Molise, terra di ombre: le denunce inascoltate e l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti
Nel cuore del Molise esplode un’inchiesta che getta un’ombra pesante sull’amministrazione regionale: la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) e la Procura di Campobasso contestano al governatore l’appartenenza a un presunto sodalizio criminale con imprenditori legati al traffico illecito di rifiuti.
I fatti risalgono al periodo in cui il politico ricopriva tre ruoli chiave: presidente della Provincia di Campobasso (competente in materia ambientale), membro del consiglio del Cosib (consorzio industriale), e sindaco di Termoli, dove curava progetti per le stesse imprese oggi sotto accusa.
In cambio di favori e autorizzazioni, si parla di “mazzette smaterializzate”: consulenze fittizie, assunzioni per la moglie, regalie varie. Il quadro emerso dalle intercettazioni è inquietante: durante la pandemia, la consorte si preparava a gestire un giro d’affari legato a subappalti e relazioni d’affari costruite dal marito.
Secondo la Guardia di Finanza, il governatore sarebbe stato “stabilmente asservito” a una rete imprenditoriale che, secondo gli inquirenti, operava come un’associazione per delinquere finalizzata alla gestione criminale dei rifiuti. L’inchiesta coinvolge 47 indagati e attraversa diverse regioni, segnalando come il Molise sia permeabile a infiltrazioni mafiose provenienti da aree limitrofe.
L’ultimo rapporto della DIA conferma questa tendenza: il riciclaggio di denaro, in particolare nel settore edile, e la corruzione sistemica come strumento per influenzare la pubblica amministrazione, sono ormai pratica comune. Una realtà che da tempo viene denunciata da movimenti locali come il PCL Molise, che invocano la gestione pubblica e democratica dei rifiuti, sottraendola alle logiche speculative del profitto.
Pur ribadendo il principio del garantismo e il rispetto della persona coinvolta – ricordando che non è contestata l’aggravante mafiosa – resta una domanda cruciale: come può un potere politico essere credibile nel combattere le mafie se è parte dello stesso blocco di interessi?
La destra molisana, con in testa il partito della premier Meloni, difende il governatore. Garantisti coi potenti, ma repressivi con lavoratori, studenti e migranti. Lo si vede nelle leggi: abolizione dell’abuso d’ufficio da una parte, decreti sicurezza dall’altra.
Di fronte a tutto questo, è tempo di mobilitazione popolare. Le dimissioni del governatore e la fine di questo governo regionale devono diventare un obiettivo chiaro per le masse lavoratrici, per costruire un governo dei lavoratori capace davvero di opporsi alle mafie del capitale.
Questa vicenda conferma, una volta di più, la natura classista del sistema: le leggi ambientali, la trasparenza amministrativa, l’imparzialità delle istituzioni diventano “carta straccia” di fronte agli interessi padronali.
Il Molise merita un’alternativa: democratica, partecipata, e libera dalla morsa del capitale e dei suoi complici.
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