“30 minuti con…” Salvatore Borsellino: il grido della verità che il potere non vuole ascoltare
Nella decima puntata del format “30 minuti con…”, condotto da Paolo De Chiara, va in onda uno dei racconti più potenti e dolorosi della storia italiana recente: quello di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, assassinato dalla mafia e da pezzi deviati dello Stato il 19 luglio 1992 in Via D’Amelio.
In studio il nostro valido collaboratore siciliano Antonino Schilirò.
Uno Stato che depista, un popolo che resiste
Salvatore non usa mezzi termini. Parla di depistaggi istituzionali, di una Commissione antimafia che invece di cercare la verità la riscrive, e di uno Stato che non ha mai voluto processare seriamente la sparizione dell’agenda rossa, la “scatola nera” della strage.
“Chi ha preso quella borsa indossava una divisa”, denuncia, facendo riferimento all’allora capitano Arcangioli, ripreso con la borsa del magistrato tra le mani. Nessun processo vero. Nessuna condanna. Solo silenzi e archiviazioni.
Trattativa Stato-mafia e verità negate
Paolo Borsellino, secondo il fratello, è stato eliminato perché stava scoprendo i veri responsabili della strage di Capaci e non si sarebbe piegato alla trattativa tra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra.
“Aveva scoperto qualcosa e doveva morire in fretta”, dice Salvatore.
L’accelerazione della strage di Via D’Amelio fu motivata da una verità pericolosa: una rete di collusioni e complicità tra mafia, apparati deviati dello Stato e politica. Lo Stato ha prima ucciso Paolo, poi ha fatto sparire la sua agenda.
Meloni e il silenzio sulla mafia
Il passaggio più duro arriva quando Salvatore attacca frontalmente il governo guidato da Giorgia Meloni.
“È un governo che ha cancellato la parola mafia dalla sua agenda politica e che sta smantellando gli strumenti di contrasto costruiti da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Le intercettazioni vengono limitate, il controllo sugli appalti alleggerito, l’ergastolo ostativo svuotato. “Questo governo – dice Borsellino – sta facilitando il lavoro della mafia. Non la combatte, ci convive”.
Il decreto sicurezza e l’art. 31: “una bomba sulla Costituzione”
Al centro delle polemiche anche il famigerato articolo 31 del decreto sicurezza, che – secondo Salvatore – autorizza i servizi segreti a compiere azioni fuori dal controllo della magistratura, legalizzando i crimini di Stato.
“Si vogliono dare ai servizi la libertà di agire senza rispondere alla legge. È un golpe silenzioso, un colpo di Stato mascherato”.
Salvatore denuncia che, assieme ad altri familiari delle vittime delle stragi italiane (da Bologna a Piazza della Loggia), ha inviato una lettera al Presidente Mattarella per chiedere un’audizione. Nessuna risposta. Nemmeno una parola.
Dalla strage alla rimozione: lo Stato che non vuole sapere
Il fratello di Paolo punta il dito anche contro la nuova narrazione che minimizza, che nega, che “toglie i nomi” ai morti della scorta, trattandoli come numeri. E contro i falsi pentiti costruiti a tavolino come Scarantino, usati per coprire le responsabilità vere, mentre le bombe tornavano a esplodere sul continente: Firenze, Milano, Roma.
“Non bastava uccidere Paolo. Dovevano cancellare anche le sue parole, i suoi appunti, la sua eredità”.
Luciano Traina e la memoria viva
La prossima puntata del format sarà dedicata a Luciano Traina, fratello di Claudio, poliziotto della scorta ucciso in Via D’Amelio. Una nuova occasione per far parlare chi ha visto, toccato, vissuto l’orrore e ha deciso di non dimenticare.
La speranza nei giovani e il diritto di voto
Borsellino lancia un appello ai cittadini e ai giovani in vista del referendum dell’8 e 9 giugno 2025: “Il voto è l’unica forma di democrazia diretta che ci è rimasta. Non fatevi rubare anche questo”.
E cita il fratello Paolo: “La mafia e lo Stato non si combattono solo con le leggi, ma anche con la coscienza”.
Conclusione: non è finita finché non sarà detta la verità
Il format “30 minuti con…” continua a essere uno dei pochi spazi di controinformazione, dove si dà voce a chi non si è piegato, a chi – come Salvatore Borsellino – continua a lottare per la verità e la giustizia, nonostante tutto.
E in un Paese in cui chi governa invita a non votare e tace sulle mafie, questa voce è più necessaria che mai.
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