“Un fantasma al Viminale, una presenza solo virtuale sui social”. Così Luigi Coppola, testimone di giustizia e presidente dell’associazione Movimento per la lotta alla criminalità organizzata, descrive il sottosegretario Nicola Molteni, con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 del Ministero dell’Interno, l’organo che dovrebbe tutelare chi ha denunciato la criminalità organizzata. E invece – secondo Coppola – sarebbe completamente assente.
“Molteni è il primo sottosegretario della storia che non riceve i testimoni di giustizia. Nessun incontro, nessuna risposta, solo silenzi e, talvolta, ritorsioni indirette da parte del Servizio Centrale di Protezione”, denuncia Coppola.
Una presa di posizione forte e netta, che nasce da anni di delusioni istituzionali. A differenza dei suoi predecessori – di cui Coppola afferma di poter fornire un elenco dettagliato –, Molteni non ha mai aperto le porte del Viminale ai testimoni di giustizia. Nessun confronto, nessun dialogo, nessuna disponibilità ad ascoltare chi ha messo a rischio la propria vita per denunciare clan, affari illeciti, collusioni.
“Molteni risponde solo su Facebook. Ma ai cittadini che gli scrivono, ai testimoni che pongono domande legittime, non arriva mai una parola. Al massimo – afferma ancora Coppola – arrivano intimidazioni velate, ritorsioni istituzionali che dimostrano l’ostilità verso chi si batte per la legalità.”
Coppola non ci sta: “Se il sottosegretario non ha a cuore la causa di chi si è esposto contro le mafie, allora si dimetta. Non continui a occupare inutilmente un ruolo che meriterebbe ben altra attenzione, empatia e responsabilità.”
La sua denuncia è anche un grido di dolore, ma soprattutto di dignità collettiva: “Non siamo più disposti ad essere umiliati. Lo Stato deve stare dalla parte di chi ha avuto il coraggio di dire no alla criminalità organizzata, non trattarli come un peso, un problema, o peggio ancora, un fastidio da ignorare.”
Il problema, secondo il presidente del Movimento, non è solo Molteni, ma un sistema che continua a marginalizzare i testimoni di giustizia, a non garantire strumenti reali di reinserimento, e a dimenticare le storie di coraggio civile che dovrebbero invece rappresentare l’ossatura di un’Italia che vuole riscattarsi.
“A questo punto – conclude Coppola – Molteni lasci la comoda poltrona del ministero e si dedichi a ciò che più gli piace: fare show politico sui social. Noi continueremo a lottare. Ma pretendiamo rispetto.”
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