Per la Chiesa cattolica la violenza sessuale su un minore non è punibile se a compierla non è un sacerdote ma un seminarista. Ora la norma è cambiata, ma molti resteranno impuniti.
Nel secondo episodio del podcast La Confessione c'è, raccontato e analizzato nei dettagli, un fatto che a prima vista sembrerebbe inverosimile.
Invece è la semplice verità: per la Chiesa cattolica la violenza sessuale su un minore non è punibile se a compierla non è un sacerdote ma un seminarista.
Sì, perché la giustizia della Chiesa si occupa solo delle colpe dei sacerdoti e un seminarista non lo è ancora.
Per questa ragione la cosiddetta Investigatio Previa su don Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna condannato a 4 anni e 6 mesi per violenza e tentata violenza, si è conclusa con l'assoluzione.
E il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, regista dell'operazione, ha anche sfruttato abilmente le ambigue regole canoniche per non dare alla vittima denunciante, Antonio Messina, alcuna informazione sull'esito del procedimento. E per non denunciare il fatto alla magistratura, cosa che ha dovuto fare Messina due anni dopo la denuncia formale al vescovo, fatta quando ancora aveva fiducia nella Chiesa.
Rimane il fatto che un seminarista, colpevole di violenza su un minore a lui affidato, per la Chiesa non solo non è punibile perché non ancora sacerdote ma neppure perde i requisiti per diventarlo. Recentemente questa regola è cambiata, ma solo per i fatti commessi dopo il 2021.
Per quelli commessi prima vale ancora uno dei perversi meccanismi con cui la Chiesa ha tradizionalmente tutelato gli abusatori seriali annidati tra le sue fila.
2024-03-24 18:47:33
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