Un matrimonio, una colonna sonora e un passato che non si cancella: il caso Porricelli e le reazioni della sposa
La cronaca, si sa, non fa sconti. Raccoglie fatti, riporta sentenze, dà voce alla realtà – anche quando fa male. È accaduto con l’articolo pubblicato sul matrimonio che ha coinvolto una persona della famiglia Porricelli, storicamente legata alla criminalità organizzata vesuviana. E ora, a indignarsi, è la sposa.
La signora, oggi moglie del signor Porricelli, ha espresso il suo disappunto, ritenendo il pezzo un attacco personale. Ma è bene chiarire: non è l’amore il bersaglio. Né lo è la libertà di sposarsi con chi si vuole. A essere raccontati, invece, sono fatti giudiziari, sentenze passate in giudicato, una storia criminale documentata.
In una terra, quella vesuviana, dove la camorra ha insanguinato strade e famiglie, l’identità musicale di un evento pubblico – la colonna sonora scelta – non è un dettaglio. La musica ha un peso simbolico, soprattutto quando richiama brani cari al mondo dei clan. In questo caso, al gruppo dei “Sette Pistole”, nome in codice del clan Porricelli.
La musica nel film “Il Padrino” ha un significato profondo e svolge un ruolo cruciale nell’evocare atmosfere, personaggi e temi chiave della storia. Non è solo una colonna sonora, ma un vero e proprio strumento narrativo che contribuisce a definire l’identità culturale italo-americana del film e a sottolineare la dualità tra violenza e tradizione. In contrasto con le melodie tradizionali, la musica nel “Padrino” può anche evocare la violenza e la brutalità della mafia, usando suoni e arrangiamenti che creano tensione e inquietudine.
Se la signora D’Avino volesse prendere pubblicamente le distanze da quel mondo, sarebbe un gesto forte, coraggioso, e ampiamente apprezzato. Anche perché – va ribadito – la famiglia D’Avino non ha alcun legame con la camorra. È bene distinguere tra chi ha costruito legalmente la propria attività e chi, invece, ha fatto parte di sodalizi criminali.
Non giudichiamo l’amore, né le scelte di vita affettiva. Ma non possiamo nemmeno chiudere gli occhi davanti a simbologie, comportamenti, retaggi che parlano chiaro.
L’invito è aperto: come sempre, siamo disponibili a un’intervista per ascoltare la versione della signora e capire cosa sappia del passato e delle attività della famiglia del marito. La trasparenza, soprattutto in questi casi, non è un lusso ma un dovere.
Infine, una nota importante: alcuni commenti sui social, poco graditi agli interessati, sono stati cancellati. Speriamo che non si stia cercando di mettere a tacere l’opinione pubblica. Perché se la gente avesse paura di commentare, saremmo davanti a un segnale pericoloso per la libertà d’espressione e la democrazia.
IL SECONDO COMMENTO DELLA SPOSA:
Nozze sulle note de Il Padrino e i legami scomodi della famiglia Porricelli