La cura, anche se non soprattutto nell’umano sentire dell’immortale capolavoro poetico di Battiato, le attenzioni, la crescita in un ambiente adatto (e anche adattato), consono, armonico sono importanti per ogni bambino. Ancor di più per i piccoli nello spettro dell’autismo.
La strada che viene intrapresa da educatori, famiglie, insegnanti, terapeuti, medici, può permettere la crescita armonica e naturale di un bambino o segnarla negativamente. Nelle ultime settimane Marie Helene Benedetti, presidente dell’associazione Asperger Abruzzo, lo ha ribadito atti e fatti alla mano, testimonianze e giuste considerazioni supportate da scienza e coscienza, varie volte.
Con l’appello che abbiamo pubblicato nelle scorse settimane, nel convegno tenutosi lo scorso 23 novembre a Chieti in collaborazione con l’Università e la FISH, e con un articolato documento sulle terapie in ambiente naturale.
Tra il trigno e il tronto, in terra d’Abruzzi, lì dove una volta i pastori dannunziani lasciavano gli stazzi e andavano verso il mare, è troppo spesso tempo di migrare per curarsi e verde (anzi al verde) sono soprattutto i portafogli di pazienti, malati e familiari. Appelli come quelli lanciati in queste settimane da Marie Helene e dalla sua associazione sono quindi importanti, vitali e rappresentano baluardi fondamentali nell’impegno e nella lotta per i diritti dei meno garantiti, deboli e fragili, ovvero i bambini. Marie Helene Benedetti è una compagna di viaggio di WordNews.it sin dal primo giorno, da anni in lotta per i diritti dei bambini autistici e delle loro famiglie.
Una combattente che ha trasformato una lotta familiare in un percorso collettivo, diventando punto di riferimento per tantissime famiglie in Abruzzo e non solo. Un percorso iniziato nel periodo più drammatico per l’umanità da tanti decenni. Mentre in tutto il mondo il buio scese come una cappa opprimente sul futuro più prossimo ha permesso che sorgesse una luce fortissima per il futuro, anche lontano, di centinaia e centinaia di persone. Albert Einstein affermò che ci sono cose che appaiono impossibili finché non arriva qualcuno che non lo sa e le realizza.
Nella società odierna, spesso impregnata di comodi e strumentali pregiudizi e di narrazioni fataliste e buone solo a mantenere un iniquo status quo, di “cose apparentemente impossibili” ne vengono presentate quotidianamente tante. C’è chi è convinto dell’impossibilità e ad ogni domanda risponde negative. E chi non si pone inutili domande, “non lo sa” che apparirebbe impossibile e lo realizza. Con generosità, passione, impegno, costanza, concretizzando il proverbio latinoamericano secondo cui se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è una realtà in cammino. È la storia dell’associazione Asperger Abruzzo.
Nel libro “La città della gioia” di Dominique Lapierre una delle protagoniste è Bandona, voce e sostegno degli ultimi più impoveriti. Bandona li accompagnava in ospedale, si prendeva cura di loro, smuoveva anche alzando la voce tutto il possibile (e anche di più) perché venissero curati e venissero rispettati i loro diritti umani. Una voce tonante che non si fermava di fronte a niente e nessuno e arrivava ovunque. Leonard Cohen cantava che “c’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”.
Di muri intorno a noi, di alte mura di cinta ne esistono tantissimi. In questi muri è possibile costruire crepe e far entrare la luce trasformando le criticità e le difficoltà in opportunità e percorsi, le sofferenze e le ingiustizie in lotte e impegno. Soprattutto grazie alle Bandona moderne, a coloro che non si fermano di fronte a nessun muro e smuovono ovunque, fanno sentire sempre più forte la voce arrivando il più in alto e il più lontano possibile. Tra loro sicuramente c’è Marie Helene Benedetti, fondatrice e presidente di Asperger Abruzzo. Che ha creato una crepa nei muri, facendo entrare la luce, all’inizio di un periodo storico drammatico come l’umanità non ne viveva da molti decenni. Quasi quattro anni dopo tante sono le battaglie e le denunce, come abbiamo raccontato su WordNews, portate avanti. Ad ogni livello, facendo sentire forte e chiara una voce possente, generosa e mai doma. Smuovendo e raggiungendo chiunque.
Questo il testo integrale del comunicato/appello « Autismo: le terapie in ambiente naturale richiedono più accuratezza».
L’Associazione Asperger Abruzzo continua a portare avanti con determinazione un dibattito fondamentale per il miglioramento delle terapie destinate ai bambini autistici puntando l’attenzione su una questione cruciale: l’efficacia delle terapie condotte all’interno degli ambienti naturali, cioè negli spazi che fanno parte della vita quotidiana del bambino, come la scuola, la casa o altri contesti sociali. Non si tratta di semplici interventi extramurali, ma di un approccio che mira a rendere ogni momento di vita un’opportunità per l’apprendimento e l’integrazione.
Il concetto di “terapia in ambiente naturale” viene spesso frainteso, molti centri terapeutici e anche alcune famiglie riferiscono che la terapia viene condotta in modo identico a come avverrebbe all’interno di un centro specializzato: il terapista preleva il bambino dalla classe e lo porta in una stanza separata, dove esegue lo stesso trattamento che farebbe in un ambiente clinico.
Nello stesso identico modo avviene nella terapia domiciliare, il terapista si chiude in cameretta da solo con il bambino per svolgere una terapia identica a quella che farebbe nel centro terapeutico e senza la presenza del genitore che a volte assiste per brevi momenti. Questo approccio, purtroppo, non ha la capacità di rispondere alle reali necessità del bambino e, anzi, rischia di non essere produttivo.
L’ambiente naturale non si limita a un semplice spazio fisico, ma include tutte le persone che interagiscono con il bambino, gli “attori” che ruotano intorno alla vita del bambino (familiari, insegnanti, amici, coetanei). La terapia in ambiente naturale dovrebbe concentrarsi sull’osservazione da parte dei terapisti e sull’adeguamento delle modalità da parte degli “attori” di interazione con il bambino, con l’obiettivo di evitare che si inneschino meccanismi che possano portare a frustrazione e comportamenti problematici. Non si tratta solo di un momento di terapia separata, ma di un processo che si integra nel quotidiano, con l’intento di migliorare la vita del bambino e di chi gli sta intorno.
Una terapia in ambiente naturale deve essere strutturata, con un progetto definito che abbia una chiara finalità. Ogni intervento deve avere un inizio, uno svolgimento e una fine, e deve essere finalizzato a insegnare alle persone coinvolte come comprendere e rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino. Non si tratta di trasferire la terapia dal centro alla casa o alla scuola, ma di rendere l’ambiente un luogo di apprendimento naturale e continuo, che porti beneficio a tutti. Quando un bambino autistico sperimenta una situazione di frustrazione, non solo lui ne soffre, ma anche gli insegnanti e i compagni di classe che si trovano a dover affrontare momenti difficili senza sapere come intervenire. Se la terapia viene condotta correttamente in questi ambienti, invece, l’intervento può evitare il deteriorarsi della situazione e favorire un clima positivo per tutti.
Un altro punto cruciale su cui l’Associazione Asperger Abruzzo pone l’accento riguarda il Teacher Training, ovvero la formazione specifica degli insegnanti. Sebbene molti educatori abbiano seguito corsi di formazione sull’autismo, è fondamentale che ricevano anche un supporto specifico per comprendere le modalità di interazione con ciascun bambino autistico. Ogni bambino è unico, e anche gli insegnanti più preparati hanno bisogno di strategie su misura per gestire il singolo caso. Questo vale anche per i genitori, pur essendo esperti nel conoscere i propri figli, è necessario che ricevano un Parent Training per imparare come meglio supportare il bambino, giocare con lui e stimolare la sua crescita. La formazione degli “attori” è un elemento indispensabile per rendere ogni terapia efficace e funzionale ed è fortemente consigliato nelle Linee Guida nazionali.
Alcune pratiche comuni, come l’invio del bambino a logopedia, psicomotricità o terapia cognitivo-comportamentale una volta alla settimana a scuola (o a casa), senza un progetto chiaro, non solo risultano inefficaci, ma rischiano di limitare l’esperienza scolastica del bambino. Togliere un bambino dalla sua classe per portarlo in una stanza separata non solo lo priva del suo diritto a vivere pienamente l’esperienza scolastica, lo mette anche in una posizione poco chiara agli occhi suoi e dei compagni e non gli offre neanche l’opportunità di integrare l’apprendimento terapeutico nel contesto naturale in cui si trova.
Una terapia funzionale in ambienti naturali, se ben strutturata e attuata, può migliorare significativamente la qualità della vita dei bambini autistici, delle loro famiglie, del contesto scolastico e della comunità in generale. Questo approccio, che pone l’accento sulla collaborazione tra terapisti, insegnanti e familiari, può produrre risultati straordinari, ma richiede un impegno costante da parte di tutti. Con una maggiore consapevolezza e un’educazione mirata possiamo garantire che ogni bambino abbia l’opportunità di crescere e svilupparsi nel contesto che gli è più congeniale, senza mai perdere di vista l’obiettivo finale: il benessere del bambino e la sua inclusione piena nella società.
Per contatti, dubbi e chiarimenti; per ricevere supporto e sostegno, contattare l’associazione Asperger Abruzzo https://www.aspergerabruzzo.it/