Il silenzio dei molisani: cronaca di un’assuefazione annunciata
La sanità pubblica è al collasso. Lo ha ripetuto il dottor Lucio Pastore, voce solitaria nel deserto della coscienza civile. Ha usato parole dirette, taglienti come bisturi: “Il Molise è il laboratorio della privatizzazione totale”.
Ma non è successo nulla. Non succede mai nulla. Nessuna piazza, nessun comitato di quartiere si è mobilitato. Solo scrollate di spalle e rassegnazione. Il molisano medio osserva il disastro da lontano. Dal divano. O davanti ad un aperitivo nelle tante piazzette invase da locali notturni e rumorosi.
Nel frattempo, nei nostri ospedali, i pronto soccorso sono diventati un girone dantesco, i reparti sono stati accorpati, e per una visita urgente tocca aspettare l’anno bisestile (se non si hanno santi in paradiso).
Il molisano medio non protesta: ha parcheggiato da tempo la sua dignità. Siamo di fronte al trionfo dell’ipocrisia e della nullità. Nel frattempo, la politica (senza alcuna distinzione) gioca sula pelle della gente: commissari nominati, debiti creati ad arte, fondi pubblici che svaniscono nel cesso, dirigenti con curriculum pieni di consulenze ma vuoti di etica.
Chi protesta viene considerato “estremista”, chi si oppone viene zittito, e chi denuncia, viene lasciato solo.
Ma perché i molisani tacciono? Perché nessuno si ribella? Aspettano il proprio turno? Chi ancora deve ricevere favori in questa Regione distrutta dai tanti vampiri istituzionali?
Negli ultimi anni, il Molise ha collezionato una lunga lista di episodi da manuale della malapolitica sanitaria. Un esempio? La gestione fallimentare degli ospedali pubblici per avvantaggiare il privato. Ma tu (im)prenditore di fondi pubblici non sei in grado di fare impresa, sulla salute delle persone, con i tuoi soldi?
Perché si tace?
Si tace quando chiudono un reparto per “riorganizzazione” e poi lo stesso servizio compare a pagamento in una clinica convenzionata.
Si tace quando il governo regionale si fa promotore di una “sanità pubblica” che viaggia su binari privati.
I molisani, più che cittadini, sembrano figuranti sottopagati.
La verità? Il Molise è stato sacrificato non per errore, ma per scelta. Perché è piccolo, silente e facilmente governabile. E finché si resterà zitti, il copione sarà sempre lo stesso: la politica recita, i cittadini pagano, la sanità muore.
Forse per stanchezza. O forse, quasi certamente, per convenienza. Perché “a me l’ecografia l’ha fatta il cugino del consigliere”, “il privato ti visita subito”, “il pubblico fa schifo”, “mi hanno detto di aspettare sei mesi per una visita”, “ho pagato e sono stato curato”. Un sistema malato che ha trasformato i diritti in favori, i servizi in concessioni, i cittadini in sudditi. E così, mentre la sanità pubblica muore, i molisani continuano a credere che “è così da sempre” e che “non si può fare nulla”.
Un giorno, forse, si faranno i conti con tutto questo. Ci sarà un processo storico, e al banco degli imputati ci saranno i politici, ma anche i cittadini. Con l’accusa di omertà civile, di collaborazionismo silente, di corruzione diffusa, di alto tradimento.
E il verdetto sarà uno solo: colpevoli di indifferenza, aggravata da apatia. Chi tace acconsente. Ma qui chi tace è complice: finanzia, legittima, copre, paga, e, muore in silenzio.
Cari molisani, svegliatevi.
La salute non è un optional. È un diritto. Ma un diritto, se non lo difendi, ti viene tolto. E il Molise, terra antica e dignitosa, non merita questo destino.
«Sanità pubblica al collasso. Il Molise è il laboratorio della privatizzazione totale»
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