Somma Vesuviana. Nel cuore del Vesuviano, dove le colline si affacciano sul caos metropolitano, la camorra non ha mai smesso di respirare. Si è trasformata, adattata, radicata. Oggi, uno dei casi più emblematici di gestione criminale del territorio è rappresentato dal sodalizio tra i Correale e i De Bernardo, due famiglie legate da vincoli di sangue, affari e paura.
Il nome più ricorrente è quello di Clemente Correale, pregiudicato noto alle cronache giudiziarie e al centro di un sistema che intreccia traffico di droga, estorsioni, controllo delle piazze di spaccio e intimidazioni. Compagno di Ivana De Bernardo, Clemente Correale sarebbe uno dei registi occulti del clan dei cosiddetti “22”, un gruppo che – secondo testimonianze e denunce – esercita un dominio violento e ostentato su una parte del tessuto urbano sommese.
Ciò che rende ancora più inquietante questo scenario è l’uso strumentale della fede cristiana. In un territorio in cui la religione dovrebbe essere rifugio e guida, si assiste invece a una sua strumentalizzazione cinica. I protagonisti di queste vicende si dichiarano cattolici praticanti, ma intanto – secondo le indagini – sarebbero implicati in reati gravissimi, dall’associazione a delinquere allo spaccio di sostanze stupefacenti. Un cortocircuito morale che racconta bene la contraddizione di chi, con una mano, si segna il petto e con l’altra impugna il potere criminale.
Quando i capi clan vengono arrestati, il comando passa spesso alle donne. È un dato noto agli inquirenti e confermato da molte inchieste giudiziarie. In questo contesto si inserisce Ivana De Bernardo, che non sarebbe solo una compagna “di clan”, ma una vera e propria reggente. Figura chiave nella nuova mappa del crimine locale, Ivana avrebbe ereditato e consolidato l’autorità criminale, assicurando continuità alle attività illecite e rafforzando l’alleanza tra i vari nuclei familiari.
Uno dei nodi più evidenti del potere dei Correale-De Bernardo è il controllo del Parco Fiordaliso, complesso di edilizia popolare diventato – secondo numerose denunce – un fortino del clan. Gli alloggi popolari sarebbero stati occupati abusivamente o “gestiti” secondo logiche mafiose: chi vuole una casa, paga. E paga tanto. Si parla di cifre che arrivano fino a 30.000 euro per ottenere un appartamento. Una vera e propria estorsione sistematizzata, che oltre a ledere i diritti dei cittadini onesti, alimenta il potere economico e sociale del clan.
A rafforzare questa gestione, troviamo anche i La Vecchia, famiglia imparentata con i De Bernardo e presente nel tessuto criminale del territorio. Secondo le segnalazioni più recenti, anch’essi avrebbero un ruolo chiave nella gestione illecita degli immobili e nel mantenimento dell’ordine mafioso all’interno del quartiere.
Clemente Correale, già noto come esponente del clan Mazzarella, si muove con abilità tra le alleanze camorristiche. Non solo legami storici, ma anche aperture a collaborazioni “strategiche” con i cosiddetti “paesani”, come il clan Anastasio. Una rete criminale fluida, capace di adattarsi, allearsi e occupare spazi, alimentata dalla debolezza istituzionale e dal silenzio complice di una parte della società.
Il caso Correale-De Bernardo rappresenta un paradigma inquietante della criminalità organizzata in Campania, dove religione, famiglia e violenza si fondono in un codice mafioso che resiste a ogni cambio di stagione.
Somma Vesuviana è solo una delle tante realtà in cui il potere mafioso si sovrappone allo Stato, dove interi quartieri diventano feudi e i cittadini ostaggi.
È urgente intervenire con determinazione, rafforzare la presenza delle istituzioni, garantire trasparenza, legalità e protezione a chi denuncia.
Perché senza giustizia, non ci sarà mai vera libertà.