Ecco i fatti. Il Generale libico Najem Osama Almasri il 6 gennaio inizia a fare il suo giro in Europa. Prima arriva a Londra, passa per Bruxelles fino ad arrivare a Monaco. Il 16 gennaio, durante il suo viaggio verso Monaco, alcune fonti rivelano che sia stato fermato dalla polizia per alcuni controlli di routine. Ma lo lasciano proseguire.
Sabato 18 gennaio arriva il mandato di cattura dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Il Generale è il comandante della prigione di Mittiga, vicino Tripoli, dove sarebbero morti 34 persone e altri ne avrebbe violentato, compreso un bambino. Quello stesso giorno, in serata, avrebbe seguito la partita, a Torino: Juventus-Milan. Domenica 19 gennaio la polizia italiana rispetta gli accordi e arresta il Generale.
Il 21 gennaio il colpo di scena: Almasri viene rilasciato su disposizione della Corte d’Appello per un errore procedurale. Nell’ordinanza viene scritto:
“l’arresto non è stato preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale; ministro interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito”.
Nello stesso giorno, poco dopo il suo rilascio, era già pronto un aereo per un volo di Stato ed è stato rimpatriato dove, al suo arrivo, è stato portato in trionfo dai suoi sostenitori.
Il 22 gennaio la Corte penale internazionale ha pubblicato un comunicato ricostruendo i fatti.
Il 23 gennaio il governo interviene in maniera ufficiale per la prima volta. Infatti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi risponde al question time in Senato dove afferma che Almasri
“è stato rimpatriato a Tripoli per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione vista la pericolosità del soggetto”.
Sempre il 23 gennaio l’avvocato Luigi Li Gotti annuncia di aver presentato denuncia alla Procura di Roma per i reati:
a) di favoreggiamento personale (“Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l’ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni”, art. 378 co.1 cod.pen.);
b) di peculato ex art. 314 co. 1 cod. pen
nei confronti
della Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro della Giustizia, del Ministro dell’Interno e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti.
Il 28 gennaio, a firma del Procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi, arriva alle persone denunciate, e quindi Presidente del Consiglio, Ministro della Giustizia, Ministro dell’Interno e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, la
comunicazione di iscrizione nel registro delle notizie di reato quale persona indagata e, visto che i fatti sono svolgenti alle funzioni ministeriali, gli atti sono stati inoltrati al Collegio per i Reati Ministeriali del Tribunale di Roma.
Poche ore dopo la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, pubblica sui suoi social un video
Fino a qui abbiamo descritto in ordine cronologico i fatti, adesso iniziamo ad analizzarli a partire dal video pubblicato dal Presidente del Consiglio.
Il video inizia con un primo attacco mirato al Procuratore Lo Voi definendolo
“lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona”,
Ha continuato con “mi ha appena inviato un avviso di garanzia”. Quello che è stato consegnato è un semplice atto dovuto: una notifica di iscrizione nel registro notizie di reato. Gli atti sono stati inviati al Tribunale dei Ministri per le valutazioni di merito.
Continuiamo: nella definizione dell’avvocato Luigi Li Gotti
“politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.
Questa è l’apoteosi dell’attacco al singolo. È vero che l’avvocato è stato sottosegretario al Ministero della Giustizia dal 2006 al 2008 col governo di Romano Prodi e che è stato Senatore con Italia dei Valori dal 2008 al 2013. Ma l’avvocato è stato, dalla fine degli anni ’60 ad inizio anni 2000, tra le file del Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale, ben lontano dalla sinistra.
Minimizza e attacca: l’avvocato ha difeso i pentiti come Buscetta, Brusca e altri mafiosi. Allora bisogna ricordare che grazie ai collaboratori si è conosciuta Cosa nostra e si sono potuto scoperchiare diverse dinamiche.
Dice di non essere ricattabile. A gennaio sono aumentati vertiginosamente gli sbarchi che partivano dalla Libia, luogo d’origine del generale. Una volta che lo stesso è stato rimpatriato sono diminuiti. Non poteva mancare il solito attacco alla magistratura: le “toghe rosse” come scritto da altri componenti di governo.
Speranzon è un Senatore della Repubblica. Ma come lui molti altri continuano ad alimentare l’odio.
Ma i Servizi, che verranno potenziati grazie al ddl sicurezza, funzionano in Italia? Se è vero, come afferma la Presidente, il ministro Piantedosi e altri esponenti di governo che Almasri è una persona pericolosa e non gradita, che lavoro hanno fatto?
La questione del mandato di cattura emesso il 18 gennaio.
Per la Presidente e il governo è un complotto contro l’Italia, che i “giudici comunisti” sono arrivati pure alla CPI. Ma, invece, visto che il Generale ha girato in lungo e in largo per l’Europa per diverse settimane e il mandato sia arrivato solo quando è entrato in Italia, siamo sicuri che contiamo così tanto a livello internazionale?
La colpa di tutto ciò di chi è? Alla notizia dell’arresto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato notiziato il 19 dalla polizia giudiziaria e il 20 dalla Corte d’Appello di Roma. Il ministro, per rispetto degli obblighi internazionali, avrebbe potuto e dovuto chiederne la custodia cautelare alla CPI. La risposta di Nordio è stata quella di studiare le carte senza fare nulla. Nel frattempo l’aereo italiano era arrivato diverse ore prima del rilascio in aeroporto, pronto a partire con il Generale a bordo.
Oggi, 29 gennaio, Piantedosi e Nordio avrebbero dovuto rispondere alla Camera e chiarire la dinamica del rimpatrio ma non si sono presentati. Ma, visto che non c’è nessun avviso di garanzia, perché manca il coraggio di dire in sede istituzionale la verità agli italiani?
Continua questo attacco politico alla magistratura. Continua la caccia al singolo uomo, come capro-espiatorio di tutti i guai del governo. Continua la disinformazione.
Come ultimo atto è la nomina, alla fine di un vertice a Palazzo Chigi, di Giulia Bongiorno come unico legale. Una nota
“sottolinea la compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa”.
Giulia Bongiorno è senatrice della Lega, esperta dell’iter del Tribunale dei Ministri e lei stessa aveva seguito il caso Salvini.