Durante la giornata dell’impegno e della memoria nel ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che da trent’anni organizza l’associazione Libera, sono stati diversi della classe politica e sindacale che hanno lasciato dichiarazioni alla stampa.
Per Maurizio Landini, segretario generale della CGIL:
“Io credo che il manifesto di Ventotene non sia di una parte politica, non è della sinistra. Il manifesto di Ventotene appartiene a tutti gli antifascisti che hanno combattuto il fascismo e il nazismo, che sono la maggioranza in questo paese. Quindi cercare di buttarla in caciara, come fa la Meloni per non parlare dei casini che ha dentro il suo governo, del fatto che non si capisce cosa pensa di fare con Trump e con l’Europa, è un modo per cercare di sviare la discussione”.
Il riferimento è ai rapporti della premier Meloni e la sua mancanza di presa di posizioni, con conseguente ritrovamento in bilico, nelle scelte tra Europa e Trump, vedasi guerra in Ucraina, e delle dichiarazioni in Parlamento riguardante il manifesto di Ventotene.
Leoluca Orlando, europarlamentare in quota Alleanza Verdi e Sinistra, afferma:
“Non è ricordo ma è memoria e futuro. I tanti giovani ci ricordano non soltanto che occorre applicare la legge, occorre applicare in maniera rigorosa la legge, ma occorre rispettare i diritti. E un diritto che viene gridato in questa piazza è il diritto alla verità. Tante volte la verità storica non viene accertata in sede giudiziaria. Occorre sostenere certamente sostenere la magistratura e le forze dell’ordine, ma al tempo stesso occorre rivendicare il diritto civile di dare […] etiche in base alla verità storica”
Per Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico:
“Questa è una piazza di ragazze e di ragazzi. Ogni anno è più partecipata. Sono ragazzi consapevoli, sanno cosa vengono a fare. Il contrasto alle mafie, che deve partire proprio dalle scuole, dalla cultura perché la mafia ha paura della scuola e della cultura. Serve rafforzare gli strumenti di prevenzione, altro che mettere la tagliola alle intercettazioni a 45 giorni. Questo rischia di rendere più difficile le indagini a reati anche gravi e magari connesse a quelle di associazione di stampo mafioso.”
21 marzo
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