Quel giorno era caldo era caldo ma che caldo, che caldo faceva.
Morto un ragazzo, ha perso la vita un corriere di 26 anni, lascia una compagna e due figli piccoli
Muore a 48 anni mentre si recava al lavoro, tanti piangono un giovane papà
Maledetto grande freddo ci tiene chiusi qui e ci attanaglia là fuori
Tragedia in fabbrica, in un attimo il macchinario (o la pressa o bancali) hanno colpito un operaio
Tragico incidente per un rider, incidente in moto mentre effettuava le consegne.
È una Spoon River continua, ogni anno più vasta, ad ogni giro di giostra più drammatico, aumentano ogni anno, quest’anno riporta l’Osservatorio di Vega Engineering già 60 (15 in più dell’anno scorso) in una Gotham City di sopravvivenza e lavoro, numeri e statistiche. A Gotham City si muovere, Gotham City ammazza. Non ci sono Batman e Joker, non ci sono buoni e cattivi, non c’è il bianco e il nero, si è numeri, cifre, merci, turni frenetici di fredde statistiche. E ogni giorno si può finire «nella parte sbagliata di una triste statistica, dicono che capita». Fatalismo, indifferenza, incapacità di andare oltre la rassegnazione. Come fosse un cataclisma naturale, un destino ineluttabile. Ad ogni occasione ci si indigna, si piange, ci si sconvolge. I figli cadono sul calendario e, dopo pochi giorni, si gireranno le pagine del libro della vita (per chi vive ancora) e si andrà oltre. Fino alla prossima occasione, fino al prossimo morto che finirà sulle prime pagine. Ma i figli cadono sul calendario ogni giorno e molti sono avvolti non solo dal bianco lenzuolo ma anche dalla cappa del silenzio.
Chi ricorda più Abdil Belhakdim? Chi ha ancora impresso nella memoria il volto di Abd ElSalam? Chi ricorderà più tra qualche giorno Gianluigi? E chi Marco? E dopo quante ore si smette di “piangere” uno studente in alternanza scuola-lavoro o un padre di famiglia, una giovane vita spezzata o un esperto lavoratore a cui la pensione è ancora negata nonostante gli acciacchi e l’età?
Mille morti sul lavoro, aumentano le tragedie rispetto all’anno precedente. Quante volte abbiamo letto queste notizie. Numeri, cifre, troppo spesso senza volti, senza mai domandarsi chi era, quale umanità è stata cancellata, chi piangerà, come ha vissuto e in che condizioni lavorava.
È passato meno di un anno dalla morte di Satnam Singh, abbandonato a Cisterna di Latina di fronte l’uscio di casa senza più un braccio. È accaduto di nuovo, la settimana scorsa, un lavoratore è morto dopo essere caduto dal tetto di un capannone di 10 metri. I colleghi non hanno chiamato i soccorsi ma l’hanno caricato in auto e portato al pronto soccorso tentando di simulare un incidente domestico. È accaduto nella zona di Ivrea. Perché si è arrivati a tanto? Perché hanno tentato i colleghi di negare l’incidente sul lavoro? Chi era Abdelkarim Alaaragarb Ramadan? Chi lo piangerà? Come era arrivato dall’altro lato del mare, dal lontano Egitto? Chi ha lasciato laggiù? Chi saprà la notizia? Quali sogni aveva? Come trascorreva le giornate? Cosa aveva nel cuore?
«Abbiamo fatto un livido ritratto della nostra civiltà, di questa Gotham City del commercio, dove l’uomo è solo una pedina da schiacciare e nessun supereroe può salvarci» disse Alessio Lega nel 2016 raccontando la canzone che ha dedicato a Abd El Salam Ahmed El Danf. Una Gotham City che inghiotte tutti, apparentemente inesorabile, alimentata da tanti, troppi fili. Che cancella vite e tutti rende freddi numeri di una statistica in cui capita si può finire nella parte sbagliata.
Gianluigi e Marco sono, al momento in cui scriviamo quest’articolo, i nomi degli ultimi due morti di lavoro in Abruzzo. Marco Di Pentima si stava recando al lavoro, Gianluigi Scaccia, giovane corriere, ha trovato la morte nelle lunghe code autostradali che ormai da anni sono quotidianità tra Pescara e le Marche. Ne abbiamo scritto, ponendo domande precise a cui sono seguite risposte che avrebbero dovuto accendere tutti i riflettori possibili, oltre cinque anni fa. Tutto questo in una regione in cui si è stati anche in “zona rossa” per i morti di lavoro.
No, non è solo una fredda statistica in cui “capita” di finire nella “parte sbagliata”, Gotham City non è animata da ectoplasmi e cataclismi inesorabili e ineluttabili, ha fili e filari. E mentre il mondo di mezzo si trastulla tra grandi orizzonti e sull’universo mondo (ma sempre solo e soltanto è lontano) nel mondo di sotto c’è un’umanità, non cifre e numeri di statistiche disumanizzate e senza volti.