È passata ormai oltre una settimana dai funerali di Papa Francesco e siamo ormai a poche ore dall’inizio del conclave che eleggerà il nuovo successore di Pietro. In queste settimane si sono intrecciati bilanci su dodici anni di papato e attese e aspettative sul nuovo Pontefice. Fiumi di inchiostro e ore di trasmissioni televisive sono piovute copiose su ogni aspetto. O quasi.
Tra i fiumi di parole ogni tanto è sbucato “abusi”, “pedofilia” mai (ma come già ampiamente sottolineato in passato pare essere parola bandita e considerata scandalosa per l’inner circle mediatico e sociale). Pronunciata da sfere più o meno alte, con considerazioni le più varie (ma tutte sostanzialmente in un’unica direzione), e tra fedeli in piazza, parenti e amici d’infanzia del pontefice defunto, cardinali, vescovi, sarti e tanti altri c’è una voce che non è stata minimamente contemplata, che non sembra avere diritto di cittadinanza nell’Italia 2025 all’ombra del cupolone, quella delle vittime.
Eppure, già nelle ore dell’annuncio della morte di Jorge Maria Bergoglio si sono espresse e l’Italia è il Paese dell’unica associazione in Europa di vittime della pedofilia clericale. Una censura e un’omertà che Rete L’Abuso, con amaro sarcasmo, ha stigmatizzato nei giorni scorsi.
«Comico per non dire avvilente e frustrante per le migliaia di vittime italiane e i loro famigliari, inesistenti solo per la cronaca italiana che con grande ipocrisia in questi giorni si fa in quattro disperata perché non riesce a trovare un solo caso in Italia – è l’incipit della denuncia pubblica dell’associazione qui https://retelabuso.org/2025/05/03/stampa-italiana-aaa-cercasi-disperatamente-casi-di-pedofilia-nel-clero-italiano-per-poter-fare-almeno-un-articolo – Ne scova in tutto il mondo ma qui purtroppo, in totale assenza è ridotta a raccontare come è stato montato il comignolo per la fumata del conclave, del frigobar svuotato di alcolici non pagati senza chiedersi come mai quel frigobar fosse pieno di alcolici».
«Svaniscono dalla memoria dei cronisti italiani tutti i recenti casi del 2025 come il rinvio a giudizio del vescovo di Enna Rosario Gisana, i casi di don Samuele Marelli, don Ciro Panigara, don Luca Matteo, don Andrea Melis e via dicendo – denuncia la Rete – Casi di cui non si ricorda più neppure chi li ha scritti… D’altronde son vecchi di qualche mese… E d’altra parte in Italia non è che ci sia molto, solo una microscopica punta dell’iceberg che col riscaldamento globale pare un ghiacciolino che conta (in assenza di una commissione governativa d’inchiesta) soltanto 1031 sacerdoti offender ed un’inezia di vittime… giusto 4262, più l’insignificante indotto laico. Dati consultabili sul database dell’unica associazione di sopravvissuti agli abusi del clero presente in Italia».
A ridosso del conclave proviamo a rompere questo muro di omertà e silenzio, a riportare un bilancio di questi dodici anni e quanto espresso in queste settimane – grazie soprattutto a Rete L’Abuso e al suo portale web, vera preziosa fonte di informazione indipendente – dalle vittime.
«Il caso Italia, una anomalia mondiale dove la totale assenza di Stato ed Istituzioni pesa come un macinio al quale si aggiunge una troppo scarsa informazione.
Il risultato è non solo l’inarrestabile continuare degli abusi ma addirittura un problema che sembra essere solo nel clero. E mentre in Italia scatta la censura alle proteste delle vittime sopravvissute, l’ipocrisia fa notizia con i casi che arrivano dall’estero, quasi come se qui da noi il problema non esista. In un’intervista senza filtri e censure alla radio nazionale svedese la Rete L’ABUSO fa il punto della situazione e ne spiega i motivi ignoti al pubblico italiano».
«Dieci anni in cui si è guardato più il dito che la luna» la sintesi dei primi dieci anni da parte di Adista. «Papa Francesco ha parlato molto, ha fatto alcune cose, ma ha ottenuto ben poco» scrisse la direttrice Ludovica Eugenio in un’analisi in cui sottolineò che «gli innegabili piccoli passi spesso si sono rivelati inefficaci. Francesco non è riuscito, in questi dieci anni in cui le Chiese del mondo hanno vomitato il loro tributo di crimini pedofili, a spogliarsi di un habitus clericale che, nonostante le numerose affermazioni contrarie, continua ad appesantirlo, e che gli impedisce, quando potrebbe, di fare la cosa giusta al momento giusto».
«Senza azioni potenti, cioè capaci di incidere realmente su quella parte di cultura, detentrice del potere nella Chiesa, che poggia su clericalismo, misoginia e sessuofobia, qualsiasi azione mirante a risolvere il problema degli abusi nella Chiesa risulta inefficace e palliativa» scrisse Ludovica Eugenio in un articolo che si concluse evidenziando il fallimento sul fronte del clericalismo. Varie volte “condannato” nelle parole di Bergoglio ma rimasto inattaccato, senza il coraggio di andare alle radici di un potere «ancorato al ministero maschile, sessualmente repressivo, che è una cosa sola con il sistema di potere ecclesiastico autoritario, avverso a un ruolo alla pari con le donne nella Chiesa» e «Francesco, per certi versi, lo ha, al contrario, rafforzato».
Eppure è «il vero nodo del problema, soprattutto per quanto riguarda il crimine degli abusi», «viene da uno status qualitativamente distinto da quello dei fedeli e sancito dal celibato, che fa del prete un essere separato; un potere sacralizzato dalla funzione di mediatore del divino, la cui credibilità è difficile anche solo mettere in dubbio». «Un potere così inteso si trova su un piano inclinato verso l’abuso – conclude la direttrice di Adista – Francesco sembra esserne consapevole, ma agendo sul sintomo e non sulla causa ha perso l’occasione di rendere efficace la sua lotta agli abusi, perché ha guardato il dito e non la luna».
Tra i cardinali elettori ci sono alcuni coinvolti in casi di abusi e nei tentativi di insabbiamento: «Sono una ventina per ora i profili di cardinali segnalati da Snap e da BishopAccountability» segnala Adista, tra loro il papabile considerato più accreditato ovvero Pietro Parolin.
Tra i papabili italiani anche Matteo Zuppi, attualmente presidente della Conferenza Episcopale Italiana. «Francesco lo ha nominato presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel 2022, scegliendolo tra una rosa di tre candidati votati dai vescovi – riporta il New York Times – Uno dei suoi primi atti è stato l’apertura di un’inchiesta sugli abusi sessuali commessi dal clero cattolico in Italia. Il primo rapporto dell’inchiesta è stato deludente perché mancava di ampiezza e indipendenza, ha affermato Francesco Zanardi, fondatore e presidente di Rete l’Abuso , un’organizzazione italiana per i diritti delle vittime.
Zanardi ha in parte attribuito la colpa alla legge italiana, che non obbliga la Chiesa a denunciare i reati di abuso alle autorità civili, quindi il Cardinale Zuppi stava “seguendo alla lettera la legge”, ha affermato. Eppure, persino i critici del cardinale hanno affermato che l’inchiesta ha superato di gran lunga quella condotta dai suoi predecessori in un Paese in cui gli abusi sessuali da parte del clero non hanno ancora avuto una resa dei conti pubblica . Zanardi ha affermato che il cardinale Zuppi lo aveva incontrato numerose volte e non si era tirato indietro di fronte al confronto».
I sopravvissuti neozelandesi agli abusi sessuali su minori da parte del clero cattolico esprimono le condoglianze per la morte di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) che ha guidato la Chiesa cattolica mondiale dal 2013 fino ad oggi.
Papa Francesco è morto. I sopravvissuti neozelandesi agli abusi della Chiesa cattolica rispondono
Il mondo piange la morte di Papa Francesco. C’è però chi lo attacca per la gestione dello spinoso dossier abusi.
Preti pedofili, le associazioni delle vittime contro Papa Francesco
Francesco Zanardi, presidente Rete L’Abuso
L’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha varcato la Porta Santa in occasione del Giubileo degli adolescenti affiancato da don Marco Galli, accusato nel 2016 di atti osceni in una piscina pubblica, e per questo allora rimosso dall’incarico che ricopriva.
È una storia che ci porta a ricostruire la vicenda di alcuni casi di abusi e della loro gestione nella diocesi di Milano, che si prepara ad assistere al prossimo Conclave da spettatrice, visto che Delpini non è mai stato creato cardinale da Papa Francesco, che pure gli aveva affidato la guida della Chiesa Ambrosiana.
Juan Luis Cipriani, membro dell’Opus Dei e già arcivescovo di Lima, nel 2019 fu sanzionato da Papa Francesco per accuse ritenute dal Santo Padre credibili di abusi sessuali su minori risalenti ai primi anni ’80. Il porporato sta partecipando a incontri e riunioni pre-Conclave.
I sopravvissuti agli abusi chiedono al prossimo papa di attuare una politica di tolleranza zero e di identificare i cardinali con precedenti penali scadenti