Siamo ormai giunti ad un altro Natale, sono queste le ore della magia, della fede, dei sogni, dei cuori che si aprono. Notti in cui il cielo è il mantello in cui si immerge l’animo umano, in cui volano i pensieri e gli animi cercando la stella che splende più forte.
Lassù nell’alto dei Cieli e quaggiù nei cuori. Quel Bambino in una culla, povero tra gli impoveriti, tenerezza incarnata nell’arido deserto, disperse i superbi, rovesciò i potenti, innalzò gli umili, ricolmò gli affamati, rimandò i ricchi a mani vuote, «inviato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi».
Sono ore di festa, di condivisione, di gioia, di riflessione, di splendore. Ma non per tutti. È un altro Natale di egoismi, squallide consorterie, guerre, impoverimenti, barbarie, violenze e crudeltà. Mentre nelle calde case i bimbi attenderanno l’arrivo dei doni e gli adulti (o supposti tali) si scambieranno preghiere, devozioni ed auguri ci saranno case in cui domina il freddo più gelido, occhi che non piangeranno perché ogni lacrima è stata versata, cieli che non saranno illuminati da slitte o comete e non porteranno gioia e vita.
È la notte del Bambino che scrisse la Storia, dell’infanzia tenera che sconvolge il mondo ma tanti, troppi bambini non sorrideranno, tante, troppe Marie non avranno dei Giuseppe accanto ma Erodi moderni e non troveranno un caldo giaciglio. È la notte in cui «nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» ma «il mondo non lo riconobbe» e non l’accolse.
Una luce che mai come oggi appare necessaria, vitale, indispensabile, in un mondo che si spegne, che si impegna a spegnere ogni luce. Ma la luce può essere più forte di ogni tenebra, l’essenziale invisibile agli occhi essere più visibile di ogni arido deserto che cattura lo sguardo. Come oltre duemila anni fa (secondo alcuni 2016 anni circa), come in ogni momento in cui la Storia sembra giungere alla sua fine più oscura, c’è sempre una luce di speranza, di vita, di umanità, che sgorga e squarcia le tenebre. Una di queste luce da ormai tanti anni attraversa i territori, visita le comunità più lontane.
È la “Luce di Betlemme” che ogni anno viene accesa nella grotta della Natività a Betlemme per giungere in Europa da scout austriaci e da Vienna attraversare l’Europa. Sabato scorso sono stati gli scout dei gruppi Agesci 1 Vasto e San Salvo 1 e gli adulti del Masci ad accoglierla alla stazione Vasto-San Salvo ad accogliere il simbolo di Pace e fratellanza universale.
«L’Alta Squadriglia del Reparto Don Bosco, insieme al gruppo scout di San Salvo e al Masci di Vasto che da tanti anni cura questa iniziativa ha accolto alla stazione ferroviaria la staffetta con la Luce proveniente da Betlemme – hanno raccontato gli scout del gruppo Agesci 1 Vasto – Dopo averla conservata nella cappellina dell’Oratorio, questa mattina è stata consegnata alle parrocchie della città e in ospedale. La Luce è stata accolta anche nella nostra parrocchia di San Giovanni Bosco all’inizio della celebrazione della Messa. La presenza della Luce di Betlemme, nei giorni che ci portano al Natale, invita tutti noi ad essere “operatori di Pace” nella nostra vita quotidiana, costruendo ponti e non muri».
«La presenza della Luce, proprio nei giorni che ci accompagnano verso il Natale, ci ricorda l’importanza di essere portatori di valori come la solidarietà, il dialogo e la collaborazione nella nostra quotidianità, costruendo ponti di comprensione e abbattendo barriere – la riflessione dell’assessora alle politiche sociali di Vasto Anna Bosco, presente all’arrivo in stazione della “Luce di Betlemme” – Essere alla stazione con loro è stata un’esperienza significativa e coinvolgente e con questi sentimenti, auguro a tutti voi e alle vostre famiglie dei giorni di festa sereni e ricchi di momenti speciali in preparazione del Natale».
Luci di Pace tra le persone, le comunità, di solidarietà con gli emarginati, gli impoveriti, le vittime e i non amati (anzi spesso disprezzati, odiati e perseguitati) sorgono spesso nelle periferie più diverse, nei luoghi meno illuminati della moderna società.
Una domenica all’insegna della condivisione, della fraternità, ore speciali e diverse sono state vissute il 22 dicembre nella Casa Lavoro di Vasto. Per la prima volta è stato ospitato l’evento “L’ALTrA Cucina… per un Pranzo d’Amore” organizzato dall’Associazione Prison Fellowship Italia Onlus in collaborazione con il movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito Santo, la Fondazione Alleanza del RnS e il Ministero della Giustizia. Detenuti, operatori penitenziari e ospiti esterni si sono uniti nell’organizzazione e nello svolgimento del pranzo.
«Un’esperienza unica di condivisione e autentica fraternità – la riflessione dell’assessora alle politiche sociali Anna Bosco – Un momento che ha dimostrato come la solidarietà, l’amore e la comunità possano creare ponti anche nei luoghi più inaspettati».
«Un grazie particolare va a Nicola Fossaceca, chef stellato, che con i suoi collaboratori e due detenuti ha preparato un pranzo straordinario. La giornata è stata arricchita dalla presenza di don Nicola Del Bianco, Padre Tonino Levita, don Silvio Santovito, don Raimondo Artese e padre Giancarlo Marinucci, insieme a molti rappresentanti delle istituzioni locali e associative – il racconto della giornata dell’assessora Bosco – Un ringraziamento sincero a Giuseppina Rossi, funzionaria giuridico-pedagogica della Casa Circondariale, e a Mauro Mencarelli, coordinatore regionale del Rinnovamento d’Abruzzo, oltre a tutti coloro che sono stati le menti, i cuori, le mani e le braccia che hanno permesso materialmente di vivere questa intensa giornata di condivisione».
C’è stata una persona in questo Paese, in quest’Italia troppo spesso egoistica e cinica, ingiusta e disumana, che ha incarnato l’Amore più vero e totale per le periferie, per i luoghi più oscuri, per gli abbandonati, i giudicati, i disprezzati, gli emarginati, le vittime, gli impoveriti, le incatenate. Una passione così forte, ispirata da una fede vera, autentica e radicata.
Era, anzi è perché tanti anni dopo la sua partenza per il mondo della verità è vivo più di milioni di zombie che ci circondano, il “pazzo di Dio” (come il titolo dello straordinario film che è stato dedicato alla sua vita) don Oreste Benzi. Schiave dello stupro a pagamento, del racket della schiavitù sessuale, schiavi delle droghe, senzatetto e impoveriti, erano tutti nel suo cuore, tutti al centro della comunità da lui fondata – la Papa Giovanni XXIII – e la stella cometa, la “Luce di Betlemme” di un impegno tenace e instancabile.
Una splendida luce della sua Comunità, da noi raccontata varie volte (insieme alla campagna “Questo è il mio corpo” con cui condividiamo l’impegno contro lo sfruttamento sessuale, contro la moderna schiavitù mafiosa dello stupro a pagamento), opera a Chieti, la “Capanna di Betlemme” coordinata da un gigante della solidarietà, Luca Fortunato. In queste ore il Natale della Capanna, come ogni anno, sarà in cammino accanto agli ultimi, agli impoveriti. Durante tutto l’anno, la Papa Giovanni XXIII gestisce case per l’accoglienza dei senzatetto chiamate “Capanne di Betlemme“. Don Oreste Benzi le volle chiamare così, come il luogo che diede riparo a Giuseppe e Maria, mentre stava per dare alla luce Gesù, perché “non c’era posto per loro nell’albergo”.
La prima Capanna fu aperta nel 1987 a Rimini, dopo aver incontrato questi poveri, spesso invisibili, che vivono negli angoli più bui delle nostre città.
«Sono momenti di festa rivolti ai nostri amici e fratelli senza dimora – spiega Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII –, alle famiglie del territorio che vivono un momento di difficoltà, alle persone rimaste sole per queste festività, a chiunque scelga di spendere qualche ora per dare una mano o fare compagnia a chi ne ha più bisogno. Tutti insieme per condividere delle giornate significative dove tutti donano e tutti ricevono. Perché la gioia è piena solo se condivisa».
Dopo la festa e la cena in strada di ieri sera oggi alle 18 sono state attive le Unità di strada per i senzatetto, alle 20 un momento di preghiera e alle 20.30 il Cenone della Vigilia offerto dall’associazione L’Arca di Francesca con la presenza degli chef dell’Unione regionale cuochi abruzzesi che cucineranno gratuitamente. Il programma del giorno di Natale prevede la Santa Messa alla Capanna di Betlemme alle 12, alle 13 il pranzo di Natale offerto da History Life Onlus e alle 19.30 cena in strada insieme alle persone senza fissa dimora con i pasti caldi e consegna di un dono in strada a cura della Fondazione Vincenzo Casillo.