Maria Rosa Ferraro, Responsabile Cultura dell’Associazione Dioghenes APS. Siamo arrivati alla III Edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo. Parlando proprio di cultura e di legalità, quanto è importante parlare di cultura della legalità, soprattutto alle scuole (luogo in cui si svolge annualmente il premio)?
La scuola è maestra di vita, l’agenzia educativa per eccellenza, seconda solo alla famiglia e spesso di questa ultima colma le lacune. La legalità dovrebbe essere non argomento di studio e riflessione, con giornate a tema dedicate, ma sfondo di ogni azione posta in essere dai consociati. Le regole non sono frutto di arbitrarie volontà, ma una profonda esigenza di determinazione di una comunità per giungere alla pace, alla armonia e all’equilibrio sociale.
Solo agendo per il bene comune si possono raggiungere questi obiettivi, necessari alla felicità anche del singolo. La scuola è officina di tutti questi valori imprescindibili, per cui solo nella scuola, che forma ed educa, si può ottenere il miglior risultato.
Quanto è importante parlare dell’esempio e della storia di Lea Garofalo e di diffondere la sua storia?
Quella di Lea è una storia di coraggio vero, il racconto reale di una donna che riesce a liberarsi da una morsa familiare e sociale, da un destino ineluttabile, che riesce a purificare il suo stesso sangue e che dimostra come il germe del cambiamento possa nascere anche nel terreno apparentemente più arido.
I ragazzi, soprattutto quelli che vengono da famiglie meno abbienti, svantaggiate o segnate da storie tragiche, devono sapere che tutto può cambiare. Lea questo ci insegna.
Sono passate due edizioni del premio e siamo arrivati alla terza, sperando che ancora continui per molto tempo. Proprio nel premio si intrecciano gli studenti, luogo in cui si svolge il premio, e la vita di coloro che ancora oggi combattono le mafie. Quanto è importante questo intreccio?
I testimoni del nostro tempo sono un esempio di vita, paladini spesso inconsapevoli di giustizia sostanziale, eroi del terzo millennio mentre i ragazzi che partecipano attivamente alla realizzazione dei lavori oggetto del bando sono la cartina tornasole del messaggio che i testimoni hanno profuso con il loro sacrificio e con l’azione.
Cosa ti aspetti da questa edizione del premio?
Mi aspetto di provare grandi emozioni, di arricchirmi di contenuti umani e intellettuali, di riflettere, di riuscire a restituire agli ospiti di questa edizione il senso di gratitudine per aver avuto il privilegio di incrociare le loro vite così luminose e sensate.
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