C’è chi dice che sia una leggenda. Che sia un’ossessione per dietrologi. Che dopo tanti anni “bisognerebbe voltare pagina”. C’è anche chi dice che è stata utilizzata per pochi giorni, “la piccola agenda rossa”. C’è chi dice tante cazzate. Soprattutto quando ci si avvicina ai fili scoperti e ad alta tensione di uno Stato complice e infame.
E invece no. L’agenda rossa di Paolo Borsellino non è leggenda. È uno snodo fondamentale nella strage di via D’Amelio, e finché qualcuno continuerà a sminuirne il peso, sarà anche complice del silenzio che la circonda.
A dirlo, a gridarlo con voce rotta ma ferma, è Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, in un’intervista a WordNews.it che dovrebbe far tremare i muri delle istituzioni:
Altro che ossessione. L’agenda rossa è l’unica pista mai davvero seguita. Mai davvero voluta. Eppure, in quella borsa, in quelle pagine, Paolo Borsellino aveva lasciato le tracce di ciò che sapeva. Tracce che non dovevano arrivare all’opinione pubblica, soprattutto a soli 57 giorni dalla strage di Capaci.
«L’Agenda Rossa non doveva essere distrutta, doveva sparire. E c’era chi attendeva in via D’Amelio che ci fosse quella esplosione per mettere in atto tutto quello che è stato fatto».
E ancora:
«L’Agenda Rossa non doveva sparire altrimenti l’assassinio di Paolo non sarebbe servito a nulla. E, sicuramente, non interessava alla mafia farla sparire. Ma a chi non poteva permettere che lo Stato stava trattando con la mafia».
Chi sminuisce questa verità, chi ancora oggi banalizza la portata dell’agenda rossa, sta mentendo per proteggere qualcuno. Sta coprendo ciò che puzza di morte e di Stato corrotto. Perché non è stata solo la mafia a volere la morte di Paolo Borsellino. È stato anche chi, in divisa o in toga, non poteva permettere che venisse alla luce il patto infame.
Salvatore Borsellino lo ha detto con chiarezza: “Solo attraverso l’agenda rossa si potrà arrivare agli assassini.”
Perché quell’agenda — lo sappiamo in tanti — è diventata un’arma di ricatto. E continua a esserlo.
E finché non si farà piena luce su quella sparizione, finché non si romperà il muro di omertà istituzionale, la Repubblica resterà ostaggio di quella borsa scomparsa, di quelle pagine che dovevano essere lette da tutti, e che invece qualcuno ha letto da solo (e magari fotocopiato), per proteggere sé stesso e la sua carriera.
Chi oggi sminuisce l’agenda rossa, non dimentica. Cancella. E chi cancella, nasconde.
E chi nasconde, mente.
E, forse, serve anche a proteggere chi ha ucciso.