Nel cuore dell’urgenza ambientale, tra il collasso climatico e la ricerca di un futuro sostenibile, l’informazione gioca un ruolo cruciale. A ricordarcelo è il Rapporto Eco Media 2024, prodotto dall’Osservatorio Eco Media del Pentapolis Institute. Un’indagine lucida e dettagliata su come stampa, web, radio, TV e social media italiani affrontano (e spesso trascurano) le sfide ambientali.
Nel 2024, la tematica “crisi” – che comprende cambiamento climatico, inquinamento, alluvioni e siccità – domina incontrastata: oltre 1,19 milioni di citazioni su tutti i palinsesti mediatici. Il picco arriva a novembre, in coincidenza con la COP29 di Baku. I termini più ricorrenti? “Cambiamento climatico” (279mila), “inquinamento” (270mila) e “alluvione” (199mila).
Ma questa sovraesposizione racconta anche un rischio: la spettacolarizzazione delle catastrofi, a discapito di un racconto sistemico e prospettico della sostenibilità.
Al secondo posto c’è l’“economia” (811.349 citazioni), con focus su transizione ecologica, riciclo ed economia circolare. Il termine più usato è proprio “sviluppo sostenibile” (167mila), ma l’impressione è che manchi ancora un collegamento efficace tra ambiente e tessuto produttivo, tra ecologia e strategia economica a lungo termine.
Terzo tema più trattato (666.531 citazioni), la biodiversità trova spazio soprattutto durante l’estate, con un picco a luglio, complice la cronaca sugli orsi del Trentino Alto-Adige. I termini “orso”, “lupo” e “cinghiale” svettano, mentre “conservazione della biodiversità” resta ai margini. I media, insomma, preferiscono la fauna selvatica alle analisi sistemiche sulla perdita di ecosistemi.
Seguono:
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Risorse (639.244 citazioni): trainate da parole come “biologico” e “bonifica”, riflettono una sensibilità legata all’agricoltura e all’acqua.
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Energia (630.966 citazioni): molto si parla di “gas” (305mila), ma meno di fonti rinnovabili, idrogeno e efficienza energetica.
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Istituzioni e società (357.100): compaiono solo quando parlano i ministri o le ONG. “Legambiente”, “Pichetto” e “WWF” sono le parole chiave più usate.
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Trasporti (187.281): fanalino di coda, nonostante la centralità del tema nella transizione ecologica. La “mobilità sostenibile” è citata oltre 114mila volte, ma le discussioni restano di nicchia.
Chi parla di ambiente? E come?
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Web: domina con il 68% delle citazioni (810mila articoli), grazie alla rapidità e alla quantità dei contenuti.
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Carta stampata: ferma al 19%, più attenta ai temi locali e agli approfondimenti.
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TV: 10% delle citazioni, con un’attenzione maggiore nelle emittenti locali.
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Radio: solo il 3%, ma con una curiosità: è l’unico palinsesto dove la biodiversità batte la crisi climatica.
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Social media: l’analisi della COP29 ha rilevato circa 2mila contenuti e 960mila interazioni. Il sentiment è prevalentemente neutro, ma non mancano critiche per la scelta dell’Azerbaijan come paese ospitante.
Serve una nuova narrazione. Un’informazione che non si limiti all’emergenza, ma connetta ambiente, economia, società e cultura. Come scrive Massimiliano Pontillo, direttore scientifico del Rapporto: «Serve un’ecologia del desiderio, non solo del dovere». Non bastano Greta Thunberg o l’orso M49 a scuotere le coscienze.
Perché la sostenibilità non è un tema tra gli altri. È la rotta da seguire.