I testimoni di giustizia continuano a lanciare appelli disperati ai componenti della Commissione parlamentare antimafia, ma nessuno risponde. Nessuna audizione, nessuna presa in carico. Solo silenzio istituzionale.
Il sistema di protezione, affidato al Servizio Centrale di Protezione, si conferma «inefficiente e inadempiente, ignorando le norme vigenti e lasciando chi ha denunciato la mafia senza tutele».
L’atto di accusa dei testimoni di giustizia è pesante: «L’On. Nicola Molteni, presidente della Commissione Centrale ex art. 10, è troppo impegnato con i tour politici per ricevere chi chiede un’audizione. Un comportamento che calpesta la dignità di chi ha rischiato tutto per denunciare criminalità organizzata, corruzione e collusioni».
E i vicepresidenti della Commissione antimafia, come Cafiero De Raho o Scarpinato, ex magistrati antimafia? «Assenti. Nessun intervento concreto, nessuna proposta, nessuna parola».
La presidente della Commissione, Chiara Colosimo, continua a pubblicare sui social commemorazioni per le vittime delle mafie, ma dimentica i vivi, quelli che ogni giorno combattono contro l’oblio e contro uno Stato che li ha scaricati.
Il quadro è desolante: non esiste più un comitato testimoni di giustizia, non si audiscono più gli operatori del Servizio Centrale di Protezione, non si valuta l’efficacia dell’intero sistema. Tutto è stato cancellato. Anche la parola “testimone di giustizia” sembra scomparsa dall’agenda politica.
L’attuale governo ha gettato nel baratro i testimoni. Persone che vivono isolate, abbandonate, senza un futuro. Per molti, la Commissione parlamentare antimafia andrebbe sciolta: ormai non svolge più alcuna funzione operativa.
La legge c’è, è stata anche aggiornata. Ma senza attuazione, resta una finzione giuridica. I danni psicologici, economici e sociali per i testimoni inseriti nel programma sono irreparabili.
Una cosa è certa: se la mafia fa paura, è perché lo Stato ha smesso di proteggere chi la combatte.
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