Negli ultimi tempi, l’Italia sta vivendo un preoccupante inasprimento delle politiche repressive nei confronti del dissenso, con episodi di violenza sempre più frequenti. L’attuale governo, con la sua retorica, sta trasformando il Paese in uno Stato in cui la democrazia è sempre più fragile e il “manganello” è diventato lo strumento privilegiato per la gestione dell’ordine pubblico.
La repressione del dissenso
Le manifestazioni studentesche, i cortei sindacali e le proteste ambientaliste sono diventate il bersaglio di una repressione brutale. Ricordiamo il caso di Pisa e Firenze, dove studenti inermi sono stati colpiti senza alcuna provocazione (e senza alcuna pietà) da parte delle forze dell’ordine. Scene che ci riportano ai tempi bui della storia italiana e che mettono in discussione il diritto costituzionale a manifestare. Diritto continuamente intaccato da provvedimenti insensati che vorrebbe vietare le manifestazioni di protesta.
Gli episodi non si limitano solo ai cortei di piazza. La stretta repressiva si estende anche al mondo del lavoro, nei confronti degli operai in sciopero caricati dalla polizia (come accaduto ai lavoratori di Piacenza), picchiati per la difesa dei loro diritti.
L’attuale governo ha rafforzato l’impiego delle forze dell’ordine con misure che vanno oltre la sicurezza pubblica, sconfinando nella militarizzazione. L’inasprimento delle pene per chi protesta, le nuove normative sulle occupazioni e il giro di vite contro i centri sociali sono chiari sintomi di una volontà politica: soffocare ogni voce dissidente.
A Torino, le operazioni di sgombero degli alloggi occupati sono state condotte con un dispiegamento di forze sproporzionato. Erano terroristi? No, semplici studenti e attivisti.
L’attacco ai diritti civili
Non è solo la libertà di protesta a essere sotto attacco. La criminalizzazione della solidarietà, come nel caso delle ONG che salvano vite nel Mediterraneo, è un altro pezzo della strategia repressiva del governo. Il decreto che prevede multe e sequestri per le navi umanitarie è il segnale della deriva autoritaria in corso.
Anche la libertà di stampa è a rischio. Giornalisti vengono intimiditi con querele temerarie o minacciati di censura.
L’attacco ai diritti civili non sembra fermarsi. Il governo ha avviato una progressiva erosione dei diritti delle donne e delle libertà fondamentali. Sulla conquista sociale dell’aborto sono stati inseriti ostacoli burocratici, senza dimenticare l’aumento dei medici obiettori (stavamo scarsi) e le proposte delle associazioni antiabortiste (rappresentanti del bigottismo italico) nei consultori pubblici rendono difficile l’accesso a un diritto garantito dalla legge 194. Una scelta che frantuma la libertà di scelta delle donne, spingendole verso soluzioni clandestine e pericolose. Stiamo ritornando indietro, nell’indifferenza generale.
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Anche la Scuola pubblica è sotto attacco, con tagli ai finanziamenti, marginalizzazione dell’educazione civica, per non parlare del tabù riguardo all’educazione sessuale, e sostegno alle scuole private e confessionali. L’obiettivo è smantellare il sistema educativo pubblico per favorire un modello controllabile. A Lor (poco) Signori non interessa lo spirito critico, vogliono allevare pecore da governare. Restano in silenzio e non rompono i coglioni.
L’attacco ai Magistrati
La separazione dei poteri, pilastro fondamentale di ogni democrazia, è sotto attacco. Aveva iniziato il Santo farlocco, che pagava Cosa nostra e che aveva in casa un mafioso (il famoso stalliere di Arcore, ergastolano e bombarolo). Berlusconi è passato ad altra vita (insieme a Lucifero) e ci siamo ritrovati con il sobrio Nordio: continue dichiarazioni aggressive e tentativi di riforme sono il disco rotto di questo Governo, soprattutto quando la magistratura persegue e indaga i componenti dell’attuale governicchio. Nessuno provi a indagare gli esponenti governativi: scatta la mannaia della delegittimazione pubblica, l’accusa è sempre la stessa: “fanno politica, sono politicizzati”. A breve avremo la reintroduzione del rogo da parte della Santa Inquisizione di Governo (con Salvini presidente della Corte). Ridurre le prerogative e riformare la Giustizia (secondo le loro idee) significa mettere in pericolo l’intero sistema giudiziario italiano.
Ma perchè non la riformate per raggiungere qualche obiettivo serio. Quale? Il contrasto alle mafie e per perseguire i colletti bianchi.
L’attacco ai PM che indagano su questioni spinose (malaffare politico, intrecci tra criminalità organizzata e istituzioni) rientra nelle pagine vergognose della nostra storia. Le campagne di delegittimazione mediatiche, orchestrate ad arte, servono per screditare la magistratura, per renderla meno autonoma e più asservita ai loro interessi.
Le dichiarazioni e i saluti romani tollerati
Questo è stato il commento del Ministro dell’Interno (il nuovo Scelba) dopo le cariche di Pisa e Firenze: “Gli studenti imparino il rispetto per le forze dell’ordine, non tollereremo disordini”. Nessuna parola per condannare le brutalità. Ritorna la “macelleria messicana” (G8 Genova).
Per la premierina i manifestanti sono dei “facinorosi che vogliono destabilizzare il paese”. Il Ministro della Giustizia (già nominato, evitiamo di rifarlo perchè siamo scaramantici) ha attaccato con queste parole i magistrati: “un potere fuori controllo che vuole fare opposizione politica”.
Siete geniali, insieme a tutti coloro che hanno messo la croce sui vostri simboli destroidi.
Ma qui casca l’asino, diceva qualcuno: le manifestazioni di estrema destra e i saluti romani sono tollerati senza alcuna reazione da parte delle istituzioni. Il raduno a Predappio (in onore di quel farabutto di Mussolini) dimostra l’evidente doppiopesismo. Mentre i manifestanti che cantano Bella Ciao e si dichiarano “ANTIFASCISTI”, in un Paese in cui la Costituzione è ANTIFASCISTA (scritta con il sangue dei giovani Partigiani), vengono identificati e denunciati, repressi e manganellati, i cretini nostalgici del regime vengono lasciati liberi e indisturbati.
L’allarme delle Organizzazioni per i Diritti Umani
Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno più volte denunciato l’escalation repressiva in Italia. Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso preoccupazione per l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità, evidenziando come l’Italia stia scivolando verso un modello di gestione dell’ordine pubblico che si avvicina più a regimi autoritari che a democrazie consolidate. Anche l’Unione Europea ha puntato il dito contro l’Italia per le sue politiche migratorie e l’eccessiva durezza nei confronti delle proteste sociali. Il governicchio risponde con arroganza e con strette repressive.
Diceva Fausto Amodei: Se non li conoscete guardateli un minuto
Li riconoscerete dal tipo di saluto
Lo si esegue a braccio teso mano aperta e dita dritte
Stando a quello che si è appreso dalle regole prescritte
È un saluto singolare fatto con la mano destra
Come in scuola elementare si usa far con la maestra
Per avere il suo permesso ad assentarsi e andare al cesso
Ora li riconoscete senza dubbio a prima vista
Solamente chi è fascista fa questo saluto qui
Opporsi a questa deriva
Serve una mobilitazione civile per contrastare la deriva autoritaria. Le forze democratiche e progressiste, la società civile e i movimenti devono unire le loro forze per riaffermare i principi di libertà e democrazia. Non possiamo accettare che il manganello diventi la risposta a ogni forma di dissenso.
Un Paese che reprime il pensiero critico e soffoca le proteste è un Paese che ha smesso di essere libero. E la libertà in questo Paese, nel contrasto al nazi-fascismo, è stata conquistata con il sangue.
Immagine creata con AI
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