“Le accuse contro Prevost sono nate tra le fila del Sodalicio, con lo scopo di screditarlo, screditarlo e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica, a seguito degli eventi che stavano già iniziando ad accadere nel caso Sodalicio.”
“Robert Prevost ha sempre preso posizione e si è schierato dalla parte delle vittime. Ha sempre messo le vittime al primo posto ed è stato uno di coloro che hanno difeso sopravvissuti e vittime dagli attacchi del Sodalicio.”
“I settori di estrema destra della Chiesa cattolica sono attivi attraverso i loro media satellitari e i loro accoliti per screditare i potenziali candidati papali, che potrebbero seguire l’esempio di Papa Francesco.”
“Prevost verrebbe celebrato praticamente come se fosse un Papa peruviano, perché ha sempre messo al centro le vittime di abusi”.
| José Manuel Vidal, inviato speciale a Roma
Il giornalista peruviano Pedro Salinas , insieme alla sua compagna Paola Ugaz, è stato colui che ha scoperto e indagato a fondo sul Sodalicio de Vida Cristiana, un movimento che Papa Francesco ha soppresso prima della sua morte, a seguito del processo portato avanti dalla commissione Scicluna-Bertomeu. Ha trascorso anni a denunciare questa setta cattolica e, di conseguenza, ha subito ogni genere di persecuzione, compresa quella giudiziaria. Per tutti questi motivi, egli è un’autorità riconosciuta in materia di abusi clericali ed è pienamente consapevole delle azioni di tutti i vescovi del suo Paese di fronte a questa vergognosa piaga.
In un’intervista esclusiva con Religion Digital, Salinas afferma che “le ‘accuse’ di insabbiamento nei confronti di Robert Prevost sono assolutamente false” e che provengono dai ranghi del Sodalicio, “con lo scopo di screditarlo, screditarlo e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica”.
Inoltre, riconosce che Prevost “si è sempre lasciato coinvolgere nella controversia e si è messo nei panni delle vittime” e che queste false accuse provengono dal Sodalitium e da “settori di estrema destra della Chiesa” per screditarlo.
Quali conclusioni ha tratto dall’indagine sulla risposta di Prevost agli abusi di Chiclayo?
La mia conclusione principale riguardo alle accuse di insabbiamento a Chiclayo, a cui, secondo i rigoristi, Robert Prevost avrebbe partecipato come principale artefice dell’insabbiamento, è che esse sono nate dalle viscere del Sodalicio, con lo scopo di screditarlo, screditarlo e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica, come conseguenza di quanto stava già iniziando ad accadere nel caso Sodalicio.
Le accuse di insabbiamento contro monsignor Prevost sono false?
Le “accuse” contro Robert Prevost sono assolutamente false. Così è stato verificato, confermato, corroborato e provato che non avevano alcun fondamento nella realtà.
Francesco lo ha nominato prefetto dei vescovi quando si è reso conto che queste accuse di insabbiamento erano false?
Chiaramente, e per di più, tra i prefetti dei Dicasteri, Robert Prevost è stato il prefetto o uno dei prefetti in cui Papa Francesco ha riposto maggiore fiducia. Questo è qualcosa che è stato più o meno dimostrato anche dal livello di vicinanza e fiducia tra Papa Francesco e Prevost. Questa è una cosa che noi giornalisti che abbiamo indagato sul caso Sodalicio sappiamo. Sappiamo che coloro tra noi hanno fatto causa ai leader del Sodalicio presso i tribunali peruviani. E noi, che siamo sopravvissuti all’organizzazione, lo sappiamo. Robert Prevost accettava sempre la causa e si metteva nei panni delle vittime. Ha sempre messo le vittime al primo posto ed è stato uno di coloro che hanno difeso i sopravvissuti e le vittime dagli attacchi del Sodalicio.
Perché alcune vittime continuano ad accusarlo?
Il fatto che le accuse contro Prevost siano state riprese in questo momento (quando si tratta di accuse che, come diciamo a Lima, vengono riproposte e non hanno mai avuto alcun fondamento nella realtà) è dovuto al contesto in cui stiamo vivendo, un conclave, un momento di elezione del prossimo Papa. E, quindi, un momento in cui i settori di estrema destra della Chiesa cattolica sono attivi, attraverso i loro media satellitari e i loro accoliti, per screditare i potenziali candidati papali che potrebbero seguire la linea di Papa Francesco. Uno di questi è chiaramente il caso di Robert Prevost.
Secondo lei, Prevost è un candidato in grado di proseguire l’opera di pulizia di Francesco?
Sebbene non conosca approfonditamente i cardinali votanti ed eletti, ma solo superficialmente, nel caso di Prevost, che conosco per la sua carriera in Perù e in Vaticano, mi sembra che sia qualcuno che potrebbe proseguire la linea d’azione di Papa Francesco. Senza sminuire i meriti di altri candidati papali che potrebbero proseguire sulla stessa linea di Papa Francesco, credo che Robert Prevost corrisponda al profilo di un candidato che potrebbe succedere a Francesco.
Cosa significherebbe la sua elezione a papa per il Perù e le Americhe, se dovesse concretizzarsi?
Se il cardinale Prevost venisse eletto Papa, nonostante sia di origine nordamericana, sarebbe molto benvoluto in Perù. Sarebbe celebrato quasi come se fosse un Papa peruviano, perché ha sempre messo al centro le vittime di abusi. Avendo seguito molto da vicino il caso Sodalicio, so che è uno dei cinque vescovi che, quando ricopriva un ruolo di leadership nella Conferenza episcopale peruviana, si è adoperato per sostenere le vittime, insieme al cardinale e arcivescovo di Lima, Carlos Castillo, al cardinale Pedro Barreto, all’ex vescovo di Sodalicio Kay Martín Schmalhausen e all’ex vescovo di Caravelí, Reinaldo Nann. Il quinto era chiaramente Robert Prevost. Speriamo che sia uno dei candidati papali con le maggiori possibilità in questo conclave! Sarebbe una grande notizia per i cattolici se il nuovo papa fosse qualcuno come Robert Prevost, nel quale Francesco riponeva tanta fiducia. Ma questa è l’opinione di un estraneo, di un agnostico che è rimasto impressionato da Padre Jorge o dal pontificato di Papa Bergoglio.