“Tribunale chiama scuola” e così l’Associazione Nazionale Magistrati ha coinvolto migliaia di studenti, nel ricordo delle vittime della strage di Capaci, davanti il Tribunale di Palermo.
È stata una mattinata all’insegna di rappresentazioni artistiche e canti realizzati dagli studenti. Successivamente ci si è spostati dietro il tribunale, in piazza della Memoria, dove si è realizzata la commemorazione solenne con l’intervento di diversi ospiti.
Si è iniziati con il giudice Giuseppe Tango, giudice del tribunale di Palermo e presidente di ANM Palermo,
“Oggi è un giorno di speranza, a pensare ciò a cui abbiamo assistito stamattina nell’altra piazza. A guardare questa piazza mi viene in mente quanto preconizzato da Bufalino: ‘La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari’”
Successivamente ha preso parola Cesare Parodi, presidente dell’ANM:
“La nostra presenza qui ha un senso perché voi siete presenti” ha esordito così parlando agli studenti presenti. “La notizia di Falcone è stata un qualcosa che ci ha annichiliti completamente perché eravamo giovani, pieni di speranze.
Credevamo, come oggi crediamo, in una giustizia che potesse davvero migliorare il mondo”
Un breve intervento è stato fatto pure dall’avvocato Dario Greco, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, il quale ha ricordato che, come diceva Peppino Impastato:
“La mafia è, semplicemente, una montagna di merda”
La parola è poi passata alla dirigente scolastico Valeria Catalano:
“È la scuola che sconfiggerà la mafia. Diciamocelo a grande voce, siamo noi. Ogni giorno sui quei banchi imparerete.
Ogni giorno tra quelle aule. Ogni giorno i docenti, con la loro azione educativa.”
Ad intervenire, poi, è stata la dirigente dell’ambito territoriale di Palermo, Fiorella Palumbo. Ha ringraziato, studenti, docenti, forze dell’ordine, avvocati, magistrati e tutti coloro che giorno dopo giorno
“lavorano per sostenere un percorso di giustizia. Il coraggio di portare avanti le nostre idee, di fare le scelte giuste ogni giorno, ogni momento senza dimenticare che c’è chi per queste scelte ha pagato con la vita, ha pagato con sacrifici straordinari.”
La parola è passata, successivamente, ad Alfredo Morvillo, già magistrato e fratello della dottoressa Francesca Morvillo:
“Siamo nel 2025 e si può dire che sotto l’aspetto repressivo abbiamo fatto tanto. Ma, ricordando le parole di Paolo Borsellino che era un grande conoscitore di Palermo e della mafia, Paolo Borsellino in un suo intervento subito dopo la morte di Giovanni Falcone, disse che il problema di Palermo, bellissima e disgraziata, non è soltanto un semplice fatto di repressione, ma è un problema culturale e morale, è un modo di vivere che risulta nel tempo inquinato dalle logiche mafiose tipiche della mentalità mafiosa.
Nel 2025 Palermo continua a essere la capitale dello squallido compromesso politico mafioso.”
A seguire la parola è stata passata a Giuseppe Costanza, autista giudiziario del giudice Falcone e sopravvissuto all’attentato. Ha raccontato, in breve la sua storia al fianco del giudice Falcone e gli ultimi momenti in auto con lui, la moglie sull’autostrada. E un monito finale:
“Si disse che se io ero alla guida sarei morto io e sarebbe rimasto in vita Falcone. E io ne sarei stato più felice perché oggi avremmo un’Italia diversa, perché secondo me quella strage non è ancora arrivata al culmine e la strage ancora deve essere chiarita perché fatta a Palermo è stato un depistaggio.”
Successivamente la parola è passata alla presidente dell’ANM della Corte dei Conti, Paola Briguori.
“Noi siamo i giudici della legalità finanziaria su cui Giovanni Falcone aveva puntato nello svolgimento delle sue indagini. La strage di Capaci ha segnato un prima e un dopo nella storia del nostro paese. Falcone non era un eroe da mitizzare ma è un esempio da comprendere.
È stato un magistrato che ha creduto nel lavoro silenzio e rigoroso, nella forza del diritto, nella cooperazione tra istituzioni.”
Un breve intervento, poi, lo ha fatto Giovanni Paparcuri, autista giudiziario del giudice Rocco Chinnici e sopravvissuto alla strage di via Pipitone Federico. Successivamente ha collaborato con il pool antimafia nella digitalizzazione del Maxiprocesso.
“Dopo la morte del dottore Falcone, che fu il 23 maggio del ’92, poi tutti sapevamo che toccava anche al dottore Borsellino. Lui lo sapeva, lo sentiva però andava sempre in giro e uno dei suoi ultimi interventi fu il 20 giugno del ’92 che fecero una fiaccolata con tre mila ragazzi scout dell’Agesci.
A questi ragazzi ha consegnato una pergamena. Fu il passaggio di consegne”
Infine un intervento di uno studente di Giurisprudenza, Salvatore Cuschera:
“Io quel maggio del 1992 non c’ero, sono nato esattamente 10 anni dopo. Non credo che il ricordo basti. Non credo che, come diceva Giovanni Falcone, per essere credibili bisogna essere ammazzati. Non credo che per la lotta alla mafia sia necessario richiedere l’eroismo dei cittadini. Ma bisogna semplicemente richiedere l’impegno di tutte le istituzioni e dello Stato.
Ma dobbiamo capire che lo Stato siamo noi”
Alla fine dell’evento è stato suonato il Silenzio nel ricordo delle vittime
foto copertina di Antonino Schilirò
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