Contro l’astensionismo e il silenzio mediatico, il Partito Comunista dei Lavoratori – sezione Molise – lancia un forte appello alle masse popolari: l’8 e 9 giugno si vota per difendere i diritti dei lavoratori.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) – sezione Molise rompe il silenzio e chiama all’azione: “Votiamo come abbiamo lottato!” è il motto che accompagna l’appello al voto per i referendum abrogativi sul lavoro, che puntano a cancellare decenni di attacchi ai diritti dei lavoratori italiani.
Cinque i quesiti centrali su cui si chiede il voto favorevole per il “SÌ”, a partire dal ripristino dell’articolo 18 e dalla cancellazione di norme che hanno precarizzato, indebolito e svenduto il lavoro sotto la spinta dei governi Renzi, PD e centrodestra.
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Sì al ripristino dell’articolo 18: Perché nessuno possa essere licenziato senza giusta causa.
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Sì alla cancellazione del tetto di sei mensilità nei risarcimenti: Perché a pari lavoro corrispondano pari diritti, anche per chi lavora in piccole imprese.
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Sì contro la liberalizzazione selvaggia dei contratti a termine: Per dire basta alla precarietà legalizzata e ai contratti senza causali.
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Sì per fermare la giungla degli appalti e subappalti: Per tutelare la sicurezza e la vita dei lavoratori.
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Sì per diritti uguali a prescindere dal colore della pelle: Contro le discriminazioni e per una piena cittadinanza sociale.
Il PCL denuncia la propaganda astensionista del governo Meloni, accusandolo di voler silenziare la protesta sociale. Al tempo stesso, attacca il “No” propagandato da Matteo Renzi, definendolo “l’artefice della cancellazione dell’articolo 18 e simbolo delle politiche antipopolari del PD”.
Non solo un voto, ma una battaglia di classe. Il PCL Molise invita le lavoratrici e i lavoratori, i giovani e i disoccupati a unirsi attorno a una piattaforma alternativa:
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Aumento dei salari di almeno 400 euro netti al mese
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Riduzione dell’orario a 30-32 ore settimanali a parità di salario
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Blocco dei licenziamenti e nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende che delocalizzano o licenziano
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Raddoppio degli investimenti pubblici in sanità, scuola e lavoro
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Patrimoniale del 10% sul 10% più ricco e taglio delle spese militari
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Cancellazione del debito pubblico e nazionalizzazione delle banche
Secondo il PCL, l’attuale crisi della rappresentanza politica impone la nascita di un partito autonomo della classe lavoratrice, capace di guidare ogni lotta sociale verso un’alternativa di società.
“Non vogliamo padroni, vogliamo il potere ai lavoratori!”
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