La notizia è vecchia di tre giorni, ma solo ora fa rumore. Forte ritardo da parte dei “grandi” media. Meglio tardi che mai?
E adesso – puntuali come il gossip da spiaggia – arrivano le reazioni scandalizzate: opinionisti, politici, editorialisti. Tutti a dire che è inaccettabile, che è uno sfregio alla memoria, che lo Stato ha perso la faccia.
Ma c’è un dettaglio che molti fingono di ignorare: Brusca è libero perché lo prevede una legge. Una legge giusta. Una legge voluta da Giovanni Falcone.
Falcone capì prima di tutti che la mafia si combatte dall’interno. Che senza le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, non ci sarebbero mai stati i maxi-processi, le condanne, le retate. E quindi costruì una legge durissima, che però offriva uno scambio: collabori sinceramente? Sveli i segreti di Cosa Nostra? Allora puoi accedere a benefici. Anche se sei un assassino.
Brusca ha rispettato i termini. Ha collaborato. Ha fatto arrestare decine di persone. Ha ottenuto i benefici. Punto. Le critiche, in questo contesto, sono vuote e retoriche. Perché non si può oggi condannare ciò che si è deciso di accettare ieri.
Montinaro ha ragione: non è giustizia. Ma è la legge. «Non chiamatela giustizia», ha detto Tina Montinaro, vedova del caposcorta di Falcone. Ha ragione. È doloroso, inaccettabile sul piano umano vedere libero chi ha premuto il telecomando di Capaci. Ma non è l’arbitrarietà di un giudice a liberarlo. È una norma dello Stato.
Chi oggi si scandalizza, dove stava quando questa legge veniva applicata per trent’anni? Quando altri mafiosi sono usciti grazie alla collaborazione? Quando le stesse norme non venivano estese ai testimoni di giustizia, che hanno denunciato senza aver commesso reati?
Il vero scandalo non è la scarcerazione. È l’abbandono delle vittime.
Il problema non è che la legge funziona. Il problema è che funziona solo a metà. Se chi ha massacrato ottiene benefici, mentre chi ha denunciato la mafia vive in miseria, sotto minaccia e senza futuro, allora sì che lo Stato perde la faccia.
Se i testimoni di giustizia vengono dimenticati, umiliati, ignorati, allora il “modello Falcone” si svuota del suo senso.
Perché Falcone voleva giustizia, non disparità.
Voleva legalità, non legalismo di comodo.
Brusca libero non è un errore. È la prova che lo Stato ha fatto il suo dovere secondo le sue regole.
E se le regole non ci piacciono, si cambiano. Ma con onestà, non con le lacrime da salotto.
Il vero nodo, oggi, è il silenzio dello Stato su chi ha servito la giustizia senza tornaconto.
Su chi non ha premuto nessun detonatore, ma si ritrova detonato dalla vita.
Finché non affronteremo questa ipocrisia, la memoria sarà solo una recita. E la legalità, una foglia di fico.
Giovanni Brusca è un uomo libero: fine della sorveglianza per il boia di Capaci
Le vittime non vedranno mai più la luce del sole, né sentiranno le carezze dei loro familiari; non potranno...
Brusca è libero. Il boia di Capaci senza più vincoli
9.142 giorni di detenzione. Più di 25 anni dietro le sbarre. E oggi, Giovanni Brusca, il boss di San...