Si è svolto giovedì 27 febbraio lo sciopero dei magistrati indetto dall’ANM per protestare contro la riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli Nordio. Sono state diverse le iniziative sparse per l’Italia con una adesione di circa l’80% dei magistrati che sono scesi davanti i vari tribunali, corte d’Appello e corte di Cassazione a Roma con la coccarda tricolore attaccata al petto e con la Costituzione Italiana in mano.
A Catania sono state diverse le iniziative a partire dalla conferenza stampa alle ore 9 all’interno del palazzo di giustizia, nella sala dell’ANM intitolata a Giuseppe Gennaro, già presidente dell’ANM.
Successivamente, sul piazzale del palazzo di giustizia, sono stati diversi i dibattiti per spiegare alla cittadinanza, abbastanza presente durante tutta la manifestazione, del perché sono contrari alla riforma e delle conseguenze che ci saranno, si vedranno sul lungo tempo. Si sono alternati magistrati, professori universitari, avvocati, tirocinanti e con la presenza dell’attore catanese Gino Astorina a rappresentare i cittadini.
“È una riforma della magistratura e non della giustizia” l’ha ribattezzata così il gip Ottavio Grasso, presidente della sezione di Catania dell’associazione dei magistrati. Contrari, oltre alla separazione delle carriere, anche alla costituzione di due Consiglio Superiore della Magistratura, naturale conseguenza, perché aumenterebbe solamente i costi senza apportare nessun vantaggio al sistema giustizia. Contrari pure al sorteggio per eleggere i membri laici del Csm “tutti scelgono i loro rappresentanti e noi non possiamo?” è questa la denuncia dei magistrati catanesi.
Il più grande rischio di questa riforma e che il pm diventi un super-poliziotto poiché perderebbe
“l’humus della giurisdizione che è dell’accertamento della verità e non della condanna a tutti i costi”
e l’esempio lampante che è stato portato è quello relativo al processo Delmastro in quanto dal pm era stata richiesta l’assoluzione ma dal gip è arrivata l’imputazione coatta e la condanna dei giudici del Tribunale di Roma a 8 mesi per rivelazione del segreto d’ufficio.
Un altro punto fondamentale, che evidenziano i magistrati catanesi, è il votare contro ad un emendamento al Parlamento dove ci si assicurava di lasciare tutto com’era una volta, eventualmente, approvata la riforma. Ed è questo che fa spaventare i magistrati in quanto, votando contro, il naturale passo successivo è l’assoggettamento del pm al potere esecutivo che detterà le linee guida da perseguire durante l’anno giudiziario.
“Durante la protesta, fanno sapere i magistrati, sono stati comunque garantiti i lavori urgenti al tribunale.”
A Catania l’adesione è stata di circa il 70% dei magistrati.
foto scattate da Antonino Schilirò