Un giorno qualunque. Una pattuglia. Un controllo stradale. Poi il buio. Il brigadiere capo Carlo Legrottaglie, 59 anni, è morto così. Colpito in pieno servizio da chi fugge, da chi spara, da chi non ha nulla da perdere. Lui, invece, aveva tutto: una carriera vissuta con onore, una famiglia che l’attendeva a casa, una pensione a un passo, una vita ancora da scrivere.
Invece, oggi 12 giugno 2025, la sua vita è stata strappata via sull’asfalto pugliese, a pochi metri da Francavilla Fontana, durante l’inseguimento di due criminali in fuga. L’auto sospetta non si è fermata all’alt dei Carabinieri. Ne è nato un inseguimento. Poi gli spari. La tragedia.
Nel giorno del dolore, arriva la voce più alta della Repubblica. Il Presidente Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo:
«Ho appreso con profondo dolore la notizia dell’uccisione del Brigadiere Capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie, avvenuta questa mattina nei pressi di Francavilla Fontana, durante un intervento operativo seguito ad un controllo stradale.
Nel confidare che si arrivi rapidamente alla cattura dei responsabili, desidero esprimere a lei, Signor Comandante Generale, ed all’Arma dei Carabinieri sentimenti di solidarietà e vicinanza.
La prego di far pervenire ai familiari del militare le espressioni della mia commossa partecipazione al loro dolore».
Parole che pesano, che chiedono azione. Giustizia. E memoria.
Carlo Legrottaglie, originario di Ostuni, era conosciuto come un uomo riservato. Un militare per vocazione, rispettato da colleghi e superiori. Sposato, padre di due figlie adolescenti. Aveva prestato servizio in varie stazioni del Sud Italia. Era prossimo al congedo. Aveva già programmato il suo ultimo turno. Ma l’ultimo lo ha fatto oggi, senza saperlo.
Ora si indaga, si cerca. Le forze dell’ordine hanno isolato l’area. Un elicottero sorvola le campagne. Si dà la caccia ai due fuggitivi. Ma intanto resta una domanda che graffia: chi protegge chi ci protegge?