Oltre un mese fa il calcio professionistico italiano è stato travolto dall’ennesimo ciclone, ancora una volta la stagione si è conclusa con un terremoto che ha investito diverse società. Al centro non lo sport ma la finanza, i giri dei soldi tra uffici dei colletti bianchi.
Uno dei play out di Serie B è stato fermato alla vigilia della gara d’andata con il Brescia spazzato via. Un giro vorticoso che ha visto al centro di tutto i “crediti fiscali” e società create da un ragazzo poco più che ventenne. Dietro studi commercialistici e personaggi coinvolti in precedenza in inchieste giudiziarie per truffe all’Unione Europea.
«Mafie, fondi Usa e crediti fiscali: il calcio scopre la scorciatoia verso i miliardi» ha titolato L’Espresso lo scorso 4 giugno. «Da Brescia a Foggia, dalle curve di San Siro al caos iscrizioni, il pallone vive il suo ennesimo finale di stagione tormentato. Ma nemmeno i processi penali e i faccendieri più impresentabili sembrano arrestare la corsa all’oro di presidenti, dirigenti e ultras» il sottotitolo dell’articolo che fa riferimento anche a quanto accaduto nelle curve di Inter e Milan, alle condanne di capi ultrà. Vicende conosciute da anni, infiltrazioni delle mafie e gruppi (al limite se non oltre) dell’eversione nera, spaccio e un controllo militare mafioso delle curve. Ne scrivemmo cinque anni, è documentato da anni (la doppia inchiesta sulla curva juventina che portarono a spazzare via uno storico gruppo ultras era solo la punta dell’iceberg, la storia di Diabolik Piscicelli a Roma è emblematica) ma la cappa del silenzio e dell’indifferenza complice regna sovrana.
Come sta accadendo su questo ennesimo scandalo finanziario, su questi “crediti fiscali”. A cui non è indifferente, come troppo spesso accade, l’Abruzzo. «Nove squadre professionistiche hanno fatto ricorso ai crediti fiscali per le imposte Irpef e Inps dovute. Queste operazioni sono passate al vaglio della Covisoc e, di conseguenza, dell’Agenzia delle Entrate con risultati diversi. Tre club sono nei guai: il Brescia e il Trapani rischiano molto, il Taranto è già stato escluso. Fra le altre, alcune hanno compensato cifre irrisorie, per esempio il Pescara che lotta per la B. Ascoli e Latina hanno contabilizzato somme più consistenti» ha riportato sempre L’Espresso il 4 giugno. Cifre irrisorie per la società abruzzese (società che sono vittime di quelle che appaiono come truffe) e quindi narrazione totalmente rassicurante? Non è proprio così.
Una domanda potrebbe sorgere spontanea: come sono arrivati anche al Delfino? Oltre il noto studio commercialista finito alle cronache nazionali ci sono altre “teste di legno” di questo vorticoso giro per l’Italia? Il dubbio aumenta dopo aver ascoltato una puntata della trasmissione tardo serale di SportItalia oltre un mese fa.
Nell’estratto visualizzabile qui https://www.instagram.com/reel/DJ9DGSdCq2l/ su instagram Michele Criscitiello ricostruisce la testa del drago e come si sia avvalso di un prestanome. Il conduttore di SportItalia non fa esplicito riferimento a nomi, non è dato sapere (per quanto di nostra conoscenza) chi sia. Ma dopo questo spezzone aggiunge un dettaglio: il figlio di questo dominus ha uno studio a Pescara? Era coinvolto nel giro? È parte attiva di questa truffa con i “crediti fiscali” che ha terremotato la Serie B e ha lambito le sponde dell’Adriatico?
Sono domande che andrebbero poste, l’Abruzzo ancora una volta si racconta “isola felice” lontana ed indifferente. Poi sbucano queste notizie. Ma tra il tronto e il trigno si continua a girarsi dall’altra parte. Da settimane cerchiamo riscontri, documentazione, informazioni, approfondimenti su tutto questo. Ma, ancora una volta, in questa regione ci si imbatte in un (apparentemente impenetrabile) muro di gomma.