Quest’anno il tema del Trame Festival è “Liberi Liberi”, in omaggio al giornalista Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra quarant’anni fa, e al giudice Francesco Ferlaino, primo magistrato ucciso dalla ‘ndrangheta cinquanta anni fa.
Ieri si è conclusa la seconda giornata. Alle 17:30, al Palazzo Nicotera, si è svolto l’incontro dal titolo: Narcos Italia. Con Daniela De Crescenzo, Tommaso Montanino e Arcangelo Badolati della Gazzetta del Sud.
Si è presentato il libro di Daniela De Crescenzo e Tommaso Montanino, “Il Narcos. La storia di Raffaele Imperiale da Scampia a Dubai, Il Mattino”
Tommaso Montanino è un ispettore della Guardia di Finanza in servizio presso il GICO di Napoli. Negli ultimi anni ha condotto indagini su scala internazionale, con il coinvolgimento di polizie di più Paesi e, tra le sue investigazioni, è nota quella che ha portato alla cattura, a punto, di Raffaele Imperiale.
“Di camorristi pentiti non ne conosco”
esordisce così l’ispettore riferendosi alla collaborazione di Raffaele Imperiale.
Durante l’incontro è stato fatto un racconto della camorra, delle quattro faide, della famiglia Di Lauro e degli Scissionisti e, immancabile, il traffico di droga.
“Imperiale è il primo criminale che approda alla finanza”,
afferma la giornalista Daniela De Crescenzo.
Si è parlato, poi, della prova di corruzione ai magistrati napoletani di Imperiale, quando gli offrì un’isola al lardo di Dubai. Il racconto è continuato parlando dei legami tra camorra e ‘ndrangheta, nello specifico di Imperiale con l’altro re dei Narcos, Rocco Morabito, e con le FARC.
Un passaggio fondamentale è stato fatto sul sud America, più precisamente in Paraguay, dove è stato ucciso il magistrato Pecci, molto conosciuto in Italia per il suo lavoro.
Secondo De Crescenzo
“il legame tra narcotraffico e terrorismo è storico”.
Un ulteriore tema affrontato è quello sui criptofonini, alla base dei traffici di Imperiale, in quanto fece tutto attraverso il suo telefono proprio perché sicuro di quel mondo criptato.
Un ruolo fondamentale lo hanno giocato gli undercover, gli agenti sotto copertura, grazie ai quali per la prima volta a Trento, negli anni ’80 quando procuratore era Carlo Palermo, è stata intercettata la droga di Imperiale.
“Imperiale era stato contattato dalla DEA per infiltrarsi tra i narcotrafficanti”
e da lì si è spiegato come agiscono i criminali sotto copertura.
Infine dopo l’arresto di Imperiale
“il vuoto è stato colmato dagli albanesi”.
Alle 18:30 poi è stato il turno, sempre a Palazzo Nicotera, dell’incontro: Il Padrino della Cocaina. Con Antonio Talia, Giorgio Curcio e Antonio Anastasi, del quotidiano del Sud.
Si è presentato il libro di Antonio Talia, “Duello, Caccia globale al boss di narcos calabresi, Fuoriscena”
In questo caso si è fatto un approfondimento dell’altro boss del narcotraffico mondiale, Rocco Morabito e del suo legame direttamente con i produttori di droga e, grazie a questo, la capacità di acquistarla ad un prezzo minore in confronto alle altre mafie. In quanto secondo ricercato a livello nazionale, quando Matteo Messina Denaro era ancora latitante, un passaggio è stato fatto sui legami di alcune cosche di ‘ndrangheta, anche minori, con cosa nostra siciliana. Si è parlato di come i cronisti abbiamo fatto un racconto sulle lettere d’amore di MMD, o della Gintoneria, e di quanto si parli poco di operazioni importanti, tipo la “Millenium”.
Un paese da osservare, sul narcotraffico, è la Svezia dove da sei anni si spara in continuazione e i giovani vengono affiliati tramite la piattaforma social Telegram.
Un altro fatto affrontato è quello relativo alla militarizzazione della ‘ndrangheta, cosa che gli da valore e credito a livello mondiale.
“Rocco Morabito è riuscito a trattare paro a paro con tutte le organizzazioni criminali presenti in sud America ma non solo, ottenendo risultati”
afferma Antonio Talia.
L’aspetto che denunciano da tempo il procuratore Gratteri e il professore Nicaso, sui vuoti italiani nella lotta al cybercrime, viene affermata pure in questa storia parlando della importanza nella creazione di chat criptate, invalicabili fino a pochi anni fa.
Per quanto riguarda il lavoro dei giornalisti bisogna
“far capire ai lettori la sostanza di cui parliamo”
secondo il giornalista Giorgio Curcio. E con questo incipit si è parlato delle leggi bavaglio che sono state approvate mano a mano anche se
“non è cambiato molto il nostro lavoro, grazie anche al lavoro portato avanti dalle procure”.
Inoltre si è acceso il discorso sui traffici di armi di Morabito con il Brasile e il Pakistan.
L’incontro si è chiuso provando a capire quali siano le nuovi rotte del narcotraffico e della importanza del porto di Anversa, oltre a quello di Gioia Tauro.
In tutte e due le presentazioni gli autori hanno voluto far capire della importanza, anche tramite questi libri, di non mitizzare il male infatti hanno scritto si la storia di boss criminale, che potrebbe affascinare, ma parallelamente è stato raccontato di quanto le loro azioni abbiamo portato male in tutto il mondo.
La sera, nella Piazzetta San Domenico, si è svolto l’incontro: Il senso della Giustizia. Il giornalista Pietro Comito ha intervistato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Salvatore Curcio.
Si è partito da due articoli pubblicati da “Il Fatto Quotidiano”, relativo alla eliminazione dell’abuso d’ufficio, e quello pubblicato da “Il Dubbio”, relativo alla separazione delle carriere. Ha smontato, passo passo, tutti i motivi che vogliono dar valore e credito alla separazione delle carriere.
“Il sistema requirente che Nordio predilige è l’organo requirente costruito in ordine piramidale sì ma che poi venga sottoposto al potere esecutivo. Non dobbiamo fermarci a guardare ciò che accade oggi ma a ciò che potrebbe accadere domani. E domani c’è il pericolo di sottoposizione del pm all’esecutivo. Quello che temo io è la perdita della cultura della giurisdizione, dell’autonomia e indipendenza della magistratura che ci invidiano tutti. Se noi allontaniamo il pm alla cultura della giurisdizione e della prova andrà sempre peggio e così sì che diventerà un super-poliziotto”
afferma il procuratore Curcio.
Poi ha parlato per la prima volta sul caso del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, dove ha voluto mettere dei paletti per ristabilire l’ordine in base alle parole dette in questa settimana su ciò che è stato fatto, ma senza entrare nel merito nel “rispetto di tutti gli indagati”.
Non poteva mancare, durante la serata, un approfondimento sulla storia ed evoluzione della ‘ndrangheta.
foto di Antonino Schilirò
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