, quelle a se stesso, non agli altri, sono sconcertanti, stridenti con la vita che pure le è sembrata scorrere normalmente in tutti quegli anni.
Ma ora tutto diventa doloroso perché a guardare da lontano non capita poi tanto spesso.
Il rapporto con la moglie, la sua mancanza ora che non c’è più, l’amore per la cognata, il rapporto con i figli e la paternità sono messi in fila come personaggi vitali pronti a parlargli, ad interrogarlo, ad incalzarlo.
Sarà che a fine corsa si vorrebbe ancora il biglietto per viaggiare di nuovo, sarà che l’inquietudine in gioventù è calmierata dalla forza, dall’energia anche di fare sciocchezze, sarà che la vecchiaia porta alla riflessione, al ripiegamento interiore, ma Cesare Annunziata incarna proprio quel periodo in cui non si fanno sconti , lo specchio si ingigantisce e alla protervia, al cinismo si sostituisce una tenerezza ed una fragilità sconvolgenti.
La vecchiaia in un torrido agosto a Napoli e Cesare Annunziata, attraverso queste splendide pagine, ci attraversano e ci portano al turbamento derivato dalla caducità delle cose, dell’attesa che esse avvengano per poi andare via.
Lorenzo Marone nasce a Napoli. Laureato in Giurisprudenza, esercita l’avvocatura per quasi dieci anni, mantenendo parallelamente un’intima attività di scrittore. Un giorno smette di fare l’avvocato, si trova un lavoro come impiegato in un’azienda privata e comincia a spedire i suoi racconti. Suoi sono i libri Daria (La gru, 2012), Novanta. Napoli in 90 storie vere ispirate alla Smorfia (Tullio Pironti, 2013), La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015), Magari domani resto (Feltrinelli 2017), Cara Napoli (Feltrinelli 2018), Tutto sarà perfetto (Feltrinelli, 2019) e La donna degli alberi (Feltrinelli, 2020), Sono tornato per te (Einaudi, 2023).
Di se stesso scrive: «Amo i cani e tutti gli animali, corro tre volte a settimana, ascolto musica in ogni momento del giorno, soprattutto di gruppi rock italiani semisconosciuti, leggo la sera a letto, in genere testi di autori contemporanei, ho difficoltà a lasciare un romanzo a metà, sono molto freddoloso, adoro il cinema e le persone curiose, mi fanno paura i ragni, e per prendere l’aereo mi devo imbottire di calmanti. Preferisco la birra al vino, il salato al dolce, il cioccolato fondente a quello al latte, e i cattivi rispetto ai finti buoni. Mi piacerebbe saper cucinare, ma sono una frana, come in ogni attività manuale. Però so farmi scrocchiare la schiena con un solo movimento».